La sinistra ha perso da sola
Per il vicepresidente di FI "non è avanzato il centrodestra, è arretrato il centrosinistra. E il suo primo errore è stato fare il governo. Ma il voto non apre spazi per il partito degli ottimati".
ROMA - Onorevole Tremonti, avete vinto al Nord, in Sicilia e altrove. Come intendete investire questo "tesoretto", a parte l' eventuale gita al Quirinale di Berlusconi? «Per capire quello che è successo ieri e quello che succederà domani, è necessario fare un passo indietro. Il 10 aprile la sinistra si è presentata agli elettori con un programma che conteneva un vasto catalogo di problemi da risolvere. Il giorno dopo la sinistra non ha guardato i numeri fondamentali - che indicavano un sostanziale pareggio e suggerivano come ipotesi più razionale qualcosa di simile alla grande coalizione tedesca - ma ha guardato i numeri marginali (più 24 mila voti alla Camera, meno 200 mila al Senato), pensando di compensarne il deficit con un surplus di ingegneria politica: la "finzione" giuridica del premio di maggioranza, la funzione militante dei senatori a vita. In aggiunta, la presunzione di una superiore capacità politica di "saperci fare"». Secondo lei un' illusione, alla luce dei fatti? «La ragione sosteneva un postulato: grandi problemi si risolvono solo con grandi numeri. L' illusione ha invece prodotto il paradosso della sinistra: "la nostra forza è fatta dalla nostra debolezza". E' così che, a fronte di grandi problemi, è nato un piccolo governo». Un governo che continuerà ad andare avanti «No, perché oltre all' hardware - i voti - è venuto a mancare anche il software, la capacità, la cultura di governo. L' ultima Finanziaria è stata un suicidio, prima che ancora che tecnico, politico. Diciamo tecno-politico». Le due «criticità» - debolezza dei numeri e incapacità di governo - sarebbero quindi all' origine della vostra affermazione? «Sono all' origine della sconfitta della sinistra, che davvero ha fatto tutto da sola. Una sconfitta di questa estensione e intensità, a sua volta, è destinata a innescare crisi, ad aumentare la meccanica dei contrasti interni, la paralisi delle decisioni esterne. Alla fine arriva un punto in cui tra fedeltà al partito e solidarietà agli alleati, preferisci il partito agli alleati. Per chi è più giovane, per chi non ha responsabilità di governo, per chi si candida alla leadership di un partito, arriva il punto di squilibrio tra stare dentro e stare fuori dal governo. Il punto in cui conviene stare fuori». A sentire lei, la Cdl non c' entra molto con questo risultato... «In effetti, ripeto, la sinistra ha fatto tutto da sola, non è avanzato il centrodestra, è arretrato il centrosinistra». Insomma, quale sbocco prevede? «Non so se ci sarà una crisi di governo, so però che c' è un governo in crisi. E so che la crisi del governo determina la crisi del Parlamento. Usando il vecchio linguaggio della sinistra, si può dire che nel Parlamento - la "fabbrica delle leggi" - ci sono il reparto motori, cioè la Camera, che funziona, e il reparto carrozzeria, cioè il Senato, che incrocia le braccia». Per questo la riforma della legge elettorale è su un binario morto? «Sciopero elettorale!». Il centrosinistra obietta che non si può valutare un governo dopo un anno, soprattutto quando all' inizio si prendono decisioni impopolari. «Comprenderei la posizione della sinistra se ci fosse una, se pur minima, prospettiva di vittoria nei prossimi anni. Faccio un ragionamento molto semplice: nel 2006, alleando l' impossibile, promettendo l' impensabile, sfruttando la rendita di opposizione, applicando una fantastica macchina propagandistica, la sinistra è riuscita ad arrivare solo al pareggio. L' attimo fuggente è fuggito, quando si voterà sarà evidente che la divisione prevale sulla coalizione, la delusione sull' illusione, la rendita sarà sostituita dal costo politico del governare, la propaganda non potrà battere la cruda realtà dell' informazione». Che dovrebbero fare, regalarvi una crisi di governo per far tornare Berlusconi? «Cliccare Google sulla pittura francese, l' immagine tipica della zattera alla deriva. Ma che senso ha governare ancora così? Trovino loro una qualsiasi soluzione politica alternativa. Forse, guadagnando un po' di tempo, la sinistra può rielaborare i suoi materiali. Nel passato il Dna della sinistra era fatto da tre componenti: collettivo, progresso, spesa pubblica in deficit. E' impossibile trasporlo, senza una nuova genetica, nel tempo nuovo che stiamo vivendo. Guadagnare un po' di tempo per fare questo esercizio sarebbe fondamentale per la sinistra, e dunque per la politica». Dal giorno del discorso di Montezemolo si fa un gran parlare di «antipolitica», di un fantomatico "partito degli ottimati" che sarebbe in gestazione. C' è qualche messaggio che arriva dagli elettori? «Sulla cartografia politica delle amministrative non trova spazio l' antipolitica, destinata ad evolversi nel partito degli ottimati. Non sono molto esperto del ramo, ma non credo che Genova possa essere letta come la "constituency" di un partito degli ottimati». Si dice che Berlusconi andrà da Napolitano a chiedere le elezioni anticipate. Cosa potrebbe fare il capo dello Stato? «Il presidente ha fatto il suo dovere in occasione dell' ultima crisi di governo. Prodi gli ha detto che aveva numeri sufficienti per fare un piccolo governo, non poteva rinviarlo a una grande coalizione. Prodi andrà avanti con i suoi numeri marginali come vigilato speciale». Anche a destra si assiste a un paradosso. Dalle elezioni è venuto fuori un Berlusconi più forte, ma i vostri alleati non lo vogliono più come leader. «La realtà, in politica, la fanno i grandi numeri. Comunque, non penso che la questione vera del centrodestra sia soggettiva ma oggettiva». Cosa intende dire? «Il governo non è la prosecuzione con altri mezzi della campagna elettorale. Per noi la campagna elettorale sarà facile, automatica, ce la sta già facendo la sinistra. Il problema è quello del giorno dopo, quello del governo. In Francia Sarkozy non ha vinto perché ha fabbricato illusioni ma perché ha prospettato soluzioni credibili. Esercizio più difficile, me ne rendo conto, che formulare invettive contro la politica».