La telefonata del presidente del Consiglio raggiunge il vicepremier e ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, alle cinque della sera. Il ministro, accompagnato dal suo amico e capogruppo pugliese di Forza Italia, Rocco Palese, sta rispondendo alle domande della Gazzetta.
La Banca del Mezzogiorno è appena nata, ma se tra un mese la sinistra vince le elezioni la sua sorte appare segnata. "L'dea dell'istituto l'ho messa neri su bianco in un articolo del Corsera, nel settembre del 2001. In tempi dunque non sospetti: ero fuori da governo, facevo il semplice parlamentare".
Il primo che ci aveva visto giusto è stato Umberto Bossi, perché non riconoscerlo? Ebbe grande intelligenza e grande coraggio nel parlare del futuro dei nostri territori e delle nostre tradizioni, delle nostre aziende e del nostro lavoro prima che il vento di una nuova storia percosse il continente europeo.
Giulio Tremonti parla con l'orgoglio di chi descrive una propria creatura. E la creatura in questione sono i sette commi della Finanziaria che danno veste giuridica e fiscale ad una realtà caratteristica dell'economia italiana, i distretti produttivi.
Giulio Tremonti, vicepresidente del Consiglio, ministro dell'Economia, è tornato in questo bellissimo palazzo in via XX settembre e da allora si può ritenere soddisfatto, perché ha incassato una serie di successi. Il primo l'ok di Joaquin Almunia sui conti italiani. Un altro, ad esempio, sono le dimissioni di Fazio.