Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Tempo

Tremonti: "Prodi vuole scippare il popolo dei Bot"

«Con la sinistra tutti più poveri. Tassare le rendite finanziarie porterà a una pericolosa sfiducia»

«Chi ha intenzione di votare per la sinistra deve sapere che decide in questo modo di diventare più povero». Giulio Tremonti vicepremier e ministro dell'Economia ribatte punto su punto a quanto ha detto il leader dell'Unione Romano Prodi a Vicenza davanti alla platea degli industriali. Sulla polemica innescata da Berlusconi contro la Confindustria non vuole intervenire. Ma se su questo è riservato lascia invece intendere che sta lavorando affinché in questo scorcio di campagna elettorale dalla Cdl venga fuori un messaggio di squadra. Insomma che le «tre punte» siano visibili per trasmettere un'immagine di compattezza della coalizione. Che in questa veste di regista all'interno della coalizione prefiguri un nuovo ruolo per Tremonti? Qualcosa dei suoi progetti viene fuori. Come ha vissuto la giornata della polemica di Berlusconi contro la Confindustria? Imbarazzo? «Molto tranquillo, ma per favore, non ne parliamo. Vorrei affrontare fatti concreti». I fatti concreti sono che Prodi ha promesso di ridurre il cuneo fiscale. Non vi sentite spiazzati su uno dei vostri argomenti forti? «Mi conceda una battuta. Il cuneo viene piantato nel cuore politico dell'Unione. Prodi dice che ha fatto bene i conti e vuol abbattere il cuneo fiscale nei primi cento giorni. Cinque punti subito portano 10 miliardi di euro. A chi gli domanda con quali soldi Prodi risponde tassando il precariato e tassando la rendita finanziaria. Ma in questo modo si rischia di distruggere la base imponibile che è il lavoro a termine». In questo modo però Prodi troverebbe i soldi necessari per ridurre il cuneo fiscale. Cosa c'è che non funziona? «La sinistra dice che tassando la rendita finanziaria il gettito sarebbe di 2,5 miliardi da giugno a dicembre, 6 miliardi a regime. Considerando che la manovra di "armonizzazione" è fatta abbassando l'aliquota del 27% e alzando l'aliquota del 12,5%, prevedendo un non determinato abbattimento alla base, vuol dire che l'aliquota mediana è molto alta, probabilmente superiore al 20% annunciato. Ma il vero problema non è solo quale aliquota imponibile toccare ma su cosa. Vi ricordate cosa accadde nel 1986? Il governo decise di tassare i Bot mentre prima c'era l'esenzione totale. Nell'86 l'esenzione fu conservata per tutte le emissioni fatte fino a quel momento e la tassazione fu applicata alle emissioni dopo il provvedimento. Questa ipotesi è esclusa da Prodi e Fassino. Perché se la tassazione fosse sulle emissioni future, quel gettito non si avrebbero nel 2006 ma tre, quattro, cinque anni dopo. Quei numeri quindi sono la prova che la scelta politica è quella della tassazione sulle emissioni in essere». Questo vuol dire che chi ha investito in titoli di Stato si vedrà scippare parte dei rendimenti? «Per capire quello che succederà bisogna chiarire un paio di cose. Le emissioni vengono fatte con un decreto che garantisce la tassazione attuale ovvero il 12,5%. Tutti i titoli pubblici emessi fino a oggi sono emessi con la garanzia del 12,5%. Alzando l'aliquota si viola il patto con i risparmiatori. Viene modificato il meccanismo di fiducia anche perché nel caso dei titoli pubblici è identico il soggetto che emette Bot e Cct e quello che li tassa. Chi ha adesso i titoli pubblici ha la garanzia di quel regime fiscale. Prodi dice che lo Stato deve venire meno a questo rapporto di fiducia, dice che farà un provvedimento che verrà contro a questo rapporto di fiducia. Questo sul piano etico è immorale, sul piano giuridico è illegale e sul piano economico è irrazionale. E siccome la base dei rapporti finanziari è la fiducia, da Prodi in poi quindi nessuno crederà più nella certezza del rapporto con lo Stato». Risultato? «Se vince l'Unione saremo più poveri e il governo del debito pubblico sarà più complesso. Inoltre, i giornali e anche Il Sole 24Ore, hanno già scritto che c'è la fuga dei capitali. Insomma la sola ipotesi della sinistra al governo porta la gente a esportare i capitali. Quindi nel programma dell'Unione c'è la tassazione del lavoro instabile e del risparmio. La tassazione è l'ossessione del centrosinistra. C'è poi il progetto di allineare le rendite catastali a quelle reali, vuol mettere la tassa di successione dicendo di voler escludere i patrimoni bassi. Per combattere il precariato non si può far ricorso sulla leva fiscale». La legge Biagi non rischia di importare in Italia le proteste e i disordini che stanno esplodendo in Francia? «Niente affatto. La legge Biagi va dotata dei soldi per gli ammortizzatori sociali. Sul lavoro Prodi è dalla parte della Cgil. Noi siamo per più legge Biagi non più legge Diliberto. Il precariato si contrasta facendo più legge Biagi e contrastando la formazione di posti fissi in Cina. Prodi ha detto che è sul treno dell'Asia. Chi vota Unione vota la Cina».
Ma la Banca d'Italia ha sottolineato che l'occupazione creata è per la maggior parte precaria. Questo contrasta con quanto detto dal governo, o no? «Nel rapporto della Banca d'Italia, di cui io ho parlato con il Governatore, ci sono luci e ombre. Il pil non lo fa il governo che può invece agire sul fattore dello sviluppo. Prima di tutto sulle infrastrutture. Allora la sinistra sta dalla parte dei blocchi, noi dalla parte dei cantieri. Sull'energia la sinistra è dalla parte dei Verdi, i mulini a vento, l'eolico. I doppi vetri non bastano. Io sono per il nucleare». L'esito elettorale cambierà gli equilibri dentro la Cdl? «No, non credo. Credo piuttosto che è arrivato il momento di trasmettere un messaggio di squadra». Che ruolo c'è nel futuro di Tremonti? «Se io dovessi fare qualcosa di politico farei volentieri un ruolo di formazione della classe dirigente di centrodestra».