Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Messaggero

Da Prodi né rigore né politica sociale

«Il mio interesse per la Finanziaria è più politico che economico». Parte da una premessa di metodo Giulio Tremonti, vicepresidente di Forza Italia. E la conclusione è un giudizio negativo contro quella che chiama la «doppia verità» di Romano Prodi.

ROMA - «Il mio interesse per la Finanziaria è più politico che economico». Parte da una premessa di metodo Giulio Tremonti, vicepresidente di Forza Italia. E la conclusione è un giudizio negativo contro quella che chiama la «doppia verità» di Romano Prodi.

Perché preferisce non parlare degli aspetti economici? «In questo momento non mi interessano i contenuti economici per almeno due ragioni, la prima personale, la seconda reale. Quella personale è che preferisco occuparmi di temi politici generali. Quella reale è che ha senso discutere della Finanziaria solo quando arriva ad essere messa in chiaro in un testo articolato».

Però forse si vedono già delle indicazioni politiche. Cosa si profila, secondo lei? «Il banco di prova su cui emerge la doppiezza politica congenita del governo Prodi, la sua doppia verità. Preparandosi al governo, la sinistra ha preso due impegni tra di loro contraddittori. C’è un impegno preso sull’esterno e uno preso sull’interno. L’impegno esterno è sul rigore finanziario, e riguarda non tanto e non solo Bruxelles, quanto i mercati finanziari. In campagna elettorale – forse si ricorda – c’era stato un affidamento da parte dei mercati e della agenzia di rating sulla presunta superiore capacità politica e di governo del centro sinistra».

E ora che succederà? «Come tutti gli affidavit, anche questo va onorato. Senza scuse. Anzi. Il fatto che siamo al principio della legislatura e in una fase di ripresa, fa logicamente crescere le aspettative per un ciclo di riforme molto intenso. Questa è la pressione che viene da fuori. In Italia è stato ed è il contrario. L’impegno preso con l’elettorato di sinistra, e l’aspettativa di questo elettorato, è all’esatto opposto. È vero che nel programma si trovano, come clausole di stile, quelle sul rigore finanziario, prospettato in termini metafisici e quindi astrattamente condivisibili: chi non è per il risanamento dei conti? Ma, a valle, di questa clausola di stile, la realtà politica è stata ed è molto diversa. Le aspettative del popolo di sinistra sono state, sono e saranno per una politica opposta. Il voto è stato proiettato sulla prospettiva di un nuovo ciclo fatto da più pensioni, più sanita, più assistenza, più ammortizzatori, eccetera».

Perché questa prospettiva non potrà essere mantenuta? «La criticità per il governo Prodi sta nel fatto che non solo non può mantenere le promesse “sociali”, ma all’opposto deve avviare una politica di rigore finanziario. Le varianti sovrastrutturali di linguaggio, la speranza di spiegare i “tagli” come se fossero “rimodulazioni”, non modificano la realtà strutturale e la percezione popolare negativa. Nell’area della sinistra si sta sviluppando delusione, perché non c’è e non ci sarà quello che avrebbe dovuto esserci. Mentre all’opposto si cerca di fare che non avrebbe dovuto esserci».

E cioè? «Il tentativo di avviare una politica di tagli sociali. Per verificare questo, per vedere la cascata delle reazioni sociali contro la Finanziaria, sarà sufficiente aspettare il passaggio dagli scenari macroeconomici alla casistica specifica. Il passaggio dall’astratto al concreto, dalle formule politichesi alla concreta incidenza degli articolati di legge sulla vita dei cittadini».

Però il centro-sinistra forse potrà sfruttare il vantaggio di una situazione economica più favorevole... «Dal gennaio 2005 all’aprile 2006 la campagna elettorale della sinistra è stata ispirata da un criterio fortemente patriottico, tutta martellata sulla parola “sfascio”. Sfascio dell’economia. Sfascio dei conti pubblici. Si trattava allora statisti responsabili oggettivamente interessati alla verità e al bene del Paese. La realtà si è poi rivelata diversa. Adesso si verifica che l’economia è in ripresa, seppur congiunturale: una ripresa che non è certo venuta negli ultimi 100 giorni ma dal 2005 e dal 2004. E si verifica che i conti pubblici stanno migliorando tanto dal lato delle entrate che da quello delle spese, come risulta dalla serie di bollettini del ministero dell’economia sul fabbisogno del settore statale».

Merito vostro, dice lei. Ma allora cosa fareste se foste al governo? «Merito soprattutto degli italiani. È comunque evidente che in questo contesto favorevole ci sono le condizioni economiche e politiche per continuare e sviluppare il ciclo positivo. Tanto dell’economia quanto del bilancio pubblico. Se la Casa delle Libertà avesse vinto le elezioni avrebbe continuato nel 2007 la politica fatta nel 2006 e negli anni precedenti. I risultati della nostra politica si vedono. Ora aspettiamo la politica e i risultati della sinistra».

Qual è la sua previsione? «La prossima Finanziaria sarà più di demagogia che di economia, più di tasse che di tagli. E di conseguenza agirà negativamente sulle condizioni del Paese. E non è tanto un problema di quantità , 30 o 35 miliardi, quanto soprattutto di effettività. L’orizzonte politico rilevante non è l’autunno 2006, quando si fa la Finanziaria per l’anno successivo, ma il 2007, quando se ne vedranno gli effetti-non effetti».

Prendiamo le pensioni. Come si chiuderà la partita? «Prodi ha vinto le elezioni promettendo tra l’altro di eliminare l’odioso scalone del 2008. Ora si tratta di pagare la consumazione, e lui si rifiuta di pagare. Prima ha creato un buco, ora non sa come coprirlo. Decidere di non decidere sulle pensioni, rinviando tutto a successivi provvedimenti legislativi, è politicamente suicida perché crea paura nei cittadini e un ulteriore buco nelle casse dello Stato. La scelta peggiore».

Ma insomma sta dicendo che sfasceranno i conti o che toccheranno la vita della gente? «Prodi ha preso due impegni e nessuno dei due sarà rispettato. Non quello esterno per il rigore, non quello interno per il sociale. Con la Finanziaria la sinistra si appresta a firmare una cambiale che verrà a scadenza nel momento peggiore. Per la sinistra».