Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- L'Unità

Una lettera di Giulio Tremonti

"Egregio direttore mi riferisco all'episodio che ha dato origine al giudizio oggi all'esame del Tribunale civile di Roma, nel quale, rivolgendomi ad un giornalista erroneamente ritenuto del quotidiano da Lei diretto, alludevo al fatto che il suo direttore si sarebbe occupato, in passato, di vendita di armi.

Debbo scusarmi di tale infelice battuta, nata sulla base di informazioni rivelatesi errate; e pertanto le do atto della sua estraneità a vicende di tal genere; e nello stesso tempo la ringrazio per la disponibilità e la signorilità da lei dimostrate nel definire bonariamente la controversia originata da quell'infelice battuta". Firmato on. prof. Giulio Tremonti.
La lettera chiude la vicenda nata tre anni fa, il 23 ottobre 2001. L'allora ministro Tremonti in pieno Transatlantico tallonato da un nugolo di cronisti apostrofò il giornalista della Dire Silvano Bonini: "Scusi, ma mi dice come ci si sente a lavorare in un giornale il cui direttore, mi sembra, vendeva armi in America, me lo spiega, per favore?". Bonini educatamente rispose: "Signor ministro, ma con chi ce l'ha?". E il ministro sorridendo aggiunse: "Caro mio, si informi, si informi, le conviene". E il cronista: "Signor ministro, continuo a non capire, la inviterei a essere più esplicito...". E così via con il ministro che ad un certo punto ebbe un momento di dubbio: "Ma no, l'ho scambiata proprio con un altro, un suo collega dell'Unità. Le somiglia molto e ha un cognome strano...". Il giornalista sarebbe stato Raul Wittenberg, il direttore Furio Colombo. E mentre Bonini cercò di farglielo dire, "ministro si riferiva a...", Tremonti a passo svelto se ne andò. "Forse quella del ministro era una battuta", disse allora il suo portavoce. Tremonti oggi si è scusato.