Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

Tremonti: "Dalla Francia nessun esempio, il centro non è un luogo politico"

"La Cdl deve riflettere sull’esperienza di governo e le promesse fatte agli elettori". "Il centro non è un luogo della politica. Per risolvere i grandi problemi c’è solo la grande coalizione".

Professor Tremonti, siamo alla svolta. In Italia nasce il partito democratico. In Francia potrebbe succedere qualcosa di simile. Lei come la vede? Il centrodestra è spiazzato da queste dinamiche? "Francamente non vedo molte analogie tra la formazione del Pd italiano e il laboratorio politico francese. La novità che la Francia presenta all' Europa non è il centro. Centro: la parola è la stessa, ma la cosa è diversa. Per fare un esempio, si può dire: cavallo. Ma un conto è un cavallo al pascolo, un altro conto è un cavallo sulla scacchiera. In Italia, dove resiste il falso mito del centro, si commette un errore di grammatica. In Francia il centro non esiste come luogo politico. In Francia si elegge un capo assoluto e ad una figura unica corrisponde un potere unico. Per questo in Francia il centro di Bayrou è un fenomeno solo transitorio, dialettico e non politico". E' chiaro che abbiate interesse a svalorizzare Bayrou. Il leader centrista francese si profila come un modello terzaforzista per Casini, che manda in crisi la Cdl. "Bayrou non è un modello per nessuno. La sua affermazione è stata solo la reazione a una campagna elettorale totalmente nuova. Per inciso, ricorderei che l' Udf è una forza che nasce a destra e nelle campagne, ed ha radici in questa metà del campo. E poi il centro in quanto tale non è un luogo politico neanche in Paesi con Costituzioni diverse da quella francese. Se devi risolvere grandi problemi collettivi, come dimostra la Germania, non fai il Grande Centro, ma la Grande Coalizione. Se ti limiti a fare il centro, lasciando fuori l' altra metà, duri un anno e non fai niente". Comunque non negherà che il voto francese abbia implicazioni forti anche per l' Italia. "E' proprio quello che sostengo. Le elezioni francesi hanno un rilievo enorme per l' Europa e per l' Italia. Ma non per le ragioni 'allusive' che in questi giorni ho sentito nelle parole dei leader del centrosinistra italiano. Le vere ragioni sono diverse. Ne vedo due. La prima ragione, chiunque vinca, è la rottura con la politica del '900. Questa campagna elettorale ha segnato una novità assoluta in Europa. Prima di dividersi, Sarkozy e Royal hanno messo in comune il loro specifico dna politico. Tutti e due sono baby boomers, nati dopo la fine della guerra. Tutti e due, come in un reality, hanno sostituito la loro personalità alla politica intermediata dalle ideologie e dai partiti. In tutte le elezioni politiche del passato erano gli schieramenti che prevalevano sui candidati, e gli schieramenti indicavano il modello di una società 'migliore' . Sarkozy e Royal hanno rivoluzionato il gioco politico. Se quelle del 2002 sono state in Francia le ultime elezioni ideologiche, quelle di domenica scorsa sono state le prime elezioni post-moderne nella storia europea". Perché post-moderne? "Tutti e due i candidati sono usciti dai rispettivi schemi ideologici, per concentrarsi sulle 'cose della vita' . Nessuno dei due ha presentato una società migliore. Tutti e due hanno proposto di migliorare la società che c' è. Nessuno dei due ha parlato di Welfare, ma di migliorare la tua pensione, il tuo posto di lavoro. Nessuno dei due ha parlato di riformare la sanità, ma di migliorare il tuo ospedale. Tutti e due hanno usato un linguaggio comune, rivolgendosi al 'piccolo uomo' e alla 'signora mia' . E' questa la novità assoluta. In questo senso, sono davvero le prime elezioni libere d' Europa". D' accordo. Ma non si può dire che Sarkò e Sègò abbiano la stessa offerta politica. "La novità del piano comune ha generato le differenze. C' è prima di tutto una differenza 'interna' . L' essenza della distinzione tra i due è nella dialettica tra diritti e doveri. La Royal ha offerto ai suoi elettori diritti incondizionati e perpetui, crescenti ed affluenti. Sarkozy ha rotto questo schema introducendo, a fianco dei diritti, i doveri. E' questa la sua cifra politica essenziale. Per Sarkozy lo spirito repubblicano e lo spirito del tempo non possono prendere la forma esclusiva dei diritti, decampati dai doveri. Questa è la differenza essenziale tra lui e la Royal. Ségolène gestisce il futuro come la prosecuzione possibile di un felice passato: dato che siamo sempre cresciuti, continueremo a crescere. Per Sarkozy è l' opposto: non la continuazione ma la rottura, imposta dalla realtà. I diritti possono essere garantiti solo dai doveri, e i doveri possono essere garantiti solo dalla responsabilità che parte dall' individuo e dal suo impegno. Non è la società che fa gli individui, ma gli individui che fanno la società. Questo schema lo avvicina molto ai nuovi conservatori inglesi, e si basa sulla rottura culturale con la tradizione egualitaria ed illusoria del '68". E qual è la seconda ragione che rende importanti le elezioni francesi per noi? "A seconda di chi vince, l' effetto sarà di accelerazione o di stasi nella politica europea. Questa alternativa coincide con la diversità 'esterna' tra i due candidati. Royal sta nello schema politico consolidato in Europa negli anni '90. Come Prodi. Schmidt o Zapatero, crede e fa credere che l' Europa sia e possa continuare ad essere 'l' arca universale dei diritti ideali' . Un modello superiore, che si oppone al modello americano, vista l' America - di Bush - come il luogo della forza economica e militare, cioè un modello inferiore. Sarkozy ha la visione di un' Europa atlantica: è convinto che né noi né gli Stati Uniti possiamo fare da soli, ma abbiamo bisogno gli uni degli altri. Su questa base, Sarkozy ha il progetto di un' area atlantica di libero scambio, base di un' idea nuova di Occidente. Ed è chiaro che questo ci interessa moltissimo. Si apre una fase in cui ci saranno tre capi di governo fortemente atlantisti: Merkel in Germania, Sarkozy in Francia, Gordon Brown in Gran Bretagna. Su questi temi c' è anche la visione di Aznar. Ne abbiamo parlato di recente. Sarà interessante capire come si muoverà l' Italia". Lei dà per scontata la vittoria di Sarkozy, quindi? "L' ipotesi più razionale è che Sarkozy vinca. I numeri dicono che in Francia la destra è maggioritaria. Il partito socialista arriva a stento al 26%, e se raccoglie tutto quel che c' è a sinistra, e acquista anche un pezzo di centro, sta comunque sotto il 50%". Ad ogni modo, se non regge il parallelo tra il centrosinistra francese e quello italiano, meno che mai regge quello tra il centrodestra francese e quello italiano. Ora fate a gara ad accaparrarvelo, ma dov' è un Sarkozy, tra le vostre truppe? "Non c' è nessuna gara. Io ho lavorato insieme a Sarkozy. Tra noi si è creata un' amicizia personale, oltre che un' affinità politica. E' stato lui ad appuntarmi l' insegna di Ufficiale della Legion d' Onore. Premesso questo, il passaggio alla politica post-ideologica ha prodotto e produrrà più traumi a sinistra che a destra. In fondo Berlusconi è stato il primo leader post-ideologico". Vero. Ma al contrario di Sarkozy, è stato il primo a vendere sogni agli elettori. Non gli ha mai parlato del mondo reale, fatto di problemi e di fatiche quotidiane. Li ha sempre e solo ammaliati con l' idea del futuro sempre più rosa e del cielo sempre più azzurro. E' il tragico limite della destra che avete rappresentato in questi anni. "Questo è un punto su cui dobbiamo oggettivamente riflettere. A partire dalla nostra esperienza di governo, per capitalizzarla nei prossimi anni". Intanto, però, Ds e Margherita si fondono in un solo partito, mentre voi, a destra, continuate a bisticciare sulle formule. "I bisticci mi sembrano ancora un po' più a sinistra che dalle nostre parti. Comunque il nostro schema futuro può essere solo quello della Federazione. Estesa in termini di confederazione alla Lega. Federazione al nostro interno, confederazione con la Lega. Diversità identitarie messe insieme da un comune progetto. Comunque, se c' è una differenza tra centrosinistra e centrodestra è che dalla nostra parte un grande partito c' è già, e sta intorno al 30%, e si chiama Forza Italia. A sinistra sono ancora nella fase del concepimento. Noi siamo già nella fase della modernità".