Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Messaggero

Conti in linea, se L'Unione sfonda è colpa sua

«Millantato deficit». Così Giulio Tremonti liquida l'allarme lanciato dal governo, sulla base delle conclusioni della commissione Faini.

ROMA — «Millantato deficit». Così Giulio Tremonti liquida l'allarme lanciato dal governo, sulla base delle conclusioni della commissione Faini. Ma prima di entrare nel merito, di spiegare in un colloquio con il Messaggero perché l'obiettivo che lui aveva concordato con Bruxelles è ancora a portata di mano, il vicepresidente della Camera non può che ricordare un altro allarme, quello del 2001. «Facciamo finta che al governo non ci fosse la sinistra. Diciamo che c'era Giolitti. Resta il fatto che tra previsioni e realtà c'è stata una differenza dell'ordine di tre punti percentuali. Mentre qui al massimo parliamo di uno 0,3».

Già, quei tre decimali che separano il 3,8 per cento contenuto nella trimestral e di cassa, come stima del rapporto deficit/Pil, dal 4,1 indicato nella due diligence. L'ex ministro dell'Economia però non si limita a rilevare l'esiguità del margine di differenza. Vuole chiarire che il risultato sotto il quale c'è la sua firma «era raggiungibile, lo è oggi e lo sarà nei prossimi mesi». Senza bisogno di manovre bis, come quella che l'Unione ha già mes so in cantiere, con la benedizione dello stesso Almunia. «Bastano il rigore e la ripresa, che è più forte di quanto si prevedesse nei mesi scorsi». Insomma le conclusioni della Faini dal suo punto di vista vanno ribaltate. «I rischi per i conti non sono nella Finanziaria del 2006, ma nella sua mancata attuazione da parte del centro-sinistra».

E il commissario europeo, che lamenta proprio la mancata applicazione della legge nei primi mesi dell'anno, l'ultimo spezzone di governo della Casa delle Libertà? Tremonti ricorda di aver fatto tutto quello “che c'era da fare”: «Le circolari le ho firmate, tanto è vero che sono state citate nella direttiva voluta dall'attuale esecutivo, che ora le può utilizzare. Quindi esistono».

Il primo settore caldo con cui il centro-sinistra ha dovuto fare i conti è quello della sanità. Era stato il precedente governo a inserire la norma che fa scattare verso l'alto le aliquote di lrpef e Irap, nelle Regioni che accumulano disavanzi sanitari. Gli aumenti sono stati confermati, ma gli enti locali interessati hanno a disposizione un mese di tempi supplementari, per provare a recuperare. «Noi avevamo previsto un automatismo, invece ora c'è un modo poco chiaro di gestire la procedura, una specie di affiancamento che non capisco molto bene».

Resta il fatto che la sanità si  conferma la mina vagante per qualsiasi governo. Per Tremonti però quello che sta succedendo non si può spiegare con le tendenze generali di questo settore. Tendenze problematiche in tutta Europa a causa di fenomeni quali l'invecchiamento della popolazione ed il progresso tecnologico, che mette a disposizione cure più sofisticate ma anche più costose. «Se sia la Lombardia che la Puglia sono in linea - è il ragionamento - allora vuoi dire che ci sono differenze tra le Regioni che non si possono spiegare- in una logica Nord-Sud, e nemmeno destra- sinistra: è un problema di malasanità, di cattiva amministrazione». Tanto per fare un esempio: «Il buco lo ha fatto Bassolino».

Ma non c'è solo la spesa sanitaria. Anche in altri campi il centro-sinistra dovrà decidere se applicare o meno  le misure che ci sono. E per Tremont i non lo sta facendo. «Hanno annunciato il taglio del 1,0 per cento delle spese dei ministeri, che avevamo già scritto noi, ma questo risparm io se ci sarà verrà assorbito dallo spacchettamento dei ministeri, che comporta lo spostamento di 10.000 dipendenti pubblici».

Poi il concordato fiscale, su cui l'attuale esecutivo non ha ancora preso una decisione. «È uno strumento che fu nzion a, se non  lo applicano sarà solo per una scelta politica». E l'annuncio del ministro De Castro, di una proroga della scadenza per la regolarizzazione dei contributi previdenziali agricoli. «Una partita che è già stata cartolarizzata, ora il rating dei titoli è a rischio».

La conclusione è sempre quella: se ci saranno sfondamenti andranno addebitati a chi governa ora. «Dicevano che lasciavamo un’econom ia ferma, mentre è in ripresa,  e i conti allo sfascio, che invece sono in linea».