Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Mattino

Non è Bossi il nemico del Meridione

"Ripartiremo dalla banca per il Sud e dalla legge sui distretti, due cose che Prodi ha cancellato". Intervista di Antonio Troise.

ROMA – “Ripartiremo dalla Banca del Sud e dalla legge sui distretti, due cose che Prodi ha cancellato”. Giulio Tremonti è l’unico ministro che Berlusconi ha già designato nel caso in cui vincesse le elezioni. E ieri, nel suo tour elettorale in Campania, ha annunciato che taglierà l’Ici sulla prima casa, che detasserà gli straordinari, che cercherà di dare risposte alle famiglie che hanno il problema dei mutui. Ma ora, nell’intervista, vuole affrontare, esclusivamente,  il tema del Mezzogiorno.

Eppure D’Alema, sul “Mattino”, ha detto che la destra “disprezza il Meridione”. Come riuscirete a far convivere Bossi con il leader del Mpa, Lombardo?

“Intanto faccio notare che Bossi e Lombardo convivono benissimo fra di loro. E poi, se la Lega avesse avuto un pregiudizio, i fondi pubblici per il Sud sarebbe stati tagliati durante il governo Berlusconi. E, invece, sono aumentati: Nicola Rossi, ex parlamentare Ds, lo ha ammesso con onestà in un suo libro. Faccio notare, inoltre, che a favore della Banca del Sud aveva votato anche la Lega con grande entusiasmo...”

Però è davvero difficile credere che Bossi non possa creare problemi su questo fronte...

“È esattamente l’opposto.  Bossi sa bene che lo sviluppo del Nord non è possibile senza quello del Meridione. E credo che per il Mezzogiorno siano molto più utili strumenti come la Banca del Sud, piuttosto che figure come Bassolino”.

Di Mezzogiorno, però, si è parlato davvero poco in questa campagna elettorale. Perché?

“In parte è vero ed è stato un errore un po’ di tutti perché la questione meridionale è fondamentale per il presente ed il futuro di questo Paese. Sabato e domenica scorsi, durante un seminario internazionale, è stata presentata la carta geo-economica dell’Italia. Leggendola, veniva fuori l’immagine di un Paese duale. Nel Nord la concentrazione industriale, nel Mezzogiorno l’opposto. La differenza tra Nord e Sud, negli ultimi anni, non è diminuita ma cresciuta. Mentre,  due o tre decenni fa, l’Italia era meno divisa rispetto ad oggi. Questo differenziale è paradossale: l’assurdo sta nel fatto che nell’ultimo decennio i fondi pubblici destinati al Sud sono cresciuti e tuttavia l’economia è decresciuta. Ci sono stati più fondi ma meno sviluppo”.

Insomma, il problema non è stato di quantità ma di qualità della spesa. Di chi è la colpa?

“Non ha funzionato il meccanismo istituzionale inventato negli anni ’90 dallasinistra ma che, per onestà, devo dire che è stato proseguito anche da noi. Il meccanismo non ha funzionato perché non ha canalizzato i fondi pubblici – i fondi europei sono in realtà soldi pubblici italiani intermediati da Bruxelles – su grandi direttrici di sviluppo ma in una pluralità indeterminata di microinterventi. Questi, a loro volta generati da un’inversione perversa del meccanismo decisionale. Non c’è stato un passaggio macro su macro, Tesoro-Cipe-grandi infrastrutture-grandi scelte di sviluppo. Ma dal macro al micro. Invece di fare alcune cose grosse, sono state fatte tantissime cose piccole. Tutto è utile, ma le grandi scelte strategiche hanno un effetto che moltiplica la ricchezza, le piccole hanno un effetto dispersivo. Non hai economie esponziali. Non hai economie di scala. Le moltiplicazioni moltiplicano, le divisioni dividono...”.

Insomma, l’ennesima occasione perduta?

“A Bruxelles, nei corridoi degli uffici comunitari, ci sono i poster delle grandi opere realizzate all’estero con i fondi europei. Mancano quelli con grandi opere italiane perché non sono state realizzate. C’è invece un “book” altissimo, fatto da tantissime pagine che fotografano microinterventi, dai restauri degli affreschi alle fiorere fino al dragaggio degli specchi d’acqua. Il passaggio non è stato da Roma verso i territori, ma l’inverso, con microinteressi che hanno portato a microinterventi. Il vecchio meccanismo non ha funzionato e adesso che arriva la nuova ondata di fondi pubblici va cambiato. I fondi vanno concentrati su grandi priorità”.

Però tutto questo non basta, da solo, a spiegare la crescita del dualismo.

“L’altro grande elemento è la progressiva scomparsa delle banche dal Sud. In questi ultimi due anni la linea bancaria si è spostata da Roma a Milano. L’anno prossimo si sposterà ancora da Milano a Monaco di Baviera”.

Che cosa c’entra con il Sud?

“Il processo di “debancarizzazione” del Mezzogiorno è andato avanti. Basti pensare che prima alcune sedi erano a Roma e ora sono Milano. Domani saranno ancora più lontane. E l’essenza dell’attività del banchiere non è solo il freddo e astratto calcolo dei “ratios”. Ma è una cosa più “umanistica”: conoscere il territorio, l’imprenditore, la sua storia, la sua famiglia. La banca, non a caso, è da secoli il centro dello sviluppo capitalistico. Ora nel Mezzogiorno questo sistema ha preso una forma diversa, c’è raccolta ma non c’è impiego. La crisi del Sud è doppia. I fondi pubblici sono utilizzati in modo irrazionale. E i fondi privati, quelli intermediati dalle banche, tendono ad andare verso il Nord”.

Però, quando da ministro dell’Economia ha proposto la Banca del Sud, l’hanno accusata di voler creare un altro istituto pubblico.

“È un reato impossibile. Perché l’uso di fondi pubblici per costituire una nuova banca è vietato dall’Europa. Lo Stato può svolgere solo una funzione di starter, di promozione”.

Sempre un paio di anni fa, anche Bassolino sparò a zero sulla sua proposta. Disse che c’era il rischio di infiltrazioni malavitose.

“Il signore sì che se ne intende... è una tesi che va respinta al mittente. Noi pensiamo ad una banca ad azionariato popolare difuso, un’azione – un euro. Più è larga la base più è sicura e trasparente la sua attività. Sarà la banca dei galantuomini, nè di destra nè di sinistra, uno sforzo all’efficienza economica e di trasparenza collettiva e nazionale”.

Torniamo a Bassolino: ha annunciato che tra un anno lascia...

“Anche questo  è un aspetto del degrado politico e civile del Paese. Non ha detto cosa deve fare entro il 2009. Sembra che la scelta segua un interesse personale e non un’agenda di interessi generali. Si dice lo faccia per prendere l’immunità da parlamentare europeo. Non escluso sia per questo, ma non mi interessa. È come se Bassolino fosse salito sull’autobus della Campania e lo avesse preso in ostaggio”.

Veramente il governatore ha detto che resta per contribuire a risolvere l’emergenza rifiuti...

“Evidentemente continua a scrivere pagine manzoniane. Ricorda quelle della peste e l’untore?”.