Prodi illusionista, l'Italia gira grazie a noi
Il premier come il Mago Otelma, c’è la ripresa ma fino a 80 giorni fa tutto andava male.
Giulio Tremonti ha staccato. La politica e l’economia sfumano un po’, ma il Professore i giornali li legge molto presto al mattino. «Facciamo un esperimento, un esercizio non convenzionale e dialoghiamo sulla prima pagina del Sole 24 Ore». Da quale parte? «Per me la più importante è quella dal titolo “Asse tra Russia e Algeria, così nasce l’Opec del Gas”». Il vicepresidente di Forza Italia avvia così una conversazione a tutto campo dall’Europa al Governo Prodi, «dalla merchant bank di Palazzo Chigi» alla Finanziaria. «Dall’accordo Sonatrach-Gazprom emerge lo scenario di un continente, l’Europa, che costruisce all’interno il mercato perfetto, con il paradosso che all’esterno subisce il cartello perfetto. L’anno scorso ho scritto un libro sui Rischi Fatali dell’Europa. La formazione di un cartello energetico che la circonda è un rischio potenziale per l’Europa, ma il vero rischio è mentale, culturale e politico: non è l’Europa che è entrata nella globalizzazione, ma è la globalizzazione che è entrata in Europa. Se ne sono accorti tutti, tranne quelli che dicono di governare l’Europa».
Il nodo energetico è in cima a tutte le agenzie governative occidentali, a partire da quella dell’ultimo G8. «Siamo inuna fase storica in cui la politica è sempre più nelle materie prime e nell’energia. La forza politica dei Paesi produttori cresce esponenzialmente, emergono nuove strategie. L’accordo Russia-Algeria ne è l’ultimo esempio. In rapporto a quello che sta succedendo e succederà la vecchia Opec svanisce nel politically correct. Simmetricamente, o se si vuole asimmetricamente, non si vede una politca europea delle materie prime e dell’energia. Mezzo secolo fa la vecchia europa ha avuto la lungimiranza e la forza per creare la Ceca e l’Euroatom, l’Europa presente regredisce nella confusione tra libero mercato e campioni nazionali, cumulando i difetti senza i pregi di entrambi i modelli». Cosa ci si aspetta dall’Italia? «È bastata una sola mossa di unificazione a cartello per mettere in crisi decenni di ricerca di diversificazione nelle fonti di approvvigionamento. Finora di energetico da parte del Governo ho sentito solo le chiacchiere dai doppi vetri ai mulini a vento, dal mulino bianco ai rigassificatori. L’unica cosa sicura è il no al nucleare ed è un errore fondamentale. Per i rigassificatori aspetto con pazienza che Bersani passi dalle parole ai fatti. Sugli effetti dell’azione del ministro non so se avremo l’aspirina meno cara, ma sono certo che avremo la benzina più cara».
Oggi si parla anche di Cina: la Ue boccia a sorpresa i dazi sull’import di scarpe prodotte in Cina e Vietnam. «Il vero problema del protezionismo è proteggersi da una classe politica europea che non ha capacità di capire i tempi in cui viviamo. Una classe per cui è normale che i cinesi importino in Cina le merci europee applicandoci sopra i dazi, e che l’importazione in Europa delle merci cinesi sia invece possibile vietando i dazi. Il mercato si costruisce con equilibrio e gradualità e non con fanatismo dogmatico. I dazi non sono la soluzione assoluta, ma un espediente temporaneo, ma pure in questa logica sono utili perché danno alle imprese il tempo per reagire». I provvedimenti sulle scarpe ci colpiscono in particolare? «A proposito di competitività la nuova massa di dati contabili caricata sull’economia italiana dal decrete sulle “liberalizzazioni” è prudenzialmente stimabile in più di un miliardo di nuove “transazioni” contabile imposte all’anno. È un significativo contributo dato dal Governo alla crescita dell’economia italiana, considerando i costi e i rischi di questa nuova corvé contabile si può capire quanto sarà facile per le nostre imprese competere con quelle cinesi, notoriamente assillate dalla burocrazia!».
La notizia di apertura è lo stop del Governo all’operazione Autostrade-Abertis: «Qualcosa non deve aver funzionato nella merchant bank di Palazzo Chigi. Probabilmente la vecchia merchant bank era più domestica, ma più efficace e meno velleitaria di questa nuova. Non entro nel merito del caso ma riporto la riflessione su questa notizia alla prima notizia, all’Europa e alla competizione globale. Il Governo motiva sulla “fattispecie”, sulla presenza di costruttori nell’azionariato autostradale. Ciò sarebbe contro il modello del mercato perfetto. Nel resto del mondo le caose vanno in realtà in modo molto diverso!».
Per restare alla prima pagina c’è la notizia del disaccordo sulle riforma del risparmio, un tema a lei caro. «Durante i magini 80 giorni del Governo Prodi il disaccordo interno non è stata l’eccezione ma la regola, in ogni caso se anche ci fosse stato accordo e non disaccordo la “riforma”, o forse più propriamente la controriforma, sarebbe stata incostituzionale per eccesso di delega. Almeno per ora i risparmiatori possono dunque stare tranquilli». Altra notizia del giorno: Prodi, annunciando i provvedimenti adottati dal Governo, dice “cominciamo a far girare l’Italia”. «Capisco le oggettive difficoltà di Prodi e la difesa del Governo, ma non trovo dignitoso l’apparato degli argomenti utilizzati. Guardandolo in tv Prodi mi è sembrato come il Mago Otelma: a me gli occhi, quello che è successo nei primi sei mesi di quest’anno non ha avuto causa in questo periodo e neppure prima, ma causa nei successivi 80 giorni del mio Governo. Tra l’altro Prodi dimentica il fatto che fino a 80 giorni fa era proprio lui a denunciare lo sfascio e fare il gufo. Con la rappresentazione di Prodi l’irrazionale ha preso il posto del razionale, il paralogico al posto del logico. Mi sono svegliato dunque il solo è sorto».
Allora lei dice che tutto il merito è vostro, del Governo Berlusconi? «Se l’economia va meglio il merito è degli italiani. Il ruolo dei Governi è limitato, in ogni caso se dietro la ripresa c’è stato un ruolo positivo di Governo, questo è del Governo Berlusconi e non di quello di Prodi. A meno che il nuovo ordine non includa anche il rovesciamento del calendario. A proposito di calendario permette che io prenda l’occasione per fare una cronologia di questi anni?» Permetto. «Ho fatto il ministro dell’Economia e delle Finanze dal 2001 al 2006, seppur con un certo intervallo. L’Italia ha il terzo debito pubblico del mondo ma non è la terza economia del mondo. Le posso assicurare che gestire il terzo debito del mondo in recessione senza crisi finanziarie o sociali è un esercizio non banale. Non solo: pur con queste criticità sono state fatte riforme essenziali: pensioni, infrastrutture, lavoro, risparmio, diritto fallimentare. Non tutto il necessario, ma le assicuro tutto il possibile. Il giudizio sulla politica economica fatto dal Governo in questi anni è stato negativo dal lato della “cultura” e della politica “militanti”, positivo dal lato dei produttori che infatti hanno votato massiciamente per la Cdl. Ora, come quando cala la nebbia e si vede il paesaggio, con l’avanzare della ripresa economica, con il miglioramento dei conti pubblici vedo allargarsi l’area del consenso sulla politica economica fatta in quegli anni».
Ma durante il vostro Governo l’economia è cresciuta molto poco. «Per l’economia italiana sono stati anni molto duri: il passaggio da una valuta debole che contava su svalutazioni competitive e una moneta forte come l’euro, il passaggio da alti a bassi tassi d’interesse ha modificato la struttura della domanda interna, che è stata integrata per decenni dai rendimenti sui Bot, il changeover lira-euro non è stato neutrale, ha spostato quote di ricchezza da una parte all’altra della società su volumi che si vedono solo dopo le guerre. Con il 2001 c’è stato infine l’ingresso della Cina nel Wto...». Quindi avete agito in un contesto sfavorevole? «La politica fatta in questi anni ha consentito la tenuta di sistema che, per queste cause e per l’emergere delle crisi che venivano dagli anni 90 – dall’auto a quella finanziaria – era sotto un violento stress. Eppoi le industrie hanno fatto il resto, si sono rimesse in pista nella competizione globale. Quando nel 2004-2005, i vati retroattivi, i vati del declino hanno iniziato le loro prediche, gli imprenditori italiani si erano già tirati su le maniche».
Però non si può dire che ci fosse ricchezza diffusa... «Ho già detto degli effetti combinati economici e sociali della caduta dei tassi di interessi e del changeover. L’euro così non l’abbiamo fatto noi e anche nel resto d’Europa le strutture sociali sono state modificate ampliando la divisione nella ricchezza. Ma in ogni caso si vorrà ammettere che c’è stata una strumentale esasperazione: ci ricordiamo quelli della terza settimana, della bottiglia di latte? Oggi l’Italia è tutta paralizzata dal traffico turistico, non era mai successo. Leggo sul vostro giornale i dati e le stime straordinari sul turismo: può essere che tutto sia il prodotto degli 80 giorni di Prodi? Ho qualche dubbio. Non ho titolo per formulare giudizi, ma un maggior grado di onestà intellettuale sarebbe stato nell’interesse generale del Paese».
Professore, sui giornali si dice anche che all’opposizione arrivano segnali per un nuova fase politica, più dialogante con la maggioranza, a partire dalla prossima legge finanziaria? «Il decreto legge di ieri è il primo atto collegato alla legge finanziaria del 2007. Il buongiorno si vede dal mattino. Dubito che la finanziaria fatta con questa logica da una coalizione rosso-verde possa essere valutata positivamente dall’opposizione. In ogni caso non faremo ostruzionismo anche per non creare alibi per la fiducia».