Con Basilea 2 ripresa a rischio
"Per le Pmi più difficoltà nell'accesso al credito" - "Decisioni così non possono competere solo ai tecnici"
Sul tavolo dei banchieri italiani c'è da ieri un documento del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Sette cartelle in tutto per sollevare una questione di grande interesse per il Paese, per le imprese e per le bache. E per mandare un messaggio molto chiaro: "All'internazionalizzazione dell'economia deve corrispondere quella degli strumenti di analisi e di governance ma, nelle sue formulazioni attuali, l'ipotesi di Basilea 2 sui requisiti patrimoniali delle banche corrisponde solo in parte all'interesse nazionale e va modificata" perchè suscita profonde preoccupazioni su materie che "non hanno una dimensione solo tecnica ma anche politica perchè sono un pezzo importante della costituzione economica dei Paesi e per questo richiedono l'intervento dei Governi". Come si appresta a fare quello italiano: in casa e in Europa. Con la convocazione del Cicr per la prima metà di maggio e in sede europea in occasione dell'avvio del semeste italiano di presidenza dell'Unione europea. Di questa iniziativa il ministro Tremonti ha parlato ieri ai banchieri italiani in occasione del comitato esecutivo dell'Abi e poi ne ha spiegato, in questa intervista, la natura e il significato al Sole-24 Ore.
Signor ministro, all'Abi Lei ha lanciato un grido d'allarme sui pericoli del nuovo accordo di Basilea 2: perchè? Che cosa la preoccupa maggiormente?
"Ci sono questioni di merito e di metodo che contengono elementi di grande criticità, ma c'è una premessa da fare ed è questa: la riforma delle regole sull'adeguamento dei requisiti patrimoniali delle banche si colloca all'interno di un progetto di nuova architettura del sistema finanziario internazionale che è perfettamente condivisibile, perchè si fonda su principi di mercato, su regole di trasparenza e di corporate governace e sull'omogenea applicazione di best practices a livello globale, in particolare nella valutazione rischi. Quello che va meglio approfondito è la conclusione operativa a cui il Comitato di Basilea sta approdando e che richiede una miglior sintesi politica"
Può chiarire la sostanza dei problemi?
"Ci sono almeno cinque questioni di merito che contengono criticità. La prima è nella complessità, con effetti regressivi, di Basilea 2 che è stata rilevata soprattutto nei Paesi anglosassoni e che rischia di ingigantirsi con l'introduzione dei nuovi principi contabili (Ias 39) relativamente ai criteri di valutazione dei crediti. La seconda criticità è nelle possibili asimmetrie, in quanto gli Usa vorrebbero applicare le nuove regole solo au na decina di grandi gruppi bancari internazionali mentre l'Europa vorrebbe estenderle a tutto il sistema bancario. La terza è nelle disparità all'interno del mondo bancario".
In che senso?
"Nel senso che Basilea 2 rischia di provocare una forte dispersione nei requisiti di capitale delle banche che potrebbe favorire le banche monoprodotto rispetto a quelle universali con effetti negativi sulla dinamica competitiva e sulla stabilità dei gruppi bancari".
Per la verità su Basilea 2 si sono finora accentrati soprattutto i timori delle imprese di un possibile razionamento o di un aumento del costo del credito per le piccole e medie aziende: Lei che cosa ne pensa?
"Questo è infatti il centro della questione. Accanto ai rischi di disparità concorrenziale per le banche di minor dimensione c'è il pericolo che, senza un'adeguata correzione di rotta, dagli accordi di Basilea 2 derivino effetti negativi sulle piccole e medie imprese, che potrebbero incontrare maggiori difficoltà nell'accesso al credito bancario in presenza di un rating non soddisfacente secondo i nuovi criteri".
In sostanza, Lei sta dicendo che le preoccupazioni avanzate da mesi dall'industria italiana su Bsilea 2 e rimaste spesso inascoltate sono tutt'altro che infondate.
"é così. Il tragitto di Basilea 2 va modificato ma, in ogni caso, sono necessari interventi addizionali per le Pmi sia potenziando i consorzi di garanzia fidi che sostenendo le agenzie di rating".
Olte alle questioni di merito Lei ha sollevato anche obiezioni di metodo su Basilea 2: quali sono le sue riserve?
"Mi lasci prima concludere l'elenco delle criticità sul merito delle questioni. Oltre a quelle indicate sopra ce n'è un'altra, che non è certo l'ultima in ordine di importanza e che riguarda il rischio che applicazioni rigide e meccanicistiche di Basilea 2 potrebbero avere sul ciclo economico venificando gli interventi di politica espansiva dei Governi e le correzioni dei tassi della Bce".
Veniamo al metodo.
"Basilea 2 un caso di straordinaria evidenza della dialettica tra tecnocrazia e democrazia dove il ruolo dei tecnici è assolutamente necessario ma non sufficiente, perchè si tratta di una materia al centro edlla costituzione economica di ogni Paese e per questo oggetto dell'attività politica di ogni Governo".
Lei ha accennato ai banchieri italiani a una possibile iniziativa del Governo volta a correggere Basilea 2: in che cosa consisterà?
"Sarà un'iniziativa che si svilupperà su due piani, uno nazionale e uno europeo. Il primo piano riguarderà la convocazione per la prima metà di maggio di un'apposita riunione del Cicr per esaminare i problemi connessi ai accordi di Basilea. Problemi -e siamo al secondo piano della nostra iniziativa- che porremo al centro del semestre di presidenza italiana della Ue, anche in considerazione del fatto che le nostre non sono preoccupazioni isolate ma trovano larga eco in altri Paesi, a partire dalla Germania".
Non le sembra tardi sollevare ora la questione di Basilea 2?
"No, perchè il momento più opportuno per porre questioni di questo genere è quando dalla fase tecnica si sta passando alla fase delle decisioni politiche e cioè adesso. E al potere politico spetta il compito di effettuare valutazioni non limitate al mondo delle banche ma estese all'intera economia e di tenere conto del fatto che lo stato della banca dipende dall'economia e non il contrario.
Ma non crede che, al di là delle sue intenzioni, si profili un nuovo terreno di attrito tra il Governo e la Banca d'Italia che finora ha semrpe difeso a spada tratta i nuovi accordi di Basilea 2?
"I Governi fanno i Governi e le politiche legislative nel cerdito sono in assoluto e da sempre di loro competenza".