Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Sole 24 Ore

Per le società nuovo fisco dal 2004

Il ministro dell'Economia annuncia durante Telefisco l'avvio dei primi interventi per la riforma della tassazione sulle aziende.

Ministro Tremonti, che cosa si attende dai condoni? Si è detto che solo l'avvio di una riforma fiscale complessiva possa giustificare l'operazione sanatorie. lei è d'accordo?
Noi stiamo facendo la riforma fiscale. Il Parlamento approverà la legge delega in primavera. Un primo modulo di interventi è già stato realizzato, sull'Irpef, sull'Irpeg e, in parte, anche sull'Irap. Il punto è che non si può fare una riforma se c'è ancora il peso del "vecchio" sistema. Ma non è solo questo.
Che cos'altro?
La nosta idea di riforma fiscale è un sistema tributario con basi imponibili e aliquote più giuste: è questa la vera svolta. é questa idea che conduce a una vera chiusura con il passato. Io sono assolutamente convinto che se la trasgrassione "fiscale" è limitata ai piccoli numeri, allora la colpa è dei contribuenti-trasgressori. Se, invece, l'irregolarità e l'evasione arrivano ai grandi numeri, allora non è solo colpa dei trasgressori ma anche di chi fa le leggi. In filosofia del diritto la criminalità e l'evasione sono definite come marginalità e devianza: quando la violazione delle leggi cessa di essere un fatto marginale, allora vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
Quindi, aliquote più basse anche per non dare alibi agli evasori?
Io credo che un sistema con aliquote alte sia di per sé un sistema criminogeno. Bisogna uscire dal solito circolo vizioso. E cioè: visto che la gente evade allora mettiamo aliquote alte. Ma se le aliquote sono alte, la gente continua a evadere. La chiave di tutto è basi imponibili giuste e aliquote giuste. E d'altra parte, la prova di ciò sta un po' nella storia di questo condono. Dopo otto o nove anni di lotta senza quartiere all'evasione fiscale, dopo l'intransigenza politica che ha escluso ogni tipo di sanatoria, oggi non dovrebbe esserci più evasione fiscale e quindi il condono non dovrebbe più interessare nessuno. Non ci dovrebbe neppure essere alcuna aspettativa di gettito. In realtà, accade esattamente l'opposto: con aliquote così alte c'è stata evasione. Ma l'evasione, lo ripeto, si riduce se il sistema diventa più giusto, se gli imponibili sono onesti e le aliquote non sono eccessive. Ed è qui che ci porta la riforma fiscale.
Parliamo di rientro dei capitali. C'è una parte riferita alle persone fisiche, che ripropone un meccanismo già ben rodato. C'è poi una parte nuova, che mira a estendere questo percorso alle società. Riuscirete a far passare il messaggio che lo scudo fiscale per le società può essere una grande opportunità così come lo è stato nel 2002 quello per le persone fisiche?
Lo "scudo 1" avrebbe dovuto, secondo alcuni, portarci fuori dall'Europa. In realtà è stato l'esatto opposto: lo stanno adottando nel resto d'Europa. Da molti è considerato la chiusura naturale in occasione del passaggio dalle monete nazionali all'euro. In effetti, basta guardare una carta geografica per rendersi conto che con l'euro non ha più senso mettere i soldi all'estero, tra l'altro in Paesi in cui il segreto bancario sta finendo o finirà presto. é quindi venuta meno l'ultilità di lasciare fuori i capitali. Mi sembra che i numeri dello "scudo 1" siano stati indicativi del fatto che la gente ha capito e colto questa opportunità. Adesso, con la Finanziaria, estendiamo lo scudo alle società: offriamo, quindi, anche alle imprese questo percorso. Voglio però sottolineare che, dal nostro punto di vista, il discorso dello scudo non era e non è solo un discorso fiscale. é qualcosa di più importante, di più generale.
Vale a dire?
La nostra economia ha una parte di prodotto interno lordo che sta all'estero e che, quindi, non è nei numeri ufficiali. Non è nelle statistiche dell'Istat; non è nei bilanci. Eppure è, a tutti gli effetti, ricchezza italiana ma in una sorta di "zona grigia". Per come è strutturata la proprietà delle società italiane, una parte della ricchezza -pure in dominio di famiglie, gruppi, imprese italiane- resta in qualche modo all'esterno. Magari figura nelle statistiche di altri Paesi e questo, oltre tutto, indebolisce la nostra immagine e rafforza quella di altri Stati. Io credo che gli strumenti giuridici messi a punto con lo "scudo-bis", i meccanismi di tutela e riservatezza siano tali da rendere il rimpatrio non solo conveniente, ma assolutamente consigliabile e prudente. In fondo, è interesse nazionale che ciò che è dell'Italia ritorni in Italia. é interesse delle singole società uscire da una zona di progressiva e sempre più rischiosa illegalità, per mettere le cose a posto. Il mercato è unico, la moneta è unica, credo sia ragionevole dare razionalità e chiarezza ai conti.
D'accordo. Ma il problema della riservatezza? E i comportamenti ai limiti della legalità?
Io non vedo un problema di riservatezza. Se offrissimo agli operatori un meccanismo che in qualche modo mette a rischio chi lo utilizza, faremmo una cosa non solo inutile ma addirittura negativa. Inoltre, è fuori dubbio che l'operazione può essere fatta tutelando gli interessi fondamentali di legalità: nessuna chance ai comportamenti criminali o al rientro di denaro irregolare. Stiamo solo parlando di denaro non originato da attività criminali, che rientra nei bilanci. Credo sia un passaggio utile per l'economia italiana e per l'economia europea.
Lei ci ha detto che la riforma fiscale andrà avanti. C'è grande attesa per il modulo che riguarda la società. La parte di riordino che introduce la nuova imposta sulle società verrà attuata in modo da entrare in vigore già nel 2004?
IO penso e spero di sì. La riforma dell'imposizione sulle società è una parte molto delicata della riforma. Non penso, però, che la riforma del prelievo sulle società si possa fare interamente da un anno con l'altro: ci sono problemi molto complessi e importanti di certezza del diritto e di stabilizzazione delle norme. Il disegno di legge delega è stato presentato in Parlamento un bel po' di tempo fa. Dovrebbe essere approvato entro la primavera. é quindi ragionevole pensare che l'avvio della riforma dell'imposizione sulle società partirà dal 1° gennaio 2004. Ma se ci fossero difficoltà o richieste di entrata in vigore su un arco di tempo ancora più lungo, perchè no?, stiamo a vedere come si sviluppa la discussione.
L'attuazione del secondo modulo di riforma dell'Irpef richiede un impegno rilevante, a partire dalla necessità di coprire per il 2004 anche il primo modulo della riduzione del prelievo sulle persone. Ci saranno le risorse per andare avanti?
Noi siamo convinti di sì. Il nostro impegno è di fare la riforma dell'Irpef che prevede, a regime, un prelievo sulla base di due aliquote. E la faremo. Certamente, dall'11 settembre 2001 in poi, lo scenario economico mondiale e anche quello europeo è molto cambiato. Questo impone una tempistica diversa da quella ipotizzata prima deglia attentati alle Torri Gemelle. Si sono accumulati fatti che hanno influito in modo non positivo sull'economia in generale, e su quella europea in particolare. Progressivamente, come tutti i cicli economici, anche questo dovrebbe finire, e pensiamo di accompagnare l'uscita anche con l'attuazione più ampia possibile della riforma fiscale.
Come verranno svolti i lavori per l'attuazione della delega fiscale? Saranno costituiti gruppi di lavoro interni al ministero oppure si punterà su vere e proprie commissioni, con la partecipazione di studiosi e operatori?
Sarà un lavoro assolutamente "aperto". Il ministero dell'Economia predisporrà un testo coinvolgendo tutti, in modo particolare gli operatori. Gli studiosi sono, naturalmente, motlo importanti, ma io credo che servano di più gli operatori. Una volta definito un testo base, lo presenteremo nella forma di una bozza aperta, su cui raccoglieremo ulteriori indicazioni. Seguiremo un processo "dal basso verso l'alto", in una dialettica che coinvolgerà tutti.
L'economia sembra avere urgente bisogno di stimoli per rimettersi in moto. Molto dipende dal quadro internazionale, ovviamente. Lei non pensa, comunque, che la leva fiscale possa dare una mano?
Noi siamo convinti di sì. E per la verità l'abbiamo anche fatto. In Europa è un po' più difficile far passare questa idea. In America, al contrario, lo stanno facendo in pieno. Noi ci stiamo lavorando.