Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Corriere della Sera

Tremonti: "Nuove regole l'interlocutore è Prodi. Al voto si andrà nel 2009"

«Non si possono avere due anni di non governo» «Da qui alle urne non ci si comporti come cicale» l' Ex Vicepremier di Forza Italia e il Dialogo Tra le Coalizioni. Intervista di Sergio Rizzo.

ROMA - «A Giulio quel che è di Giulio», ha esclamato a un certo punto venerdì Romano Prodi alla Camera. Chissà se è quella battuta che adesso l’ ha reso «più umano» agli occhi di Giulio Tremonti. O piuttosto «l’ umanizzazione» del premier, come il vicepresidente di Forza Italia tiene a sottolineare, non sia la conseguenza di quanto accaduto in questi giorni. E che avrebbe consegnato alla nuova fase politica «un Prodi diverso. Più se stesso che l’ attore di se stesso. Transitando dalle luci della vittoria alle ombre della sconfitta è passato dal super-Io all’ Io semplice e a volte addirittura al noi». Lo ammetta: si sta fregando le mani. «Tutto è ancora in movimento. Tanti hanno voglia di palude, ma c’ è un problema: manca la palude ed è bene che sia così. Non possiamo avere davanti due o tre anni di mezzo governo e di continua campagna elettorale. Quando il capo dello Stato chiede la legge elettorale non lo fa per ragioni estetiche ma politiche. Perché ha coscienza dell’ esistenza di una crisi politica. Prima si fa la legge elettorale e prima si risolve la crisi: con le elezioni». Quindi lei vuole la clausola di dissolvenza, per cui fatta la legge decade il Parlamento, che invece Chiti esclude? «Difficile avere insieme il cotto e il crudo. Non si può chiedere la tregua per la legge elettorale e continuare a tirare a campare. La scolastica politica insegna che la legge nuova porta alle elezioni perché delegittima il vecchio Parlamento. Il caso italiano è diverso. Non è la legge che porta alla crisi ma la crisi di un governo senza maggioranza che porta alla legge elettorale». Che lei se lo augurasse lo posso immaginare. Ma se l’ aspettava un governo in crisi dopo appena nove mesi? «L’ 11 aprile, il giorno dopo le elezioni, Prodi poteva vincere come politica e come governo, lanciando la grande coalizione, facendo come Angela Merkel in Germania. Ha preferito la strada di governo a quella della politica. In nove mesi, dalla Pentecoste alle Ceneri, è passato dalla culla alla tomba». Esclude il ritorno alle grandi intese? «L’ attimo fuggente mi pare sfuggito. Il contrasto è durato troppo. E ciò che impediva la grande coalizione, la debolezza a sinistra, si è accentuato». Il portavoce dell’ esecutivo ha detto che la crisi è stata solo un pit stop. «Di solito il pilota decide di fermarsi per il pit stop alla fine di un giro. Prodi avrebbe dovuto fare un giro epocale, invece è arrivato ai box spingendo la macchina a mano. Facciamo un bilancio. Il governo è partito con una vittoria più virtuale che reale. Ma ha compensato il deficit di voti con uno straordinario surplus di capacità politica, il "saperci fare" tipico della tecnica comunista». Comunista Prodi? «Ha detto: "In un solo mese ho fatto eleggere i presidenti delle Camere, il capo dello Stato e ho fatto il governo". Quattro istituzioni su quattro. E poi il cinismo sulla legge elettorale, presentata come fattore-ostacolo all' attività di governo, mentre era vero l' opposto, che solo con questa legge la sinistra poteva andare al governo». Ma quello non è stato uno scherzetto di Silvio Berlusconi? «Grazie a quella legge Prodi ha messo in scena un capolavoro politico, la dittatura della minoranza, basata su un paradosso (siamo forti perché deboli) e un ricatto (se cado, l' Unione va all' opposizione per 60 anni). Come tutte le dittature è caduta». Il «dittatore» Prodi si è dimesso di sua iniziativa dopo un voto contrario in Parlamento. O sbaglio? «Non è caduto solo per le divisioni nel centrosinistra sulla politica estera, ma per la divisione dagli italiani. I sondaggi dicono che il centrosinistra è sotto di 13-15 punti. E i più convinti di ciò stanno a sinistra». Il premier dice che lui va avanti. «Questi mesi hanno rivelato un doppio limite, politico e tecnico. Quello politico non è tanto nell' azione della sinistra antagonista in una coalizione che va dai trotzkisti ai liberisti, quanto nella debolezza assoluta della sinistra governista». E il deficit tecnico quale sarebbe? «I 13-15 punti di distacco sono dovuti in parte essenziale al "non capire" che ha ispirato la Finanziaria. Prima hanno promesso di non alzare le tasse. Poi le hanno alzate. Ora promettono di ridurle. La gente non capisce più nulla. Anzi, capisce una sola cosa: è stata fregata e che prima o poi la fregheranno di nuovo. Il nostro programma elettorale si chiama Tommaso Padoa-Schioppa». Le pare il caso, dopo che Prodi ha detto: «A Giulio quel che è di Giulio»? «Per usare più o meno le stesse fonti, diciamo che dal male viene il miele. Grazie, per quanto mi riguarda. Ma la cifra essenziale del governo è stata e sarà la doppiezza. Una mezza verità agli elettori, una mezza verità al governo. Una mezza verità ai cattolici, una mezza verità ai laici. Una mezza verità all' estero, una mezza verità all' Italia». Il centrosinistra piange, ma nemmeno il centrodestra ride. A Berlusconi Fassino ha detto: il suo popolo non la riconosce più. C' è qualcosa di vero? «Il 17 maggio 2006 sembra lontanissimo, in realtà è vicinissimo. L' opposizione ha due funzioni. La prima, abbattere il governo. La seconda, essere credibile per governare. In mezzo, c' è la legge elettorale. I tecnici della politica dicevano che l' opposizione divisa teneva in vita il governo. Abbiamo dimostrato che non è così e il governo è caduto. La prima cosa è stata fatta». La seconda sembra un tantino più complicata. «È vero che è venuto il tempo di riaprire il cantiere del centrodestra. Credo che tutti ne siano convinti e che ci siano le condizioni per farlo, anche perché se guardo dall' altra parte non vedo un cantiere ma un cimitero». Il capomastro è ancora Berlusconi? «In politica la realtà sono i numeri e i grandi numeri sono al centro. Se ci sono tre italiani su dieci che votano per Forza Italia vuol dire che Forza Italia è al centro della politica». Il gelo che sembra sceso fra il Carroccio e il resto dell' opposizione non complica un po' i lavori del cantiere? «La linea della Lega l' ha tracciata, la traccia e la traccerà sempre Umberto Bossi. Chiedetelo a lui. Mi sembra comunque che tasse, immigrazione, famiglia, valori, territorio dividano la sinistra dalla Lega.» Prodi dice che se parte il dialogo sulla legge elettorale il referendum si può rinviare. Condivide? «Il successo del referendum è l' insuccesso della politica. L' unico modo che il Parlamento ha per rinviare il referendum non è implorare una tregua improbabile, ma rimboccarsi le maniche e fare la legge». Come considera la proposta di una commissione bicamerale per scrivere le nuove regole elettorali? «Il Parlamento basta e avanza. Inventare organi o ipotizzare modifiche della Costituzione vuol dire camminare verso la palude che non esiste. La forza di gravità spinge inevitabilmente verso le elezioni». Quando saranno? «Nel Palazzo la data magica è fissata alla primavera del 2009. Dopo che i parlamentari avranno maturato il diritto alla pensione e insieme alle Europee. Vuol dire due anni di non governo e di campagna elettorale continua. Possono essere anche due anni difficili. Sul Corriere avevo previsto la crisi finanziaria asiatica e la crisi immobiliare americana. Si sono verificate e non è stato un bel segno. È dunque tempo di mettere fieno in cascina e non fare le cicale da qui al 2009». Con quale legge elettorale si voterà? Casini ha citato il modello tedesco e glielo ha attribuito. «La mia proposta del 1999 combinava insieme proporzionale e bipolarismo. L' esatto opposto di un presunto sistema tedesco, pensato come una piattaforma girevole. Eletto per governare con Müller, il giorno dopo puoi scegliere di governare con Mayer». I suoi alleati la digeriranno? «Lasciamo stare la mia proposta. In Parlamento c' è già un buon articolato che disciplina l' essenziale: rappresentanza proporzionale, governabilità con programma e premier comuni, e antiribaltone». Preferirebbe trattare le nuove regole con Prodi o con Massimo D' Alema? «L' interlocutore è Prodi. Finché è al governo è forte perché governa. E se cade vittima di un agguato dei suoi resta forte perché è vittima, eroe vindice del popolo delle primarie». ANGELA MERKEL «Prodi poteva vincere con la grande coalizione come Angela Merkel» PIER FERDINANDO CASINI «Il modello tedesco che mi attribuisce Casini? La mia proposta era diversa» UMBERTO BOSSI «Gelo con la Lega? La linea la traccia e la traccerà sempre Bossi» VANNINO CHITI «Chiti esclude la clausola di dissolvenza? La legge nuova porta alle elezioni».