Giulio Tremonti



Dialogo con Giulio Tremonti

Crisi Economica

- Crisi Economica

Carry tax di Gesell

Gentile Professor Tremonti, non ho mai avuto occasione di conoscere la Sua posizione in merito allo spostamento dell'imposizione, anche solo parzialmente, sulla detenzione dei capitali. Se il gettito fiscale, che viene prelevato da redditi e consumi, è causa principale dell'aumento del costo di merci e servizi da un lato, e diminuzione del potere salariale dall'altro, con conseguente diminuzione degli scambi, perchè non viene presa in considerazione una carry tax analoga a quella ideata da Gesell? Tutti pagherebbero proporzionalmente al denaro posseduto e non ci sarebbero ripercussioni inflattive. Non sarà forse una questione di dogma sul risparmio? Secondo Lei, non sarebbe ora di rompere i vecchi dogmi per avviare un successivo stadio nella gestione della fiscalità, atto a ripartire le risorse in modo equo tra la cittadinanza? La ringrazio anticipatamente per la risposta. (M. Soggia)

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Il mercatismo è una conseguenza

Gentile Professore, noi tutti dovremmo sentire un debito di riconoscenza nei suoi riguardi per lo spirito democratico con il quale in questi anni ha sentito il bisogno di condurre un'umanità confusa e distratta a cogliere la drammatica condizione del nostro tempo. Ma forse, mi permetto di dire, questo impegno per la verità avrebbe potuto essere speso ancor più fruttuosamente. A me pare che la radice primigenia della crisi non risieda in quel mercatismo che si è proposto come palingenesi della società. Esso non è la causa, ma la sua conseguenza più grave, ciò con cui è meno imbarazzante confrontarsi. Le origini profonde stanno altrove, nella perdita di contatto con la nostra civiltà, nella leggerezza con la quale, a partire da un insipiente '68, abbiamo barattato con uno stupido consumismo solidi principi costruiti in duemila anni di storia. Di questo nessuno parla; lei ne ha fatto un rapido cenno; ma certi passaggi non sono eludibili! (G. Balsamo)

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Metafora idrica

Se ho ben capito, quanto tu scrivi può anche essere divulgato con una semplice metafora idrica: "c'era una volta un sistema di irrigazione con dighe, canali e chiuse, sviluppatosi nei millenni. Se i padroni dei grandi bacini tenevano chiuse le proprie dighe avevano un esubero di acqua rispetto alle proprie necessità, mentre i loro vicini morivano di fame per i campi inariditi. Ne cedettero quindi una parte con patti e scambi più o meno equi. Poi fu deciso di aprire totalmente le dighe, ma non gradualmente, all'istante e globalmente. I bacini rimasero vuoti e i loro padroni non avevano più acqua sufficente per le proprie coltivazioni. I loro vicini, dopo un primo grande raccolto, si trovarono con i campi allagati e la carestia fu globale. Infine l'acqua si assestò in modo "naturale", cioè casualmente e non secondo le necessità razionale dell'antico sistema di irrigazione ormai distrutto". Un saluto affettuoso. (F. Gubetti)