Speculazione è la peste del 21° secolo
Il ministro Tremonti spiega la verità sulla spirale dei prezzi: "Le banche d'affari e gli investitori che hanno perso, a partire dall'agosto 2007, nei loro settori tradizionali di attività hanno cominciato a recuperare speculando su petrolio e alimentari".
Ha vestito i panni di Robin Hood per tassare i super-guadagni di banche e petrolieri e redistribuire risorse a chi fatica persione ad acquistare il cibo oggi. Giulio Tremonti spiega la natura del morbo che sta squassando l’equilibrio dei mercati: un morbo che il ministro dell’Economia definisce “la peste del XXI secolo”.
Ministro Tremonti, cos’è “la peste del XXI secolo”?
“La peste del XXI secolo è la finanza eccessiva, la finanza deviata, l’eccesso di finanza. Fino a che la finanza sta a casa sua, e cioè dentro il mercato finanziario, può fare dei guasti, può fare dei danni, ma limitati, circoscritti. Per intenderci: profitti o perdite, ma finanza su finanza, senza contagio esterno”.
Questa malattia è la causa della crisi della finanza americana?
“La crisi finanziaria che è iniziata nell’estate 2007 ha avuto un’origine finanziaria e ha avuto un impatto finanziario, ma non è finita. Stanno saltando i bilanci di grandi banche e alla catena di crisi si sta aggiungendo un altro anello, un anello nuovo: gli arresti di massa dei colletti bianchi di Wall Street che hanno falsificato i loro bilanci. Non è finita: altri anelli si aggiungeranno alla catena. Ma la degenerazione vera, la degerazione che causa, come nella peste, l’effetto contagio è quando la crisi si sposta dal settore finanziario al settore reale delle materie prime, a partire dal petrolio per arrivare agli alimentari”.
Quindi dietro all’impennata dei prezzi delle materie c’è la speculazione?
“Più che un sospetto è ormai una certezza che la speculazione si sia spostata dal quadrante finanziario al quadrante delle materie prime oil e commerciale-food. Le banche d’affari, gli investitori che hanno perso a partire dall’agosto del 2007 nel loro settore tradizionale di attività – la finanza da ultimo, ma non solo i subprime – per rifarsi delle perdite finanziarie hanno cominciato a “recuperare” speculando sul perolio e sugli alimentari”.
È questa la distorsione che ha innescato la spirale dei rialzi?
“Per intenderci, la speculazione sul mercato delle materie prime c’è sempre stata. È vecchia di almeno due secoli ma è sempre stata limitata e oggettivamente collegata con le quantità fisiche di barili di petrolio o di stock di grano immessi sul mercato. Quello che stiamo vedendo adesso è invece l’apparizione di speculatori nuovi che si sono aggiunti a quelli classici e l’esplosione dei volumi oggetto di contratti speculativi. Fino a poco tempo fa, quando il mercato era normale, il numero dei barili fisici era equilibrato con il numero dei contratti speculativi. Quello che vediamo adesso, invece, è che il numero dei contratti è enormemente superiore al numero dei barili. Questo fenomeno si chiama speculazione, fine a se stessa, totalmente dissociata dalla realtà, ed è la causa prima dell’aumento mostruoso dei prezzi del petrolio e del cibo”.
Diversi esperti però ritengono che l’impennata del petrolio e del cibo sia dovuta alla nuova domanda di India e Cina. È un’interpretazione sbagliata?
“Guardi che certamente l’ingresso sul mercato della Cina e dell’India, una massa fatta da almeno un miliardo di persone che si affacciano sul mercato, ha fatto salire la struttura dei prezzi. Ma l’impennata che vede sui grafici, l’intensità e la velocità degli aumenti che ci sono stati negli ultimi mesi, si spiega solo con l’eccesso della speculazione finanziaria. Questo eccesso, facendo esplodere i prezzi, produce devastanti effetti sociali. Nei paesi poveri causa le “rivolte del pane”, un tipo di rivolta che si pensava superato per sempre. Nei paesi più ricchi causa la riduzione progressiva del benessere sociale, una riduzione che è regressiva perché pesa di più su chi ha di meno. È per questo che la finanza speculativa produce gli effetti di contagio tipici di una peste”.
Ma che cosa si può fare per debellare questi eccessi così disastrosi?
“Il Governo italiano ha chiesto di prevedere un aumento dei margini di deposito preventivo obbligatorio per chi stipula contratti potenzialmente speculativi sulle materie prime, in modo da produrre un effetti di “speculation stop”. La proposta non è stata ancora accolta perché si è ritenuto necessario fare uno studio preventivo. La nostra opinione è che c’è poco da studiare e molto da fare. Per aiutare i più deboli”