Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

Tremonti: La Finanziaria delle illusioni sulle tasse è una partita di giro

Contro la Finanziaria del centrosinistra: stangata, rapina, macelleria sociale.

Professor Tremonti, contro la Finanziaria del centrosinistra avete parlato di stangata, rapina, macelleria sociale. Calderoli, proprio lui, ha detto addirittura che è una manovra «razzista». Ci saranno anche aspetti criticabili, ma non state esagerando? «La vastità della manovra e la coralità delle voci producono un naturale effetto di frantumazione dell' analisi. La struttura economica riflette perfettamente la struttura politica. Tutto quadra, tanto sui numeri politici quanto sui numeri economici. Di solito si dice che dentro la sua maggioranza che Prodi è ricattato dalla minoranza antagonista. A ben vedere è l' esatto opposto. A sinistra la maggioranza è antagonista. Solo la minoranza è riformista. Tolti il correntone Ds e la componente cattolica di sinistra della Margherita, non fa più del 20%. Il 30%, e cioè la maggioranza, è antagonista. La conclusione è l' opposta di quello che si dice comunemente: nel centrosinistra la sinistra non si impone arbitrariamente, ma numericamente. E Prodi la rappresenta linearmente. Questa base politica si riflette nel disegno della Finanziaria. Nel suo modello di ingegneria sociale». Cosa non va nell' ingegneria sociale della manovra di Prodi? «Il fatto stesso che è ingegneria sociale. In ogni caso, il fatto che è cattiva ingegneria sociale. Una visione liberale avrebbe portato ad una Finanziaria limitata alla correzione dei saldi, lasciando correre l' economia. I lavoratori, le imprese e i consumatori sanno infatti meglio del governo come usare i loro soldi. Una visione diversa e più costruttivistica della società avrebbe spinto la Finanziaria sui grandi investimenti per il futuro: ricerca, innovazione, infrastrutture. Una visione diversa e più sociale avrebbe portato verso una forte e vera equità fiscale. Nella Finanziaria non c' è niente di tutto questo. L' economia in ripresa rischia di essere compressa da troppe tasse. Gli investimenti pubblici sono polverizzati in una logica minimale e clientelare. La giustizia fiscale si risolve nel suo contrario: sotto una macinata regressiva di nuove tasse. La manovra è grande, è il disegno politico che è piccolo. Disperso in una sterminata, contraddittoria e quasi sempre banale serie di micro-interventi sulle scelte di vita e di consumo dei cittadini. Detrai la palestra, ma paghi il ticket al pronto soccorso. Dimenticavo che non ci sono le grandi riforme». Se non riesce a farle il centrosinistra di oggi, sicuramente non c' è riuscito neanche il centrodestra di ieri. Che avreste fatto voi, al posto di Padoa-Schioppa? «La Finanziaria avrebbe dovuto fare una politica di grandi riforme pubbliche. Ricordo l' annuncio di riforma sui "quattro grandi comparti": sanità. pensioni, pubblico impiego e spesa pubblica. E' difficile trovarne traccia nel testo approvato. Alla base c' è una profonda schizofrenia: prima si fanno annunci millenaristici di riforma dello Stato, necessari dato il presunto dissesto di bilancio, subito dopo si fa una clamorosa retromarcia. Si prende atto che i conti pubblici non sono allo sfascio. Si utilizza una massa finanziaria enorme per fare spesa pubblica corrente e improduttiva. Trovo la conseguente autogiustificazione davvero molto "tecnica"... «. Lei può anche ironizzare. Ma non è forse vero quello che dice Visco, e cioè che questa Finanziaria è «la vera imposta di successione lasciata da Tremonti»? «La quota di manovra necessaria per la correzione dei saldi è solo un terzo. L' ultimo dato sul fabbisogno indica un miglioramento per 2 punti di Pil. E' il tipo di eredità che avrei voluto trovare io. Se i conti fossero in disordine non sarebbe stato sufficiente quel terzo che ci mette il governo. E a rovescio il fatto che il governo possa usare due terzi (secondo me malamente) per altri fini, è la prova migliore di quanto sostengo». Quindi lei ha lasciato i conti in ordine: il deficit non era oltre il 4%, il debito non ha ricominciato a crescere, l' avanzo primario non è stato azzerato. Prendiamo atto. Ma perché contesta la manovra sull' Irpef, che riequilibra sui ceti più bassi i benefici che voi avevate concesso ai ceti più alti? «Secondo il governo, con la manovra ci guadagna il 92% della popolazione. Questo vuol dire che quella che viene presentata come la più grande manovra degli ultimi anni verrebbe finanziata dal restante 8%. Considerando che l' aliquota sui ricchi resta uguale, l' effetto di redistribuzione resta misterioso. In realtà la redistribuzione non è affatto verticale, dall' alto verso il basso, ma orizzontale: tolgo, do, ritolgo. Sempre agli stessi. Il traffico fiscale attivato con la manovra è l' equivalente moderno del vecchio macinato: la pressione fiscale sale su vasta scala per effetto di decine di nuovi cespiti di prelievo che colpiscono tutti. Basso incluso». Adesso vi preoccupate dei bassi redditi? Proprio voi che con il secondo modulo avete premiato i ceti più abbienti? «Il nostro primo modulo riduceva le tasse sui redditi bassi, il secondo sui redditi medi. Ma in ogni caso, giuste o sbagliate, grandi o piccole, erano comunque riduzioni nette. Non era ridurre le tasse verso il basso aumentandole sul medio. E non era ridurle per rimetterle, tentando una colossale operazione di illusione fiscale. Le mani pubbliche sono tante, ma la tasca dei cittadini è una sola. Se riduci le tasse sotto i 40 mila euro, aumentandole sopra, ma da gennaio aumenti le rendite catastali, quasi raddoppi le addizionali e l' Ici, poi tassi il gasolio e il risparmio, allora crei illusione finanziaria. Alla prima impressione di un beneficio segue la successiva imposizione di un maleficio». A proposito di malefici: tra condoni e quant' altro, voi avete felicemente risolto il problema dell' evasione fiscale: ignorandola, o strizzando l' occhio a chi non paga. «Si sbaglia. Nel 2000, dopo una cura di sinistra durata 5 anni, l' evasione fiscale era a livelli record. La lotta all' evasione fiscale si fa riducendo le aliquote, e non aumentandole. Rendendo credibile e rispettabile il rapporto fiscale. Noi abbiamo fatto la riforma della riscossione: se metti a ruolo 100 non puoi riscuotere solo 3, com' era prima. Non è credibile. Se invece chiudi un negozio perché ha sbagliato uno scontrino, il fisco non diventa più rispettabile, ma più odioso. Per questa via non si riduce l' evasione, ma aumentano gli alibi per evadere». Almeno sul versante delle spese la manovra vi soddisfa? «Per niente. Ciò che è inaccettabile è come viene gestito il caso pensioni. In campagna elettorale la sinistra ha preso i voti promettendo di abbattere "l' odioso scalone del 2008". E adesso non riesce a trovare né un modo per onorare quella promessa, né un modo per gestire una partita vitale per milioni di persone. Quello delle pensioni è il patto generazionale. Non è merce di scambio elettorale. L' effetto di incertezza che si sta producendo è solo negativo per il Paese. E poi c' è lo scandalo del Tfr. Un pezzo grosso della manovra è fatto girandolo a fondo pubblico. Questo non è un artificio contabile, è un falso in bilancio. Il Tfr è nel passivo delle imprese: è misterioso come possa diventare un attivo per Prodi». Professor Tremonti, abbiamo capito. Questa Finanziaria non vi va giù. Ma adesso che farete? Aventino in Parlamento e barricate nelle piazze? «Per il Parlamento cerchiamo di essere concreti. Facciamo due test realistici. Primo test: il centrodestra chiede di eliminare il trasferimento forzoso del Tfr al bilancio pubblico. Il governo è in grado di trovare una copertura equivalente? Ne dubito. Secondo test: le pensioni, La somma delle riforme Dini 1995-Berlusconi 2004 è considerata in Europa la migliore insieme a quella svedese. La maggioranza rinuncia alla sua controriforma? Ne dubito. In ogni caso, più crescerà la pressione riformista del centrodestra, più il governo sarà costretto a mettere la fiducia, tagliando fuori gli emendamenti dell' opposizione». Quindi sarà lotta dura in aula. Resta la piazza: la cavalcherete? «La Costituzione inizia con la formula: "la sovranità appartiene al popolo che la esprime nelle forme legittime". Madrid, Stoccolma, Parigi, Londra e Berlino sono state e saranno sempre percorse da grandi manifestazioni popolari. Nessuno le considera attentati alla democrazia. La democrazia è un fatto complesso, che contiene tanto il Parlamento quanto il popolo. Sulla Finanziaria la domanda viene dal basso e non dall' alto. Sono i nostri elettori che ci chiedono di manifestare, non siamo noi che lo chiediamo ai nostri elettori. I partiti fanno e faranno il loro dovere in Parlamento, ma la politica non si esaurisce nel Parlamento». Detto da lei fa un certo effetto. Perché quando governavate gridavate allo scandalo di fronte alle manifestazioni della Cgil sull' articolo 18 o a quelle sulla giustizia? «L' opposizione al governo Berlusconi è iniziata con i girotondi. Sono un po' fuori dalla nostra cultura, ma posso assicurare che hanno prodotto un effetto politico molto importante. Non li ho mai considerati eversivi, ma tremendamente efficaci. Se c' è una cosa di cui non si deve mai aver paura è il popolo».