Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

Ora tocca alla crescita ma alla Ue servono mezzi straordinari

«L' Europa può uscire dalla crisi ma con mezzi straordinari. Noi, in Italia, adesso dobbiamo pensare alla crescita». Giulio Tremonti ritorna sulla scena di Washington, dopo due giorni di silenzio. In una conferenza stampa, a conclusione dei lavori del Fmi, il ministro parla dei rischi dell' economia e dei guai nazionali.

WASHINGTON - Non risponde a nessuna domanda sul suo futuro politico e sulle voci di dimissioni: al suo fianco, come consuetudine, c' è il direttore generale Vittorio Grilli, a cui sarebbe stato chiesto di subentrare. Tutto come sempre. Tremonti si mostra tranquillo e sicuro di sé, come se le polemiche che lo riguardano non esistessero. Scherza perfino con i cronisti che da due giorni cercano invano di intercettarlo: «Vi aspettavo, dove eravate?». Ecco una sintesi di questo colloquio, l' unico della trasferta americana.

Allora ministro, si dimette o no? Forse serve una parola chiara.
«Qui si parla del Fmi e dell' Italia al Fmi. Rispettiamo questa convenzione».

E la "cabina di regia" sulla crescita che Berlusconi vorrebbe spostare a palazzo Chigi?
«Ecco, proprio alla crescita bisogna pensare. Per questo serve un' azione collettiva. Stiamo lavorando. Sul tavolo già vi sono le infrastrutture, altro verrà. In ogni caso, l' Italia ha un bilancio solido anche senza crescita».

Solido?
«Guardate questa tabella: è del Fondo e dice che abbiamo l' avanzo primario, al netto degli interessi, migliore d' Europa: da meno 1 del 2009, l'anno della recessione, siamo allo 0,5% quest' anno, andremo al 2,6% nel 2012, fino al 4,6% atteso per il 2016».

Il resto, però...
«Il surplus primario è un indicatore importante per la stabilità di un paese, come diceva il presidente Ciampi. E' un termine di riferimento. Il nostro è tra i più forti, superiore anche a quello della Germania. Abbiamo fatto di necessità virtù: ci siamo concentrati sul pareggio di bilancio e ora anche senza crescita, il bilancio regge. Diciamo che abbiamo messo ordine in casa: qui tutti ce lo riconoscono».

In Italia invece, proprio sulla tenuta dei conti, fioccano le critiche.
«I conti sono in assoluta sicurezza. E l' Italia, come al solito, viene vista molto meglio al di fuori dei confini nazionali. Abbiamo fatto molto più di altri e ora dobbiamo fare di meno».

Ministro, come giudica l' attuale dell' economia?
«La crisi continua e l' Europa è l' epicentro. Ce la possiamo fare. Ma non bisogna fare l' errore di affrontare la situazione con mezzi ordinari. Servono strumenti straordinari. Li stiamo studiando».

Ma la crisi incalza.
«Vero. In Europa si è perso troppo tempo. E il tempo è strategico. Per questo servono risposte straordinarie e tempestive».

Se stiamo così bene, perché chiedere aiuto ai cinesi?
«Approfitto: nessuno ha chiesto nulla a Pechino.E soprattutto: non c' è stata alcuna richiesta di sottoscrizione dei titoli italiani. E' stato solo un dialogo a tutto campo».