Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Milano Finanza

Il protezionismo? Sarebbe la fine

Class CNBC ha intervistato Giulio Tremonti a consuntivo del weekend del G7. Il ministro: "Stento a crederci ma abbiamo trovato l'accordo sulla riscrittura delle regole. Il valore di ciò è inimmaginabile". Intervista di Andrea Cabrini.

Il G7 ha chiuso i battenti, il messaggio-guida sulla messa al bando di manovre protezionistiche è stato diffuso in ogni dove, mentre il governatore Mario Draghi, quale presidente del Financial Stability Forum, ha lanciato il suo anatema contro gli attivi tossici che ancora ammorbano i bilanci di molte banche in giro per il mondo. Con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, protagonista insieme a Draghi della tre giorni romana, tracciamo un consuntivo del summit economico.


Domanda. Signor ministro, qual'è la risposta piu concreta venuta da questo G7?

Risposta. Alla base di qucsta crisi c'è il doppio deficit di fiducia e di regole. Negli ultimi anni il
mondo è diventato troppo anarchico e caotico. Troppe complicazioni, per non parlare delle falsificazioni, delle informazioni deviate e della speculazione a leva,  davvero eccessiva, che ha
sconvolto i mercati.


D. La risposta più concreta?

R. Fatico ancora a credcrci, ma dal G7 siamo riusciti a ottenere un consenso generale sulle nuove regole e sulla necessità politica di introdurle con rapidità. Queste nuove regole però non rappresentano più la burocrazia, o addirittura il blocco dell'econoinia, ma esattamente l'opposto.


D. Vale a dire?

R. Vede, il capitalismo si basa sulle regole. E se il capitalismo è globale anche il sistema delle regole deve esserlo. Abbiamo un mercato globale, ma con un sistema di regole troppo locale, frammentato, segregato. E proprio in queste zone di non-rceolamentazione si sono creati i fenomeni distruttivi che adesso vediamo in azione.

D. Ancora non mi ha risposto.

R. Ci arrivo. Inquadrata nella premessa che ho fatto, l'avvio di una prima fase tecnica e poi di una politica chiamata a definire le nuove regole è l'idea più importante di questo vertice.


D. I tempi di attuazione?

R. Sarebbe irragionevole aspettarsi tempi brevissimi. Ma non dovremo attendere molto.


D. Da più parti si sostiene che servirebbe una nuova Bretton Woods.

R. Bretton Woods è stata una conferenz, una lunghissima conferenza, che ha definito un sistema di valori economici e che alla fine si è trasformata in trattato internazionale. Forse è troppo ambizioso di parlare di un nuovo ordine mondiale, ma c'è il consenso politico di tutti sulle necessità di regole comuni. E le regole hanno un valore economico inimmaginabile.


D. E su questo punto avete trovato l'unità. Ma al G7 si sono confrontati anche Paesi che finora, nei rispettivi piani di stimolo all'economia, hanno usato metodi e approcci molto diversi tra loro. Alcuni, come Francia e Stati Uniti, sono stati colti dalla tentazione di proteggere le loro industrie, i loro contribuenti, i loro lavoratori. Così si è tornati a parlare di politiche protezionistiche. Basterà l'invito fatto dal G7 a impedire che questa strada venga battuta?

R. In realtà tutti pensano che il protezionismo sia negativo, e io penso che sia molto negativo per l'Italia.


D. Per il fatto che l'Italia esporta in tutto il mondo?

R. Sì. Ripeto, tutti temono il protezionismo. Non a caso tutti abbiamo aderito all'Organizzazione mondiale del commercio. Ciò rappresenta la base degli impegni che tutti i governi hanno preso.
Finora abbiamo sentito solamente slogan, e restare fermi agli slogan rappresenta il male minore. Pur sempre un male, certo, ma minore.


D. Se l'economia dovesse aggravarsi ulteriormente, e lo pensano in molti,  non c'è il rischio che si passi dagli slogan alle leggi?

R. Il rischio c'è, ma francamente non credo si arriverà a tanto.


D. Come fa iI essere tanto sicuro?

R. Perché il protezionismo è deleterio non solo per le economie, ma soprattutto per le società. Protezionismo vuole infatti dire opposizione dura, contrasti forti e alla fine una catena di ripicche infinita. Ciò potrebbe diventare devastante.

 

D. Nuove regole, più capitale. Tutti parlano di far ripartire la fiducia nel sistema finanziario, ma a che punto siamo? Che idea si è fatta confrontandosi con i suoi colleghi?

R. Sono in atto molte azioni, in molti Paesi. Siamo concordi nel pensare che il bene pubblico fondamentale da tutelare sia il risparmio. Il sistema finanziario ha un valore strategico, ma il risparmio rimane per tutti un valore costituzionale.

 

D. Quale può essere la cura più efficace per sbloccare il sistema bancario mondiale?

R. Gli interventi cambiano da Paese a Paese, da caso a caso. Finora sono state applicate tecniche di vario tipo sia negli Stati Uniti sia in Europa. Ma alla fine credo che non esista un criterio unico: di sicuro i modelli sono molteplici.

 

D. Il suo criterio?

R. Si devono tutelare anzitutto le famiglie, poi le imprese e quindi la parte buona delle banche. Il resto segna pure la sua storia. Se una banca ha nei suoi forzieri cose che non stanno in piedi, a pagare non devono essere le famiglie con i loro risparmi.