L'Italia stretta tra due crisi
L'Avanti - L'Italia stretta tra due crisi, 19.1.2012.
“Una manovra andava fatta. L’avremmo fatta anche noi, magari con strumenti diversi, con una meccanica diversa e probabilmente non così sbilanciata dal lato delle tasse. Questo è oggettivo: è una manovra troppo sbilanciata sull’IVA, sulla benzina, sulle bollette, sulla casa, sulle addizionali. Vuol dire che colpisce tutti e incide soprattutto dal “lato basso” invece che dal “lato alto”.
“Da almeno un anno questo Paese si è in qualche modo cannibalizzato dove tutti dicevano tutto sul mestiere degli altri.
C’era chi doveva occuparsi supponiamo di un argomento e parlava dell’altro, c’era uno che doveva fare bene il suo mestiere e ti diceva che faceva male un altro, andavi all’Estero e pur con molto positivo apprezzamento su tante cose ti dicevano:
“Ma in Italia si parla male dell’Italia”.
Questo è il punto che ci ha devastato, il fatto che tutti parlavano male degli altri italiani e dell’Italia. La cosa positiva di questa fase politica è che la lite è stata sostituita da una tregua. Non era solo lite tra partiti politici o contrasti in Parlamento, ma era proprio un generale tono di distruzione di tutto quello che era stato fatto e di tutto quello che c’era. Questo l’Italia l’ha pagato enormemente. In questa fase la tregua, la fine di quelle liti, un qualche tipo di pace è stato ed è assolutamente positivo. Adesso si può ragionare in termini meno violenti di prima.
Quando vuole valutare l’azione di un governo lo deve fare guardando l’Europa e guardando i mercati. Purtroppo contano molto di più i mercati dell’Europa e non mi risulta che sui mercati tutti questi effetti ci siano stati. Naturalmente uno può dire (ed è un argomento serio) “avrebbe potuto essere ancora peggio” ma adesso come adesso sui mercati non è che le cose vadano benissimo. L’Europa rispetto ai mercati conta molto meno anche perché ha molto meno mezzi di quanto uno si immagina.
“Noi ci eravamo impegnati in Europa per il pareggio di bilancio e questo vedrà che sarà fatto in base a quanto fatto prima e quanto sarà dopo. Noi chiuderemo quest’anno sicuramente centrando l’obiettivo di finanza pubblica previsto. Il problema non è sui conti pubblici e sul bilancio pubblico. Naturalmente uno può dire “avrei fatto i tagli” e l’altro può dire “sono meglio le tasse”. Ma il grande problema di questo Paese è come andare avanti e in che termini. Qui mi sembra che abbiamo ancora dei problemi.
Non credo che la crescita sia colpa o merito di un solo governo. Questo valeva per il governo Berlusconi e deve valere anche per il governo Monti. Stiamo entrando in recessione e nessuno può dire che è colpa del governo in carica. La crescita dipende da tanti fattori: lo spirito complessivo di un Paese, la logica che lo anima in termini unitari e non divisivi, la voglia di lavorare e il carico delle regole.
“Ho sempre tentato di fare le liberalizzazioni e le semplificazioni e molte sono state fatte per merito di altri ministri, per merito mio, per merito del Parlamento. Alcune sono state bloccate e anche adesso mi sembra che le cose non vadano.
Credo che il problema non sia dare più poteri all’antitrust, agire contro un singolo settore o agire sulle regole di un settore. Il problema è drammaticamente generale ed è il problema della libertà. Questo è un Paese in cui non puoi fare un muretto divisorio e non puoi fare qualcosa che non sia già vietato. Quando abbiamo capito che la via non era quella dei singoli e specifici interventi abbiamo detto: bisogna modificare la Costituzione e metterci in principio. “Tutto è libero tranne ciò che è vietato”. Adesso è tutto vietato, ed è libero solo quello che non è vietato. Questo principio è la via maestra. Se vuoi far partire un’economia o fai una cosa straordinaria, oppure ti impantani in piccoli interventi.
“Il Governo Monti non è al lavoro da tanto tempo, ma solo da poche settimane. Noi sapevamo che c’era la crisi. Ho sempre usato l’immagine del video game e dei mostri che arrivano. Adesso in Europa è arrivato il mostro numero due, dopo quello americano. E proprio perchè sapevamo che c’era la crisi abbiamo tenuto la linea dei “conti in ordine”, e questo è stato riconosciuto da tutti e sarà anche verificato alla fine di quest’anno.
Dopo le amministrative tutto è cambiato. Dopo maggio, dopo il referendum, si è manifestata dentro la nostra coalizione una classe politica ideale per un Paese che non ha debito pubblico, e che è lì per fare debito pubblico.
Chi diceva ci vuole coraggio e non prudenza. Chi voleva le frustate e provvedimenti di quel tipo. Chi voleva ridurre le tasse. E chi voleva rinviare la manovra.
Da maggio in poi è emersa una classe politica convinta di governare facendo cose diverse dal rigore e questo è stato percepito fuori dall’Italia come una rottura di continuità. Questo l’abbiamo pagato perché la linea di credibilità e di rigore si è rotta con una serie di interventi estemporanei.
Devo però anche dire che il giudizio da fuori è stato meno giusto di quello che doveva essere, perché alla fine di agosto tutto è andato di nuovo a posto, ma qualcosa si era in qualche modo rotto. Fare credito, avere credito, deriva dal latino “credere” e cioè deve avere fiducia. Quel “credere” ad un certo punto si è rotto ed è stato ripristinato solo alla fine, ma era in un qualche modo troppo tardi, tanto erano violenti i contrasti. E siamo arrivati a oggi.
“Quando dico tregua penso a una fase nella quale ci sono idee che si confrontano in modo meno violento e più civile di prima, e questo in sé è positivo. In Parlamento l’opposizione fa il suo lavoro ma nell’insieme c’è un grado di civiltà maggiore di prima e questo è il principale merito politico di questa fase.
Quando dico tregua non vuol dire che non ci saranno o non debbano esserci altri interventi. Entriamo in quasi recessione e comunque in una minore crescita, è già qualcuno dice di correggere ancora di più i conti pubblici inseguendo i risultati del prodotto interno lordo, di correggere ancora di più il bilancio. E’ molto probabile che ci sia un’altra manovra in base a questi dati. Io penso che non sia giusto farla, ma è possibile che ci sia un’altra manovra.
“In questo momento sento solo di voler dire cose che mi sembrano giuste per il mio Paese, magari insufficienti o sbagliate, ma vorrei fare e farò interventi che mi sembrano giusti per il mio Paese.
Se il problema è quello della crescita il mio consiglio è di non partire dalle minime norme sulle liberalizzazioni, settore per settore, ma introdurre nella Costituzione il principio della libertà come è in un testo già votato; tutti insieme e in un solo colpo votare un testo che introduce la libertà dall’alto e non dal basso. Il nodo di Gordio non lo sciogli, ma lo devi spezzare.
Libertà salvo ciò che è vietato.
In questo momento siamo soffocati da troppi vincoli, il problema è un eccesso di regole e di burocrazia, soprattutto di burocrazia politica.
“Penso che tutto sia in grande movimento. Penso che siamo in una fase di grande cambiamento, che è finita un’era e stiamo entrando in un’altra. Non credo neanche che le prossime elezioni saranno di per sé decisive, ma ci vorranno ulteriori adattamenti e assestamenti.
I sondaggi indicano che la metà degli italiani non vota, rifiuta la domanda. Questo è un dato molto importante. In secondo luogo, questo governo, al di là di tutte le retoriche forse eccessive che sono fatte, indica che si va verso una fase di maggiore richiesta di capacità. Si vede la differenza fra un modo di gestire l’immagine e gli interventi di tanti anni fa, ed anche da ultimo, un po’ superficiale, e invece l’attenzione richiesta per governare un grande paese in crisi.
“Quello che ci differenzia dagli altri paesi è che noi abbiamo due crisi: abbiamo una crisi esterna che viene dai mercati e dall’Europa in difficoltà; ma anche una crisi interna che gli altri paesi non hanno.
E se ti candidi a vincere e a governare devi essere molto più responsabile di prima.
Con Berlusconi devo dire che all’ultimo vertice che abbiamo fatto a Cannes il rapporto non solo personale ma anche di serietà sugli impegni si era ristabilito.
Ma la grande questione è stata il confronto tra due linee politiche: quella di prima - che era di tutti - che era il rigore e la serietà. Quella da maggio in poi (perse le elezioni amministrative) è stata la linea che si sarebbero rivinte le elezioni riducendo
le tasse al buio, rinviando la manovra, dando “frustate”, la linea del “ci vuole coraggio e non prudenza”.
Essendo chiaro che la crisi stava diventando sempre più grave era forse il momento di mettere ancora più prudenza e di considerare invece in quel momento il coraggio come incoscienza.
Il coraggio era la prudenza, come stiamo vivendo in questo momento.
LETTERA APERTA A TREMONTI
Caro Giulio, dalla tua intervista televisiva e dalle anticipazioni giornalistiche del tuo nuovo libro, rilevo che l’analisi su ciò
che ha generato la crisi globale è impietosa, severa e molto efficace.
La risposta alla crisi offre più opzioni. Ognuna di queste è legata ad alleanze diverse perchè i muri da abbattere sono di spessore diseguale.
La storia ci ha insegnato che non ci sono Stati rivoluzionari, ma solo classi rivoluzionarie o controrivoluzionarie. In passato lo furono i contadini, le corporazioni, gli operai, la borghesia ed il ceto medio.
Oggi è difficile identificare una classe trasnazionale omogenea nella visione e nell’azione.
C’è nello sfondo un conflitto tra popoli giovani e popoli invecchiati. C’è un conflitto nei popoli tra generazioni giovani con un futuro da inventare e generazioni vecchie con un presente da tutelare. Io credo che la via democratica alle rivoluzioni passi da uno spostamento verso una maggiore democrazia diretta della insufficiente democrazia della rappresentanza.
Al voto plurimo per i giovani va aggiunto il referendum sovranazionale obbligatorio e unico sui temi della sovranità, della coesione sociale e della sicurezza internazionale.
So bene che la scelta dei tempi è fondamentale. Perchè la velocità dei processi è imprevedibile.
Tempi di intervento e modi di agire sono due incognite per una sola equazione.
Comunque penso che le tue idee ed il tuo prossimo libro-programma saranno efficaci, susciteranno molti riconoscimenti e moltissima ostilità.
Basta prepararsi!
Auguri fraterni, Rino