Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Mattino

Niente sconti a Bassolino ora deve andare a casa

L'emergenza rifiuti in Campania "è una Chernobil ambientale, morale, sociale". E, in un'intervista a "Il Mattino", il vicepresidente di Forza Italia sottolinea che "dietro questo grande scandalo c'è il fallimento della sinistra e del cosidetto Rinascimento". Tremonti, quindi, ricorda che sua madre e suo padre hanno studiato "e si sono sposati a Napoli", precisa che lo ricorda per affermare che da parte sua verso la città ed i suoi problemi "non c'è distacco. Anzi, sentimentalmente, è proprio l'opposto".

Roma. L’emergenza rifiuti? “È una Chernobil ambientale, morale, sociale”. Giulio Tremonti, vicepresidente di Forza Italia, nell’intervista, non si sente affatto un uomo del Nord. Anzi, tiene subito a precisasre una cosa: “I miei genitori hanno studiato e si sono sposati a Napoli. Mio padre studiò chimica come allievo della profesoressa Bakunin. Mia madre studiò lettere e per la tesi di laurea vinse un premio nazionale per uno studio di antropologia culturale su Ischia. Tutto questo, per dirle che non c’è distacco. Anzi, sentimentalmente,  è proprio l’opposto”.

Vuole dire che le sue radici sono a Napoli? “Della città ho un ricordo bellissimo, almeno fino a quando c’era la casa dei mieinonni, in via Duomo. Poi, passando da ragazzino a ministro, ho cambiato le mie ragioni di frequenza a Napoli. L’ultima volta che sono venuto è stato per presentare la Banca del Sud. Nel 2005, tornato a fare il ministro dell’Economia, ho realizzato due cose su cui avevo meditato in “absentiam”. La prima era il 5 per mille, che sta andando avanti molto bene. La seconda era proprio la Banca del Sud che è stata, invece, fermata. Ma ripartirà”.

Torniamo ai rifiuti: come si è arrivati a questa emergenza? “Per valutare quello che è successo non è sufficiente guardare la cronaca. È necessario andare indietro nella storia. Nel 1861 nessuno ha vinto. I Borbone hanno perso perché hanno perso la guerra. I Savoia hanno perso perché hanno stravinto. Adesso vediamo che la cosa giusta non erano le baionette piemontesi, ma le ragioni del federalismo. Dal federalismo soft di Cavour o di quello hard di Cattaneo. L’idea vincente non era quella dell’unificazione ma per aggregazione federalista. Mi sono sempre chiesto che cosa è successo a Napoli nel giorno in cui la città è passata instantaneamente, drammaticamente, da “Capitale” a prefettura, da grande centro proiettato in Europa e comunque cosmopolita, in luogo amministrativo di un regno collocato altrove. Un passaggio che ha distrutto capitale umano, istituzionale, morale, civile. È dall’unificazione che quella crisi diventa una “cifra” civile di Napoli: da Matilde Serao alla legge  sul risanamento a cavallo fra 800 e 900. Poi, le politiche fra le due guerre, quelle del primo e poi del secondo dopoguerra hanno tenuto Napoli fuori dal rischio di ricadute dalla crisi”.

Corriamo fino ai nostri giorni: in sintesi, che cosa non ha funzionato? “Napoli ha subito tre furti. Il primo è stato nel 1861: il furto della sua identità storica. Il secondo, nel decennio del “rinascimento” fatto dalla sinistra, ed è stato sull’uso improprio ed evidentemente furtivo dei fondi pubblici. Il terzo furto è quello arrivato alla fine, il furto del futuro. Via via che si scavava per le nuove discariche, si rubava un pezzo di vita non solo alle generazioni presenti ma anche a quelle di domani. E con la vita, si ruba anche la speranza. Questa è una storia in cui non c’è stato un surplus di immoralità pubblica. Non sono mancati gli stanziamenti ma ci sono stati, invece, troppi “dirottamenti”. C’è qualcuno che ha attivato “pipe line” direttamente dalle casse pubbliche alla malavita elettrice.

Ma, in concreto, di chi è la colpa se in Campania ci sono montagne di rifiuti? “Nella Costituzione si legge che è dovere dello Stato finanziare, dovere di Regioni e Comuni “governare” il territorio. Per quindici anni la sinistra ha presentato il ‘modello di governo’ della Campania come uno storia di successo, esemplare per efficienza, democrazia e moralità. Una combinazione sintetizzata con una sola parola: il Rinascimento. La cosa grottesca è che quando le cose andavano bene, o l’leffetto-carta pesta faceva sembrare che andassero bene, era merito della sinistra. Quando vanno male, la colpa è di tutti. Fino alla posizione grottesca di Bassolino che si assume le sue responsabilità ma non si dimette, praticando una scissione fra la responsabilità e moraità”.

Sta dicendo che è tutta colpa di Bassolino? “Ricordo che qualche anno fa mi sono permesso di criticare Bassolino in sua presenza durante una manifestazione pubblica. E mi sono resto conto, ad un certo punto, di aver fatto una gaffe. Perché il clima di consenso era da regime totalitario. Sono convinto che il ‘risanamento’, per tornare ad un termine utilizzato a inizio secolo, può iniziare solo con una rottura della continuità. Solo ridando la parola al popolo. Bassolino, con la sua responsabilità o irresponsabilità, con la sua moralità o amoralità, non è la cura ma la malattia”.

Scusi, però proprio ieri, al Senato, avreste avuto la possibilità di sfiduciare il governatore della Campania. E, invece, la mozione presentata da Calderoli non è passata soprattutto grazie alle assenze nelle fila di Forza Italia. “Per quanto mi risulta è stata un po’ una forzatura di Calderoli: ha voluto anticipare il voto, ha voluto iniziare la guerra prima che fosse inviate le cartoline precetto. Ma non credo proprio che qualcuno ci possa accusare di connivenza con Bassolino. Non sono i senatori da Roma che devono mandare Bassolino a casa. C’è la costituzione: devono mandarlo i napoletani da Napoli. E vedrà che non mancheranno iniziative e sorprese in questo senso”.

Tornerete alla carica? La prossima settimana si vota sul ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio... “Vedrà che per allora le cartoline precetto saranno arrivate a tutti”.

Passiamo ad un altro terremoto, sempre campano: quello che ha portato alle dimissioni di Mastella. “Erano inevitabili. Per un comune cittadino ci sono due dimensioni: la dimensione privata e la dimensione legale. Quella privata è fatta dai suoi sentimenti, quella legale è fatta dalla dialettica fra la difesa el’accusa. Per un uomo politico c’è una dimensioni in più rispetto a quella legale e personale, ed è la dimensione morale. Una dimensione basata sulla fiducia pubblica in ordine alle sue competenze”.

Un discorso che vale soprattutto per Mastella? “La competenza del ministro della Giustizia è assolutamente particolare: è di garanzia. Non per caso ha un nome antico: “guardasigilli”. Non per caso è l’unica figura di ministro citata nella Costituzione. Prodi ha sbagliato ad assumere l’interim della Giustizia”.

Perché? “L’interim sulla giustizia al capo del governo determina un conflitto fra controllore e controlalto che potrà essere formalmente costituzionale ma è sostanzialmente improprio. Mussolini ha avuto anche quattro “interim”, tutti insieme, ma non ha mai avuto quello sulla giustizia”.

Vuole dire che Prodi ha superato Mussolini? “Per Prodi questo “interim” non è un segno di forza ma di debolezza. In ogni caso, concentrato l’interim sulla presidenza, non viene ridotto ma amplificato il problema della politica giudiziaria del governo. Il discorso letto da Mastella in Parlamento è diametralmente diverso da quello depositato in Aula. Prodi, ieri, ci ha detto che fa il ministro della Giustizia, ma non ci ha detto quale politica farà per la giustizia. E dunque, tanto per cambiare, anche lui è arrivato a rubare qualcosa a Napoli: il diritto ad avere una giustizia”.

Quali effetti avranno le dimissioni di Mastella sul governo? “Appoggio esterno è un caso in cui l’aggettivo ‘esterno’ tende a cancellare il sostantivo ‘appoggio’. E poi c’è in arrivo, al galoppo, il generale referendum. Per un partito come l’Udeur c’è da scegliere fra morire con il referendum o lottare per resistere. Una battaglia che si può fare solo anticipando le elezioni”.