Giulio Tremonti



Rinascimento

Lo stile e le parole sono tra noi diversi, ma non lo spirito e non i pensieri che ci hanno unito nella scrittura di questo libro. Anche per questo, al principio, solo pochi minuti ci sono bastati per intenderci.

L’intuizione culturale sul «Rinascimento», sul sogno e sulla visione che ne sono il riflesso, è di Vittorio Sgarbi. Le riflessioni e le applicazioni politiche sono di Giulio Tremonti. Non sono parti separate e separabili: non la seconda senza la prima, non la prima senza la seconda. È così che il nostro lavoro si è sviluppato in forma autonoma, ma il suo frutto è unitario. Nell’evidenza di tanti punti differenti nella forma ma non nella sostanza.

Ci sono momenti, nella storia dei popoli, in cui si deve e si può interrompere la sottomissione per alzare la bandiera dell’orgoglio sovrano. Oggi siamo «calpesti e derisi», come lo siamo stati nel Cinquecento, come ancora al principio dell’Ottocento, quando Metternich, il Cancelliere austriaco, definiva l’Italia solo una espressione geografica e oggi, guardandoci su Google Maps, ne troverebbe conferma: la nostra ricchezza erosa dai nostri partner europei, la nostra civiltà messa in discussione da nuove forme di Medioevo.

Eppure non c’è ragione alcuna per continuare in questo modo. Certo in Italia abbiamo avuto e vissuto la decadenza, ma poi anche il Risorgimento e il «miracolo economico». Soprattutto l’Italia è stata, è, e sarà la patria del «Rinascimento».

La traccia della nostra storia universale non si cancella d’un colpo. La crisi del tempo presente non è ragione per subire, ma piuttosto per capire e per reagire. Per una ragione molto semplice: la storia sempre ritorna con i suoi cicli; basta saperlo, basta volerlo. Anche per questa ragione «politica», quanto segue non è scritto per dividere, ma per unire; e scorre dal nostro triste presente verso un davvero possibile migliore futuro, giacché ancora non si riflette a sufficienza sulla gloria universale di quello che siamo stati, e per questo saremo.

Per tutte queste ragioni quello che segue è un libro insolito rispetto ad altri. Insolito anche perché non è triste, ma spinto oltre il definitivo idiota immobilismo del potere costituito o che si vorrebbe ricostituire, oltre la dilagante ripetitiva ottusità del suo pensiero (pensiero, si fa per dire) inconsistente, per innalzarsi a una visione e un sogno che superino l’atmosfera cupa che oggi è calata sul nostro Paese per l’effetto di troppi conflitti, poca speranza e molta stupidità.

Se non si è capito, questo è un libro che vuole ispirare, in movimento, una politica nuova.