Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Messaggero

Così le imprese potranno unirsi e ottenere vantaggi fiscali

Giulio Tremonti parla con l'orgoglio di chi descrive una propria creatura. E la creatura in questione sono i sette commi della Finanziaria che danno veste giuridica e fiscale ad una realtà caratteristica dell'economia italiana, i distretti produttivi.

ROMA - «È l'idea di politica industriale più solida degli ultimi venti anni. E non sono solo io a dirlo». Giulio Tremonti parla con l'orgoglio di chi descrive una propria creatura. E la creatura in questione sono i sette commi della Finanziaria che danno veste giuridica e fiscale ad una realtà caratteristica dell'economia italiana, i distretti produttivi. Una norma che ora il ministro dell’Economia sta lavorando per attuare, alternando questo impegno a quello della campagna elettorale. Sarà operativo in tempi brevi il comitato tecnico incaricato di gestire l'operazione, poi entro giugno è prevista l'individuazione dei distretti-pilota, che saranno protagonisti della fase sperimentale.

Perché è convinto che quest'idea possa rappresentare una svolta per l'economia italiana? «Non tutto il semplice è bello, ma tutto il bello è semplice. L'idea dei distretti è un'idea semplice. Saranno gli operatori a dire se sarà bella, a farla diventare tale. E l'idea è che l'unione fa la forza, o per dirla in latino virihus unitis. Quando uno guarda il paesaggio industriale italiano tende a soffermarsi su due estremi: la grande industria e la piccola e piccolissima impresa. La prima - si dice - è, in crisi, o per lo meno attraversa una fase di grande criticità. La seconda ha il problema della crescita dimensionale».

È un'analisi ampiamente condivisa... «Sì, ma io credo che non bisogna segare il ramo su cui si sta seduti. Da noi sembra che l'unico modo per non apparire provinciali sia parlare male dell'Italia. C'è una logica riduzionistica. È vero che ci sono problemi nella grande industria, però ci sono anche potenzialità, come dimostra il caso dell'auto. Ed è vero che i piccoli devono crescere, anche superando l'individualismo di alcuni imprenditori: per questo abbiamo introdotto il premio di concentrazione. Ma in mezzo ai due estremi di cui ho parlato ci sono proprio i distretti. I distretti possono lavorare insieme. E si tratta di realtà molto varie: ci sono i distretti territoriali, quelli di settore o ancora le filiere».

Ma se il sistema si affermato da solo, che bisogno c'era di intervenire con una legge? «Finora c'è stato un problema: questo dato che è nella realtà non esisteva per il legislatore, e non faceva parte della visione della politica. La Finanziaria fa convergere la legge sulla realtà. Le imprese che operano nei distretti potranno avere una tassazione consolidata, una finanza consolidata, possono emettere obbligazioni di distretto, che avranno un proprio rating. Di sicuro non é un sistema dirigistico, perché funziona dal basso ed è basato sulla libertà e non sull'obbligo, perché le imprese possono scegliere se aderire in base alla convenienza, ai vantaggi. Le imprese non vengono consolidate per legge: chi si associa sa che godrà di un certo regime».

E che tempi prevede per l'attuazione pratica? «Quello individuato nella Finanziaria è un meccanismo iniziale e sperimentale, anche perché si tratta di qualcosa di rivoluzionario. Serve il via libera di Bruxelles: ho già parllato con il commissario Ue. Tra poco sarà operativo un comitato tecnico con rappresentanti delle categorie professionali, degli enti locali, del mondo accademico. Entro giugno saranno identificati i distretti-pilota, previsti dalla legge».

Lei parla di giugno. Ma in mezzo ci sono le elezioni. Se dovesse vincere il centro-sinistra questa legge finirebbe tra quelle da ribaltare? Oppure lei si augura che l'Unione la faccia propria? «Io dico solo che questa è una legge buona per tutto il Paese. C'è già entusiasmo nel mondo dell'impresa. E nel discorso di fine anno ne ha parlato il presidente Ciampi, che del resto ha visitato moltissimi distretti industriali. Invece la sinistra, che pure parla molto di distretti, in questi anni non ha presentato una sola proposta di legge sull'argomento».