Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

La sinistra gioca a scaricabarile la crisi è colpa della sua paralisi

Il vicepresidente di Fi nega che ci sia "un rigetto della politica". "E lunedì lo vedremo nelle urne". "Più dei privilegi mi fanno schifo i continui litigi".

ROMA - «L'analisi di D'Alema sulla "scarsa fiducia dei cittadini" è già implosa tra sineddoche e ombelico». Professor Tremonti, spieghi bene che c' entra la figura retorica della sineddoche con la crisi della politica. «D'Alema trasferisce sulla politica la crisi della sua parte politica. Una parte che stando in questo governo si allontana dal consenso popolare. La sineddoche è appunto lo scambio tra una parte e il tutto. La generalizzazione del particolare». E l' ombelico? «Per la verità gli ombelichi sono due, quello di D' Alema e quello dei salotti». Partiamo dal primo. «E il luogo del travaglio costitutivo del Partito Democratico. Un processo che finora pare vivo solo "a contraris"». Perché «a contraris»? «La novità vera non è la nascita del "partito nuovo" ma la nascita opposta della sinistra antagonista». E il secondo ombelico? «Sono i salotti, i laboratori in cui si fabbrica in vitro l' ipotesi di un allineamento temporale tra 2007 e 1992. Tra fine della Prima e fine della Seconda Repubblica». Quali salotti? «Certi salotti milanesi. Smettiamo di essere provinciali. E' da un po' che la crisi della politica gira l' Europa come un fantasma che viene esorcizzato appena la politica fa la politica come in Francia. Piuttosto, dalla parte dei salotti si confondono l' essere, il dover essere e il voler essere. Senza speranza. Come diceva un tale poco letto nei salotti, mi pare Marx, la storia se prima è tragedia poi diventa farsa». Quindi l' allarme è ingiustificato? «Io non vedo un rigetto della politica. Certo, danno fastidio i privilegi. Certe cose mi fanno schifo. Ma danno più fastidio i continui litigi». Eppure il '92 e il 2007 sembrano avere aspetti in comune. Partiti che cambiano, sondaggi che confermano la sfiducia nel Parlamento e nei politici. «Le cause sono profondamente diverse. Nel '92 ci sono stati insieme l' esaurimento della dialettica storica che ha marcato il dopoguerra nell' opposizione tra libertà e comunismo ed il venir a scadenza della cambiale mefistofelica del debito pubblico, firmata dalla politica al principio degli anni '70. Ciò ha portato con la Lega Nord a un diffuso movimento popolare di protesta e con "Mani pulite" alla comparsa salvifica di una figura giuridica atipica del "giudice vindice"». Il debito pubblico, però, c' è ancora. C' è anche la corruzione? «Alla fine della Prima Repubblica con la possibilità di fare spesa pubblica a debito, con l' affrancamento dal vincolo democratico essenziale - no taxation without representation - era corrotta la politica nel suo insieme. Ora ci saranno pure politici corrotti ma non è corrotta la politica. Un conto è governare facendo debito pubblico e un altro conto è governare avendolo. È proprio per le tasse che pagano che i cittadini reagiscono». C' è anche un capitolo «costi della politica»? Il presidente del Senato Marini, ritiene che la gente si allontani dalla politica anche perché il Palazzo costa troppo. «Un interessante contributo, un po' dottrinario. In attesa del passaggio dal "pensiero all' azione"». Ammetterà che in questi anni è stata evocata anche una protesta "antipolitica" come lo sciopero fiscale. «Noi siamo per la "giusta imposta". In questi termini dovremmo temere non lo sciopero fiscale ma quello elettorale. Lunedì vedremo che in Italia non c' è sciopero elettorale. Piuttosto i cittadini votano per avere una "giusta imposta". Per questo votano per noi». Lei riversa tutta la colpa sul centrosinistra. Parla come se la Cdl non avesse mai governato. Non si spiega perché non avete vinto le elezioni solo un anno fa. «Il governo Berlusconi è stato attivo per 5 anni. Il governo Prodi è stato attivo solo per 6 mesi. E' crollato nei consensi con una finanziaria suicida. Questo è il punto essenziale. Abbiamo dato prova di buon governo. Il governo Prodi, con la sua paralisi, causa la crisi della politica. Perchè? Dal '94 l' asse della politica si è spostato dal Parlamento al Governo. Siamo passati dalla "centralità del Parlamento" alla "centralità del Governo". In questo assetto, per far girare la macchina le elezioni devi vincerle e non pareggiarle. E per superare l' impasse del pareggio non c' è premio di maggioranza o pacchetto di senatori a vita che tenga. La crisi - e la paralisi del governo - si estende allora al Parlamento e per questa via alla politica». La soluzione, quindi, sarebbe sostituire l' esecutivo Prodi? «La cura si chiama elezioni. Salvo che a fronte di grandi problemi, la sinistra apra ad una grande coalizione». Ancora le larghe intese? «Sono stato il primo a parlarne, nel 2004. Prodi avrebbe potuto fare come la Merkel. Ma temo che l' attimo fuggente sia sfuggito. In ogni caso la politica non finisce con gli umori dei ministri e con gli untori dei salotti. Ripeto: sono ottimista e lo vedremo alle prossime elezioni». Anche il centrodestra, però, dovrà porsi il problema di cosa fare. «Il nostro problema non è vincere le elezioni ma vincere al governo. I voti per vincere ci vengono automaticamente non per merito nostro ma per demerito di Prodi. Il nostro vero problema è quello di usare bene il consenso. Non dobbiamo perderci in attività folcloristiche». E un problema che si chiama anche Silvio Berlusconi e la sua successione? «Il nostro problema, appunto, non è soggettivo ma oggettivo. é di elaborare un serio progetto di governo. Dobbiamo migliorare rispetto al 2001-2006. Non dobbiamo rischiare di arretrare all' esperienza del 1994».