Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Gazzetta del Mezzogiorno

Tremonti: "Ignorano il Sud"

"Nessuno ha pensato al Mezzogiorno nella farsa sui soldi del tesoretto". "Ok alla fusione tra Unicredit e Capitalia, ma sotto il Po non ci sono banche".

Tour elettorale in Puglia per Giulio Tremonti, ex ministro dell'economia, vicepresidente della Camera e vicepresidente di Forza Italia. Accompagnato da Raffaele Fitto, deputato e coordinatore pugliese di Forza Italia, dal capogruppo regionale Rocco Palese, dall'onorevole Angelo Sanza, e da altri dirigenti azzurri, il professor Tremonti ieri è intervenuto a Trani e Fasano, dove domenica e lunedì prossimi si vota per il rinnovo dei consigli comunali. Raggiungiamo il professor Tremonti al telefono, mentre sta per giungere a Fasano. I temi caldi abbondano: il rischio di una rivolta antisistema denunciato da Massimo D'Alema nell'intervista dell'altro giorno; l'insofferenza montante verso i privilegi della classe politica e soprattutto verso l'indecisionismo cronico del sistema; lo strapotere delle banche sottolineato da economisti e politici; le pensioni; la riforma elettorale; il governo Prodi; i progetti di Berlusconi; la Michela Brambilla che si muove come una trottola.

«Mi perdoni - risponde Tremonti -, il tempo è tiranno. Vorrei dire sùbito qualcosa sul tesoretto su cui titolano i giornali, compresa la Gazzetta».

Cioè? «A parte la farsa di un tesoretto-scherzetto, visto che parliamo di una cifra minima, sulla quale la maggioranza ha dato vita allo show «Indecisi a tutto», dico solo che questa barzelletta del tesoretto costituisce solo l'anticipo del ridicolo che verrà con la prossima Finanziaria. La Finanziaria di quest'anno si è rivelata devastante per la quantità di denaro che ha sottratto ai cittadini. La Finanziaria del 2008 sarà devastante per la qualità minima della discussione politica».

Che significa? «Con la Finanziaria 2007 sono andati a sbattere sui grandi numeri. Con la Finanziaria 2008 andranno a sbattere sui piccoli numeri. In ogni caso, andranno sempre a sbattere. La farsa sul tesoretto sta anticipando il caos che ci sarà sulla Finanziaria. Se sono riusciti a litigare per tre mesi su due miliardi e mezzo di euro, riusciranno a litigare per i prossimi mesi sulla Finan-ziaria 2008».

Prodi e D'Alema sottolineano le cifre e i risultati positivi del risanamento avviato dal governo. «Lasciamo perdere. Ci troviamo in Puglia, nel Sud. Faccio solo notare che tra le mille voci sulla migliore destinazione del tesoretto manca il Mezzogiorno. Il Sud è stato del tutto cancellato dall'agenda politica».

Dati alla mano, il governo sostiene il contrario. «Cito il professor Nicola Rossi che con grande onestà intellettuale, in un bel libro, ha scritto che il governo Berlusconi ha de-stinato al Sud più soldi degli altri esecutivi. Ma vorrei sottolineare un altro aspetto le-gato alla fusione tra due grandi banche».

Quale? «La megafusione tra Unicredit e Capitalia è un'operazione assolutamente positiva sul mercato e per il mercato. Faccio però notare che ha spostato il confine del credito da Roma a Milano, e da Palermo a Milano. Esclusa la Toscana, dal Po in giù appariranno cartelli con la scritta «area debancarizzata». Il Mezzogiorno d'Italia è l'unica area d'Europa a non possedere banche proprie, di dimensioni considerevoli. Il divario del Sud rispetto all'Europa si spiega così, in gran parte. Dalle Asturie alla Baviera, invece, ci sono regioni con grosse banche autocnone locali. Questa è la realtà. Con un inciso: le banche del Nord Italia raccolgono quasi tutto il risparmio del Sud».

Che fare, allora? «Noi, con la Finanziaria 2006, abbiamo provato a lanciare la Banca del Sud. La sinistra l'ha sùbito bloccata. Noi, se ne avremo la possibilità, cercheremo di farla ripartire sùbito».

L'idea di Banca del Sud voluta dallo Stato si attirò parecchie critiche, però. «Tutte infondate e incredibili. Noi siamo convinti che i fondi pubblici siano necessari, ma non sufficienti. Se si versa acqua in un terreno non arato nè concimato, l'acqua va giù e non produce benefici. Idem per il Sud. I fondi pubblici precipitano giù se non vengono messi in un terreno attivato anche con i fondi delle banche. Ci sarà una ragione se in tutte le regioni d'Europa operano banche locali consistenti. Nel Sud c'è poco sviluppo perché non ci sono banche - ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile».

Veramente c'era una grande banca, il Banco di Napoli. Venne lasciata fallire anche se non vi erano i presupposti visto che le sue sofferenze erano recuperabili. «Il passato interessa poco, guardiamo al futuro. Per ora sappiamo che c'è un nesso tra la carenza di sviluppo e l'assenza di banche proprie».

La colpa non è anche della logica complessiva delle politiche adottate da anni, dai governi, per il Sud? Molti incentivi e pochi crediti. «Puoi dare crediti, ma se non ci sono le banche il risultato non cambia. Inoltre, se la decisione di concedere o no il credito viene presa a Milano, non è la stessa cosa di una decisione presa sul territorio meridionale».

Allora, la megafusione Unicredit-Capitalia non è funzionale al Sud?« Non voglio essere equivocato: è un'operazione straordinaria. Mi limito a notare che poteva essere compensata da altre iniziative di pertinenza del governo, ad esempio l'attivazione di una rete per fare partire, promuovere una banca nel Sud: una banca a diffusione popolare, con lo Stato socio promotore, con una logica economica. Non mi rassegno all'idea, al pregiudizio di un Sud debancarizzato. Ecco perché non giudico positivamente una politica che distrugge il tentativo di creare la Banca del Sud. Era la tipica iniziativa bipartigiana che pensavo potesse essere continuata anche dalla sinistra».

Che pensa dell'idea di zone franche, sul piano fiscale, per il Sud? «Avevamo cominciato a svilupparle, li presupposto è un buon rapporto con l'Europa. Ma non mi sembra che questo governo possa vantare questo buon rapporto, visto che lancia anatemi contro l'Europa. Non ha né la capacità né l'autorità di sostenere questi obiettivi in Europa. Invece la prima difficoltà è di convincere l'Europa a dare l'ok. Qui l'unica zona franca è la sinistra che cerca di farla franca in tutti i modi.

Come giudica l'intesa tra le Regioni sul federalismo fiscale, in particolare sul modello verticale di Fondo perequativo tra le Regioni per la sanità? «Il federalismo fiscale è un'altra cosa, non l'intesa tra burocrazie politiche. Dico solo che mi riconosco nell'articolo 119 della Costituzione, anche perché deriva da un emendamento da me proposto in Bicamerale. Non credo che la via al federalismo sia quella delle maggiori tasse».