Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

Grande coalizione solo dopo il voto

Il Professor Tremonti gela le speranze del Pd che non vuole andare a votare subito con il Porcellum: "Il problema non è la legge elettorale, è la sinistra "salsiccia" tipo subprime americani". Dal Senato è uscita per il centrosinistra "una sentenza lapidaria: Fuerunt", ma Veltroni "ha la possibilità storica di creare qualcosa di nuovo, invece di riciclare il vecchio come la sinistra ha fatto finora". E sullo sfondo, ma solo dopo le elezioni, ci potrebbe essere l'ipotesi a cui Tremonti guarda con favore da anni: la Grande coalizione. Intervista di Gianluca Luzi.

Presidente, lei ha cominciato a parlare di Grande coalizione nel 2004, primo politico in Italia e forse in Europa. Un copyright sulla formula.
"E' la formula democratica giusta per gestire nell'Europa continentale i problemi che arrivano dal mondo globale. Se il mondo cambia deve cambiare anche la politica. La formula della Grande coalizione, ormai estesa sulla mappa politica dalla Germania al Lussemburgo, all'Austria, all'Olanda, al Belgio, ha due caratteristiche essenziali: fa crescere il potere dei governi, fa decrescere il conflitto nel Paese. Che caratteristiche strutturali e temporali hanno le grandi coalizioni? Due: la prima è che si fanno dopo le elezioni, e questo perché si fa chiarezza su chi ha vinto, chi ha perso o se hanno pareggiato, in parallelo si raffredda il clima surriscaldato della campagna elettorale. L'altra caratteristica è che le grandi coalizioni si fanno con i partiti politici. Con l'assunzione di responsabilità in presa diretta, con dentro i leader. Non si fanno per interposto tecnico. La Grande coalizione è il governo di tanti "contro" pochi, non è il governo di nessuno contro tutti, dove per nessuno si intendono le "anime morte" le "anime belle", le elite".

E' un'ipotesi concreta, in Italia?
"Le caratteristiche di base ci sono state il 10 aprile 2006. Però non siamo passati dall'ipotesi alla tesi. Comunque non si può escludere che ci possa essere una replica nel 2008 e questo è il senso della "clausola di salvaguardia democratica" che ha posto Berlusconi a Napoli".

Ma adesso, a consultazioni aperte?
"Io vedo cinque anomalie. La prima: una crisi parlamentare che avrebbe una soluzione extraparlamentare, con un governo "tecnico" incaricato - ed è la seconda anomalia - di fare l'atto politico per eccellenza: la legge elettorale. La terza anomalia è che la missione di un governo tecnico sarebbe un atto che non è propriamente di governo ma tipicamente del Parlamento. Quarta anomalia: una missione che dovrebbe realizzarsi istantaneamente, prima del referendum, dopo due anni di insuccessi e di paralisi, nel durante di una campagna elettorale che impegnerà 13 milioni di votanti per le amministrative. Quinta anomalia, la più importante: non c'è il clima. In questa fase nel centrosinistra cresce il contrasto tra centro e sinistra, ma non decresce il contrasto con noi. Quello che si avverte è più il disperato bisogno di una soluzione che non la convinzione".

Però Veltroni ha cercato il dialogo e non lo scontro con voi.
"Sostenendo Prodi che faceva campagna elettorale. Rutelli ancora ieri ha affermato che noi siamo degli irresponsabili che hanno sfasciato i conti pubblici. Quello che ha detto non è responsabile e non è istituzionale. I conti pubblici italiani, nonostante la propaganda violenta del centrosinistra, nel periodo del governo Berlusconi sono stati migliori di quelli tedeschi, tanto è vero che Prodi voleva dare le sanzioni alla Germania e non all'Italia. Quei cinque anni di propaganda sono stati demenziali e prosegue quel clima. Cresce la disperazione ma non si vede crescere la convinzione, che presuppone il rispetto istituzionale, una oggettività nella valutazione. Io per esempio sostengo che la politica economica del governo Prodi è stata sbagliata, ma non dico che è stata irresponsabile".

Quindi niente accordo prima del voto?
"La nostra convinzione è quella di rappresentare la major pars degli italiani e quindi la nostra convinzione è quella di vincere e di avere la forza e la capacità per governare. Nei cinque anni di governo, con il terzo debito del mondo senza avere la terza economia del mondo, in piena recessione europea, riducendo sistematicamente lo spread sui titoli pubblici tedeschi, senza crisi sociali o finanziarie, anzi ereditandole (Fiat, Cirio, Parmalat, bond argentini), abbiamo fatto la riforma del lavoro, delle pensioni, delle banche, delle infrastrutture, eccetera".

Ma anche il capo dello Stato avverte la necessità di una nuova legge elettorale.
"Credo che il discorso sulla legge elettorale non sia quello fondamentale, credo che sia sovrastruttura e non struttura. Il centrosinistra ha fallito la sua esperienza di governo non per i limiti della legge elettorale, ma per i limiti della sua coalizione. Non per caso questo è da mezzo secolo un paese di centrodestra, il miracolo a sinistra è stato fatto creando una maggioranza "salsiccia", tipo subprime americani. Per governare bisogna avere più del 50 per cento e invece avevano pareggiato. Per governare devi essere omogeneo e loro invece hanno insaccato di tutto".

Anche Veltroni lo sa, e infatti vuole che il Pd corra da solo, senza sinistra radicale.
"La grande differenza tra sinistra e destra è che a sinistra ci sono due popoli, tutti e due legittimi e in competizione darwiniana. Da noi non c'è da costruire nessun popolo perché c'è già ed è anche maggioranza. Comunque grandi problemi postulano grandi numeri. Se fai un partito omogeneo, ma se con questo hai solo il 40 per cento dei voti reali nel paese, se anche grazie al premio di maggioranza arrivi al 55 per cento in Parlamento, non vai da nessuna parte. E' una formula che valeva per i tempi normali, ordinari, non per i tempi straordinari in cui viviamo. Per governare non basta un 40 per cento "dopato", come non è bastato il 50 virgolettato, il 50 virgola qualcosa. Serve una grande maggioranza e può essere che non basti neanche questa".

E un governo tecnico?
"Se quanto sopra è vero, avrebbe tutti i difetti senza i pregi della Grande coalizione. Sarebbe una cosa a metà fatta troppo presto e tra l'altro brucerebbe quella che potrebbe essere una evoluzione europea della nostra politica".

Quindi si va dritti alle elezioni?
"Direi di sì e con tutta probabilità alla nostra vittoria. Ferma la clausola di salvaguardia democratica di Berlusconi. Soluzioni intermedie sarebbero la cosa mezza giusta nel momento sbagliato e dunque la cosa sbagliata".