Caro Fazio, sono preoccupato
Pubblichiamo di seguito ampi stralci della lettera inviata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti ai banchieri.
"(...) Il terzo e ultimo documento di consultazione sul nuovo Accordo è atteso per i primi giorni di maggio. Incorporerà gli ultimi cambiamenti apportati a seguito dei risultati dell'analisi di impatto, condotta su un vasto compione di oltre 300 banche attive a livello internazionale, nonchè le osservazioni pervenute dall'industria bancaria. Esistono peraltro punti critici ancora aperti... e su questi temi anche il Governo farà le proprie autonome valutazioni in vista dei lavori per la preparazione delle direttive comunitarie che dovranno recepire agli accordi di Basilea. (...)
La complessità. Un primo punto è rappresentato dalla elevata complessità del nuovo Accordo che, sebbene giustificata dall'intento di promuovere un approccio risk sensitive nel metodo di ponderazione delle attività bancarie, può richiedere, soprattutto alle banche di minor dimensione, investimenti cospicui e rilevanti cambiamenti culturali e gestionali, non sempre giustificati (...). La valutazione di complessità non può essere riconducibile ai ritardi del sistema italiano. Essa viene infatti rilevata anche nei Paesi anglo-americani, dove si rpesuppongono situazioni più evolute e mature. (...)
Il tema della complessità porta ad approfondire (...) la difformità applicativa che si sta prospettando fra il mercato europeo e quello americano. Sembrerebbe che i regulators americani, pur in presenza di una situazione caratterizzata da sofisticate strutture e mercati, intendono applicare Basilea 2 unicamente nel suo approccio più avanzato, sia per i rischi di credito sia per quelli operativi, e limitatamente a una decina di grandi gruppi bancari complessi e internationally active (...). La Fed non sembra dunque individuare per la grande maggioranza delle banche americane benefici tali da compensare i costi di attuazione (...). In ambito europeo, per contro, vi sarebbe l'intendimento di estender l'ambito di applicazione di Basilea 2 a tutto il sistema bancario (società di investimento comprese) e quindi sia ai grandi gruppi bancari europei attivi a livello internazionale, sia alle banche di piccola e media dimensione attive solo a livello nazionale, regionale o locale. La preoccupazione del legislatore comunitario è quella di garantire un'informità di regole concorrenziali all'interno del mercato finanziario comunitario. (...) A livello europeo si pensa peraltro di introdurre alcuni importanti novità, discontandosi dal testo di Basilea; ad esempio si vorrebbe prevedere un più ampio margine di flessibilità, permettendo alle banche di adottare l'approccio standardizzato e gli approcci basati sui modelli interni in maniera simultanea su diversi segmenti dell'attivo di bilancio (possibilità di "uso parziale"). Per quanto riguarda il rischio operativo si vorrebbe riconoscere, a differenza del testo originario di Basilea, l'assicurazione come strumento di mitigazione del rischio. Per i singoli gruppi bancari, la possibilità di utilizzo anche solo parziale degli approcci basati sui modelli nterni, potrebbe sensibilmente ridurre i costi di adozione di evolute tecniche di risk management, promuovendo così una più estesa parità competitiva all'interno del sistema bancario comunitario; rimane però la preoccupazione sulle difficoltà che comunque le banche di piccola e media dimensione dovranno affrontare per l'elevata complessità e i costi di attuazione del nuovo Accordo, che portebbero ribaltarsi, in particolare, sulle Pmi. (...).
La dispersione nei requisiti di capitale.
Un terzo aspetto critico, che sottopongo alla vostra attenzione, è emerso in seguito alla prima analisi sui risultati della simulazione d'impatto condotta a livello internazionale ed è stato più volte sottolineato dai diversi rappresentanti delle associazioni bancarie; esse è rappresentato dalla forte dispersione che emerge nei requisiti di capitale calcolati con le nuove regole nelle imprese bancarie. Tale dispersione assume ampiezza così rilevante da aprire molti interrogativi sulle future dinamiche competitive del nuovo Accordo. (...).
I potenziali effetti negativi sulle Pmi.
Per quanto riguarda gli impatti economici di Basilea 2, occorre, in primo luogo, prestare attenzione al trattamento regolamentare della Pmi e di riflesso, come ho già indicato, agli effetti sulle piccole e medie banche europee. La particolare rilevanza economica della Pmi quale fondamentale struttura produttiva in Europa, includendo anche i Paesi candidati ad accedervi nel 2004, fa sì che la questione del trattamento regolamentare della Pmi europea sia determinante. L'approccio regolamentare si è in realtà notevolmente modificato, in termini meno penalizzanti, a seguito proprio delle pressioni esercitate sul Comitato di Basilea, anche da parte italiana; rimane però la preoccupazione, soprattutto da parte delle banche di piccola e media dimensione, che l'importanza che hanno queste controparti nei portafogli creditizi possa comunque generare condizioni di disparità concorrenziale. Effetti negativi potrebbero anche svilupparsi a danno delle nuove iniziative economiche, specie di piccole e medie imprese, che potrebbero incontrare maggior difficoltà nell'accesso al credito bancario in presenza di un rating non soddisfacente secondo i nuovi criteri.
I rischi di prociclicità.
Applicazioni rigide e meccanicistiche dei nuovi approcci regolamentari dell'Accordo possono esaltare ed esasperare ex ante ed ex post, gli inevitabili effetti del ciclo economico (fenomeno della cosidetta "prociclicità"). Occorre evitare che le banche confondano la misurazione del rischio di credito con la gestione del rischio. Vorrei richiamare l'attenzione sui possibili effetti macroeconomici di tale prociclicità in un contesto, come quello attuale, di mercati caratterizzati da forte incertezza, avversione al rischio, debole e incerta ripresa (...)".