Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

"Solo ideologia, niente idee. Sinistra tieniti stretto Prodi"

La provocazione di Giulio Tremonti al centrosinistra "Come nel '98 vi state dividendo le sue spoglie"

ROMA - " Too many chiefs, no indians. Troppi capi, pochi indiani". Metti l'ideologo del centrodestra difronte alla crisi del centrosinistra e scopri Giulio Tremonti, come sempre pirotecnico, che analizza e studia le mosse del nemico. Da poco nominato vicepresidente di Forza Italia, Tremonti dice di sperare per il bene del paese e le sorti del bipolarismo che la sinistra risolva i suoi mali, superi "la maledizione del frazionismo"e trovi una identità ed una cultura moderne e coerenti. E senza rinunciare alla critica sembra sincero nel sostenere che Romano Prodi è l'unica carta spendibile dall'opposizione.

Professore Tremonti come vede la sinistra dalla panchina del centrodestra?
"Il 'mistero' di questa crisi è che è quasi metafisica. Di vertice e non di base. Crisi in apparente assenza di realtà. Un vertice esoterico, specialisti di pensiero ermetico. Leggo oggi la sinistra metafora dell'infarto cardiaco. Siamo di fronte ad un grumo che secerne materiali e sentimenti negativi. Sangue e cattiveria".

Capisco che voglia infierire sull'avversario in difficoltà, ma anche nel suo schieramento abbiamo visto sangue e cattiveria, E lei ne è una delle tante vittime.
"Abbiamo avuto ed abbiamo problemi. Ma per nostra fortuna li abbiamo risolti e siamo comunque lontanissimi dalla crisi politica del centrosinistra".

Faccia la sua analisi, allora.
"La sinistra con l'agile speme precorre l'evento...".

Anche Manzoni di sinistra?
"Voglio solo dire, in versi, che pensano di avere già vinto e con ciò anticipano lo spoil system. Letteralmente, si dividono già le spoglie, con una cruenta meccanica spartitoria. E così facendo erodono o si precludono proprio le possibilità di vittoria. In prosa, il bel giorno si vede dal mattino. Stanno facendo il loro primo test di governo. Mostrano quello che saprebbero fare: caos. Fin qui una prima analisi superficiale".

Ne ha una più profonda?
"Direi più strutturale. Ciò che vediamo è il prodotto di una specie di moltiplicatore frazionistico. Mi spiego: diversamente che a destra, a sinistra l'ideologia ha un peso ancora preponderante. E' memoria e storia, passioni e professioni. L'ideologia, come apparato di pensiero è ancora la cifra dominante della sinistra".

E la cifra della destra? Ammetterà che anche nella Casa delle libertà la confusione è tanta.
"Non è così. E la differenza è comunque che nel centrodestra non c'è ideologia. La nostra cifra politica è diversa, fatta essenzialmente da principi ed idee, libertà e pragmatismo".

E in An non trova elementi ideologici?
"Non mi faccia litigare".

Torniamo all'ideologia del centrosinistra, allora.
"Faccio un passo indietro. Tra gli anni novanta ed oggi c'è stata una profonda frattura. Nel '96 la base del centrosinistra era composta di demos, epos, e tecnos. Voti popolari più giustizialismo più tecnocrazia. E proprio quest'ultima è stata la componente dominante e vincente. Voglio dire che non è vero che prima c'era una ideologia di sinistra che ora è entrata in crisi. In realtà negli anni 90, il motore ideologico del cartello di centrosinistra è stato modernista e mercatista, privatizzazioni ed Europa. Non solo. C'era una classe politica in cammino da mezzo secolo verso il potere e su questo attesa, un po' ovunque si sentiva dire: mettiamoli alla prova. C'era a lato una classe tecnocratica che si accreditava per capacità di governo. Con questa combinazione il centrosinistra ha vinto nel '96, attraendo voti moderati prospettando maggiori capacità di governo. Prodi ne era l'eroe eponimo. A sinistra si è manifestata anche una notevole capacità di trasformazione, gente che passava con grande naturalezza dal dogma moscovita al dogma finanziario".

Lei parla di trasformismo, di dogmi. Ma non si può accusare la sinistra di arretratezza e poi attaccarla perché si mette a dialogare con il mondo della finanza.
"Un conto è dialogare, un conto è andare in pellegrinaggio alla City di Londra, affermare di essere stati legittimati dai 'mercati finanziari'! Diversamente ora tanto l'ideologia tecnocratica quanto il blocco di potere e la classe dirigente del 96 si sono progressivamente indeboliti o vanificati. Sorti della vita, scorrere del tempo. Non solo: mercatismo e modernismo non esercitano più appeal politico. Un esempio: nel 2006 non consiglierei a nessuno di usare tra la gente l'euro come se fosse una carta vincente".

E oggi?
"Quella combinazione, vincente nel 96, è entrata in crisi già nel 98. E adesso, senza più il mito tecnocratico riemergono le stessa criticità, crolla la componente della capacità di governo. Cioè la componente strategica dell'ideologia che ha attratto i voti non solo dell'elite, ma anche del ceto medio. Adesso come nel '98 vediamo diversità senza unità, più componenti dividenti che unificanti. Il frazionismo, la maledizione della sinistra, torna drammaticamente a colpire. Se a sinistra ci sono tre uomini ci sono quattro posizioni".

Ad esempio?
"La politica estera non è più estera, è politica tout court. Ed è qui si vedono differenze non colmabili...".

Le ricordo che in quattro anni sono cambiati tre ministri degli esteri. Ruggiero è stato fatto fuori dopo un anno. Frattini, dopo l'interim della riforma fantasma di Berlusconi, sacrificato alle pretese di An.
"Si tratta di varianti su una politica comune. Ruggiero era un tecnico e da quando alla Farnesina è rientrata la politica siamo rimasti su una linea unitaria. Dopo molti anni, questo è un governo che ha di nuovo una politica estera riconoscibile e definita. Lo stesso in economia. Nel centrosinistra troviamo epicurei e stoici, empirici e dogmatici, matematici e filosofi, chierici e teologi. Questa non è ricchezza di idee, è caos. La sinistra è insufficiente nel modo più paradossale: è insufficiente per eccesso. Eccesso di posizioni e di opinioni. La realtà è che il minimo comune denominatore, più minimo che comune, è l'antiberlusconismo. C'è dunque l'antitesi, ma non la tesi".

La tesi dovrebbe venire fuori con il programma. Anche il centrodestra non aveva un programma a un anno e mezzo dalle elezioni. E per siglarlo con Bossi dovette ricorrere al notaio.
"Una prova di quello che dico è che Prodi accusa Rutelli di voler fare il centro, e cioè di non essere abbastanza antiberlusconiano. E ancora, con il famoso 'bello guaglione' lo accusa di essere troppo estetizzante e perciò ancora berlusconiano. Per la sinistra si configura una drammatica ironia della storia. Se perde, perde. Se vince perde lo stesso perché la magnitudine dei problemi renderà impossibile il governo e produrrà l'effetto di scomporre la coalizione. Con il venir meno dell'antiberlusconismo, nella remota possibilità di vittoria del centrosinistra, vedo il rischio della fine del bipolarismo di un colossale ribaltone in Parlamento".

Eppure i sondaggi per l'Ulivo non sono così brutti, nonostante la litigiosità e le alchimie.
"Sono convinto che la geografia politica coincida con la geografia fisica. L'Italia è il paese dei cento comuni, con una forte staticità del voto. Non ci sono grandi metropoli che spostano il consenso. Siamo un paese di centrodestra e alla fine sono convinto che molto probabilmente rivinceremo noi".

E' così sicuro che l'elettorato di centrodestra tornerà a votare per Berlusconi? La situazione economica è ben lontana dalle promesse contenute nel contratto con gli italiani, e in questi anni sono emerse formidabili contraddizioni tra gli alleati...
"Io li chiamo formidabili problemi, in tutta Europa, che mi sembra siano stati gestiti nel modo migliore possibile. Data la nostra storia politica, tre anni sono un tempo minimo, mentre la sinistra ha una storia complessa e molto più lunga. In altri termini, vedo comunque il centrodestra in una fase iniziale e vitale e il centrosinistra in fase terminale. Ma anche se i nostri voti non fossero confermati, il centrosinistra si ritroverebbe una vittoria dimezzata, per antitesi. Vincerebbe le elezioni ma non il governo. Se io fossi di quello schieramento mi preoccuperei di cercare una tesi, delle proposte da offrire. Finora troppo spesso la sinistra è sembrata vitale come un'agenzia di pompe funebri. E' interesse del paese e del nostro stesso schieramento che la sinistra superi questa fase".

Da analista, che suggerimento darebbe a Fassino e alleati?
"Prodi è l'unica chance che hanno. In un contesto in cui l'ideologia è in crisi è l'unico che può dare possibilità di vittoria".

E' Natale. Per una volta dia un consiglio a Prodi.
"Non ha bisogno di consigli. Posso solo dirgli di perseverare sulla strada dell'Ulivo. La coppia Prodi-Ulivo è per l'opposizione l'unica ipotesi praticabile, la sola che può risultare vincente anche se naturalmente non mi auguro questo risultato. Non vedo alternative, a meno che la sinistra non decida di tornare nel campo delle ideologie, sostituendo al mercatismo il globalismo dei valori universali, dei diritti, dell'ambiente".