Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Padania

Tremonti: "La via: rispettare le identità"

"Correzione proporzionale per tornare al voto". Intervista di Matteo Mauri.

Vicenza – Arriva al Parlamento di Vicenza a metà mattina, accompagnato da Aldo Brancher. Giulio Tremonti, vicepresidente della Camera e numero due di Forza Italia è il primo politico non leghista a varcare la soglia del Parlamento del Nord, dando di fatto quella legittimazione e quel riconoscimento che Roberto Maroni aveva chiesto un mese fa come condicio sine qua non per stringere alleanze elettorali. Si accomoda nella sala dove si discute di federalismo fiscale, tiene una dotta lezione ai partecipanti, poi parla di politica.

Presidente Tremonti, qual è il significato della sua presenza al Parlamento del Nord? «Intanto sono stato invitato. Sono qui per sostituire Sua Eccellenza il Ministro Vannino Chiti, cerco di anticiparlo dicendo qual’è il mio punto di vista sul Titolo V della Costituzione».

A Vicenza si discute principalmente di federalismo. A Roma il tema del giorno è duplice: da una parte riforme costituzionali, dall’altra riforma della legge elettorale. Come si intrecciano questi temi? «Secondo me meno si intrecciano, meglio è. Abbiamo un’urgenza. La priorità numero uno è mandare a casa Prodi. Io ho una carta geografica con due strade indicate. La prima, obbligata, dice: mandare via Prodi; la seconda, la via maestra, è andare alle elezioni. Per andare al voto il Capo dello Stato ci ha detto che ci vuole un’altra legge. Prima si fa quella legge, meglio è».

Quindi la nuova legge elettorale è prioritaria? «Certo. Ci sono i mezzi per farla in Parlamento velocemente  e bene».

E come deve essere la nuova legge? «La legge elettorale deve rispettare le identità, deve essere proporzionale, che non esclude, anzi garantisce il bipolarismo, se messo in collegamento con un programma e un candidato e se c’è una sanzione per il partito che va alle urne con un nome e poi in Parlamento lo cambia».

Una norma antiribaltone? «Feci questa proposta nel 1999, quando lo scenario era diverso, era dominante il maggioritario. Dicevo: se un partito fa il ribaltone perde i finanziamenti pubblici e non può presentarsi con lo stesso simbolo alla successiva tornata elettorale».

Ma ci sono i numeri in Parlamento? «C’è interesse del sistema a fare presto e bene una legge elettorale. Se il Parlamento non riesce a fare una legge elettorale mi chiedo cosa ci sta a fare questo parlamento».

Anche perché altrimenti si va a referendum. «Sono convinto del fatto che la legge elettorale deve essere fatta da questo Parlamento. Se non ce la fa, significa che il Parlamento è fallito. Io spero che non fallisca, si smetta di litigare su cose che non esistono».

A che cosa si riferisce? «C’è gente che parla di sistema tedesco e temo non ha letto di cosa si tratti. Ci sono in Parlamento delle persone che dicono: non voglio il referendum, voglio il sistema tedesco. Ma sistema tedesco significa cambiare la Costituzione, nel frattempo vince il referendum. Meglio chiarirsi prima le idee».

A meno che qualcuno stia fingendo, prendendo tempo per poi andare a referendum. «Magari c’è anche, speriamo di no».