"Dalla sinistra ci dividono mezzi e fini"
“E il federalismo che vogliono fare a colpi di maggioranza? E l’immigrazione , e il fisco? Ci spieghino quali sono le cose che ci uniscono”.
Giulio Tremonti non ci sta a condividere il giudizio espresso da Umberto Bossi: non è affatto vero che Ulivo e Casa delle Libertà abbiano più cose che accomunano rispetto a quelle che dividono. E divide in due in discorso di Ciampi: buono per il Palazzo (e quindi giustamente giudicato positivo da tutti), più ambiguo per il grande pubblico (ed ecco quindi la presa di posizione del leader leghista).
Iniziamo dal discorso del presidente della Repubblica, onorevole Tremonti.
“Il discorso di Ciampi ha una doppia cifra semantica. Una nel palazzo è chiara e positiva. Conferma che tutti i partiti rappresentati in Parlamento sono democratici e si riconoscono nella Costituzione. In questi termini, Ciampi manda radicalmente in fuorigioco la sinistra che tentava di usare la carta della delegittimazione in campo elettorale. Quindi la cifra interna, quella di palazzo , è assolutamente positiva. E anche noi la apprezziamo”.
Però?
“L’altra cifra, che riguarda il Paese, si presta a una doppia lettura e va chiarita. È vero che esiste una base comune, cioè che siamo “tutti democratici”, e quindi non è vero che alcuni sono più democratici di altri. Detto questo, la politica è fatta di diversità. Un sistema che ormai è chiaramente e definitivamente bipolare radicalizza le diversità, il che è un fatto positivo. Tanto più forte è la dialettica, tanto maggiori sono le identità”.
Allora è vero che Ulivo e Casa delle Libertà sono diversi in tutto e per tutto?
“I temi su cui ci dividiamo (sul piano perfettamente costituzionale) sono tantissimi: dal federalismo all’immigrazione, dalle tasse alla libertà in materia di lavoro, alle opere pubbliche: sono materie in cui le differenze sono enormi, anche se restano all’interno della Costituzione. Anzi: è così che si applica la Costituzione materiale, che ormai è bipolare”.
Lei ha detto che il sistema è definitivamente bipolare. Però esistono diversi tentativi di dar vita ad un terzo polo, posizionato al centro. D’Antoni è un esempio su tutti. “Sono tentativi fatti in assenza di realtà. Confondono l’essere e il dover essere. I referendum, di maggio hanno sancito che il sistema è radicalmente bipolare. Il ciclo elettorale italiano si è concluso definendo un nuovo tipo di costituzione materiale che è bipolare. Certo c’è gente che spera nella terza forza, c’è chi spera nel conosciativismo: tutti tentativi fuori dal cuore, dalla testa, dallo spirito della gente”.
Quindi restiamo nel campo del bipolarismo.
“Anche empiricamente è evidente che sono più le cose che dividono da quelle che uniscono, basti ricordare il tema dell’immigrazione, il federalismo che vogliono fare a colpi di maggioranza, il fisco: ci spieghino cos’è che ci unisce. Il tentato federalismo viene fatto a colpi di maggioranza: dov’è il collante che unisce? La sinistra ha preso la rotta del terzo mondo”.
Dopo le elezioni sarà possibile riunire maggioranza e opposizione per fare insieme le riforme, oppure lei ritiene che ormai sia stata tracciata una via per cui chi ha la maggioranza fa le riforme?
“Ormai il precedente è chiaro. Il fatto che non riesca, no significa che non ci sia stato. C’è un precedente, c’è stata un’autorevole sponsorizzazione, l’evoluzione è quella delle riforme a maggioranza. Però la differenza tra noi e loro è che noi cercheremo il consenso, loro lo hanno escluso alla radice”.
Ancora sul centro: in un sistema bipolare definitivo non c’è il rischio di uno spostamento da parte di entrambi i poli verso il centro, alla ricerca di quel bacino elettorale, dunque avvicinandosi sempre più?
“No. Secondo alcuni la differenza tra destra e sinistra non è sui fini, ma è limitata ai mezzi: non è vero. Immigrazione, federalismo, tassazione, libertà economica, opere pubbliche: le differenze sono enormi anche nei fini. Sull’immigrazione il fine è il terzomondismo, per loro; per noi è l’equilibrio tra globale e locale. Per la sinistra le tesse si devono pagare perché lo Stato esiste, noi pensiamo che le tasse si debbano pagare perché lo Stato fa. E così via. Tornando al discorso di Ciampi, la cifra politica interna è chiara e ci fa molto piacere, ma fuori da lì cominciano gli equivoci”.
Quindi la presa di posizione di Bossi è da leggere in questo senso?
“Certo. Ed è proprio come ha detto Bossi: non è una differenza di mezzi, ma di fini. Ripeto: la Costituzione materiale indica che il sistema è compiutamente bipolare. E noi siamo completamente diversi dalla sinistra. Il resto sono polemiche insignificanti”.