Tremonti: "Maggioranza anomala, governo schizofrenico. Non hanno idee e soldi. Cadranno per logorio"
Il vicepresidente di Forza Italia attacca le debolezze e la psicopatologia della coalizione che tiene le redini del Paese.
ROMA. Come descrive, professor Tremonti, lo stato attuale della maggioranza? «Al meglio. Con le ultime parole di Prodi: "Maggioranza esigua? E' più sexy!". Con questo Prodi conferma finalmente la profezia fatta ne L'angelo azzurro da Mann fratello: "Il nuovo secolo sarà dominato dal denaro e dalla psicanalisi". Non stupirà se domani, nella psico-politica del governo Prodi, farà il suo ingresso la categoria successiva della "duration"...».
Fausto Bertinotti pone lo stesso problema: avanti così per cinque anni. «Verrebbe da dire: avanti così per cinque anni, ma per andare dove? Per fare cosa? Nella tesi di Bertinotti c'è molta dignità, ma emerge tutta la difficoltà del centrosinistra».
Difficoltà di che genere? «La coalizione di centrosinistra contiene in sé una anomalia doppia. La parte "governista" è divisa all'interno del governo. La parte antagonista è alleata del governo. L'assoluta particolarità del centrosinistra italiano è che, come un microcosmo compiuto, racchiude in sé tutto e il suo contrario: maggioranza, opposizione, antagonismo. I Ds stanno con i socialisti europei, la Margherita sta in parte coi popolari, in parte coi liberali».
Le sembra così anomalo? «Fuori dall'Italia, popolari e socialisti sono avversari. In Italia sono alleati. Non solo. La sinistra antagonista si unisce nel Partito della sinistra europea, ed è ovunque contro i governi. In Spagna appoggia il governo, ma in Parlamento è caso per caso. Soltanto in Italia la sinistra antagonista non è contro ma dentro il governo. Le contraddizioni possono avere un profilo alto e nobile, come in questi giorni sul dilemma guerra-pace, un dilemma che evoca Antigone. Possono avere la forma del confronto forte tra interessi economici e sociali. Ma non possono essere banali e continue, una lite ogni giorno. Questo la gente lo capisce e te lo fa pagare».
Per Prodi la debolezza della coalizione s'è rivelata, fino a questo momento, la sua forza... «Il centrosinistra è forte dappertutto. Nelle cariche istituzionali e nei media, nel calcio e nei grandi corpi dello Stato. E' forte in tutto, tranne che nell'essenziale: nel consenso popolare. Alle spalle, marmellata ideologica. Davanti, una palude in cui la tattica non sostituisce la strategia. Un governo può essere forte o debole, ma non può mai essere confusionario. Senza una idea-guida, senza una linea».
Alcuni riferimenti sono ampiamente condivisi. L'Europa, ad esempio. Le politiche sociali... «L'Europa, dopo la presidenza Prodi, non è più un modello unificante ed esaltante. I ceti sociali deboli, prima illusi con la propaganda elettorale, saranno delusi con la legge finanziaria. Dall'esterno il ceto medio, demonizzato, schedato, vessato, farà sentire le sue ragioni».
Faccia una previsione: quanto dura questo governo? «Il governo Prodi forse non cadrà su Kabul. Forse non cadrà neppure sulla legge finanziaria. Cadrà piuttosto, e proprio, nel suo ultimo fine: la duration. Senza idee e senza soldi, il governo non cadrà di colpo ma per logorio. Il centrosinistra è stato forte nella stagione corta delle elezioni e simmetricamente debole nella stagione lunga del governo».
Nel frattempo il governo ha battuto un colpo sull'economia, con il decreto sulle liberalizzazioni... «Distinguiamo tra liberalizzazioni, che sono il 5 per cento, e vessazioni, il restante 95 per cento. le liberalizzazioni sono state presentate come una fiaba nordica: le persiane delle case sono di marzapane, gi infissi di cioccolato, l'aspirina si trova dappertutto a ogni ora a basso prezzo, assicurazioni e banche funzianano meglio e costano di meno. Chi è contro? Terminato lo "spot", saranno i consumatori a fare i conti. E allora si vedrà».
Non crede che di liberalizzazioni ci sia bisogno? «In realtà queste liberalizzazioni sonostate una cosa giusta, fatta in modo sbagliato. Con un blitz, senza trasparenza. L'opposto della prassi europea. Una strategia non riformista, ma paternalista e costruttivista. Tanta arroganza e poca saggezza».
Dove vede questa strategia? «Due casi. Il case dei taxi. Il trasporto pubblico locale è per Costituzione, voluta dalla sinistra, locale. Come locali sono i bisogni dei consumatori. Il difetto è stato dunque nel manico. L'errore è stato nell'usare la legge statale per un problema locale. Caso numero due, i professionisti. Il Financial Times vende circa 400 mila copie nel mondo. Il Sole 24 ore, circa 400 mila in Italia. E' un bellissimo giornale, ma si vende soprattutto per la sezione "Norme e tributi". Chi la legge e la usa sono centinaia di migliaia di professionisti che lavorano per milioni di piccoli e medie imprese. Struttura o sovrastruttura? Essere o dover essere? Possiamo avere grandi studi professionali "americani" con piccole imprese italiane?».
Pare di capire che la sua risposta è no. «Comunque la parte dominante del decreto sono le vessazioni. Il lato oscuro. Evasione ed elusione fiscale c'entrano poco, perché la strategia delle riforme non è tanto fiscale quanto mentale».
Faccia esempi. «L'ideale concetrazionario del cittadino poliziotto di sé e degli altri. E viceversa. L'ammalato schedato sulla malattia e sul conto corrente. L'acquisto della casa visto come reato in fieri. Salva naturalmente la superiore benevolenza del legislatore, la prova contraria. Il condominio responsabile in solido per l'eventuale nero sociale dell'appaltatore. E così via. Fino alla estorsione patrimoniale retroattiva sul settore finanziario-immobiliare».
Si tratta di un errore già corretto. «Solo in piccola parte. Comunque errori di questo tipo, ammesso che si tratti di errori, non sono mai stati fatti a danno del mercato. Le farò una citazione».
Di chi? «Ascolti. "Noi e loro... Loro sono i cittadini e le imprese, che si aspettano leggi semplici e autorità pubbliche discrete ed efficaci. Loro sono, infine, i contribuenti, che non devono essere chiamati a pagare, direttamente o indirettamente, inefficienze o instabilità di cui non sono responsabili". Questa è la chiusura del discorso appena fatto dal ministro Padoa-Schioppa all'Abi. Probabilmente la firma sul bel decreto-legge di cui stiamo parlando integra un caso di omonimia».
Come giudica la politica economica del governo? «Riflette la schizofrenia del programma elettorale. Da un lato la catastrofe, dall'altro le promesse. In due mesi è stato un continuo drammatizzazioni e minimizzazioni».
Ammetterà che il ministro dell'Economia esercita il ruolo dell'autorevolezza. Ha presenta il Dpef citando Kant: "Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così come è andato finora, contribuiscono a far sì che l'oggetto della loro predicazione si avveri". «Ho sempre sostenuto che il Dpef è strumento inutile. Pure ragioneria accademica. Non mi pare che una citazione dalla Ragion pura migliori le cose.Tra l'altro, una citazione lievemente suicida, perché Kant prosegue: "Capita di essere conservatori e di avere ragione"! In realtà l'Italia ha davvero bisogno di riforme. Per questo aspettiamo con viva ansia la legge finanziaria. Con il suo annunciato, elevato tasso di riformismo su pensioni e sanità, pubblico impiego e sociale...».
Lei ironizza. Invece Bertinotti scommette su Padoa-Schioppa e lo colloca, insieme ocn Mario Draghi, tra i "borghesi buoni". «Borghesi, sono borghesi. Ma non sono la borghesia. Da Bertinotti viene comunque una buona domanda: cosa è oggi la borghesia?».
Ci dica, professore. «Nell'età del mercatismo, la borghesia ha subito una mutazione. Non solo si è estesa orizzontalmente, si è destrutturata verticalmente. Si è, come dire, essa stessa delocalizzata e simmetricamente si è scissa tra corpo e testa. Nell'800, nel '900, la borghesia era già internazionale, ma dappertutto trovavi che il corpo e la testa stavano insieme. Ora corpo e testa sono scissi. Il corpo fisico è rimasto sul territorio, dove esiste e lotta per esistere. Forse non è un bien, non è elegante come si vorrebbe. Ma la Confindustria di Vicenza è vera e propria borghesia».
E la mente? «La mente si è invece come disanimata ed astrattizzata, dogmatizzata e fidelizzata negli evanescenti santuari del mercatismo. E' l'entità che sta cercando, senza riuscirvi, la "moltitudine" di Tony Negri. In questi termini, pensare che la borghesia possa avere una funzione politica in servizio al capitalismo "buono" di Bertinotti, mi pare francamente non reale».