Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Gazzettino

Nessuna manovra e nel 2003 il pareggio

Se le parole in politica hanno un senso, conviene annotarsi –a futura memoria, per vedere se le promesse saranno mantenute- ciò che Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e della Finanza nel secondo governo Berlusconi, è venuto a dire nella scintillante cornice della Fondazione Cini, isola veneziana si San Giorgio, in occasione di quell’incontro di cervelli fini e di poteri determinanti per le sorti del mondo che è costituito dalla conferenza Aspen European Dialogue.

Un’occasione per parlare di Europa (fattori di crescita, riforma del mercato del lavoro, rapporto euro-dollaro, economia globale?, ma anche per trovarvi riflessi i temi che assillano economia, finanza e industria italiane. proprio dalla luce delle discussioni su deficit pubblico, nuove tasse, costo delle riforme, Tremonti ha monopolizzato la conferenza stampa di apertura dei lavori. Ha ripetuto assicurazioni già ote, con qualche dato in più.
è vero che l’economia italiana annaspa?
“Le prospettive per l’economia italiana sono in una parola buone, in due parole molto buone, stando ai dati attuali”.
L’opposizione dice che i conti pubblici presentano buchi tali da richiedere interventi.
“Mi dispiace deludere, ma escludo assolutamente una manovra correttiva, già l’ho esclusa ieri, la escluderò anche domani. Le opposizioni fanno il loro mestiere, ma a volte esagerano e le loro valutazioni sono guidate dalla faziosità, non da un’analisi obiettiva dei fatti. I conti pubblici sono in linea con gli obiettivi”.
Come replica alle accuse dell’Ulivo?
“Dicendo che nel primo trimestre 2001, quando ministro del Tesoro era Visco, il fabbisogno esplose con un aumento di 10 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2000. Quest’anno l’aumento nel primo trimestre si cifrà nella metà (5 miliardi di euro). Inoltre, nel 2000 il governo di centrosinistra credeva di avere chiuso l’anno con un rapporto deficit/Pil dell’1.5 per cento, poi è stato rivisto al rialzo all’1.7 per cento. E per il 2001 il ministro Visco aveva stimato una crescita economica del 2.9 per cento, rovista poi al 2.5, fissata infine all’1.8 per cento”.
Secondo l’Ulivo le stime di crescita economica sono pari solo all’1.2 per cento.
“Le hanno copiate dal Fondo Monetario Internazionale, che prepara a rivederle al rialzo”.
Sul “buco” nei conti dello Stato è sempre convinto che sia un’eredità del centrosinistra?
“Tra sforamento della spesa sanitaria, mancata privatizzazione degli immobili e incrementi di spesa a pioggia dovuti a un ciclo elettorale di due anni, il centrosinistra ha lasciato un buco imponente che noi abbiamo iniziato a chiudere lo scorso anno e continuiamo a farlo quest’anno”.
A quando il pareggio?
“Confermiamo l’obiettivo nel 2003. Il presidente della Bce, Duisemberg, due giorni fa a Francoforte ha apprezzato questo nostro impegno”.
Non potrà negare l’aumento del fabbisogno…
“L’aumento nei primi mesi dell0anno è fisiologico e destinato a rientrare nei prossimi mesi. I conti pubblici chiuderanno in linea con le previsioni”.
Ma come pagherete le molte riforme che avete messo in cantiere?
“Ci sono riforme che costano e altre a costo zero. Il fatto che pesino o no sul bilancio non marca l’importanza delle riforme. Non vale l’equazione “riforme uguale costi”: la riforma sull’immigrazione, ad esempio, ha un costo già stanziato e coperto”.
Ma quali saranno le priorità?
“Il programma di riforme sarà contenuto interamente nel Dpef, in esso daremo il profilo delle riforme, come si realizzeranno nel corso della legislatura definendo priorità e compatibilità, certi del fatto che manterremo il patto con gli elettori. È un programma efficace e ambizioso”.
Come procedono Italia ed Europa in materia economica?
“C’è una perfetta coincidenza tra le ipotesi formulate nella conferenza di Barcellona e l’azione politica del Governo Italiano. Sia per il mercato del lavoro, che dev’essere quanto più flessibile. Sia per la riforma dei sistemi previdenziali, introducendo incentivi alla permanenza del lavoro e sviluppando il secondo pilastro, la previdenza integrativa. Per quanto riguarda le riforme fiscali, esse devono iniziare dal basso, dai redditi più bassi: sarà così anche in Italia, deludendo tutte le aspettative contrarie”. E se sullo scontro sociale Tremonti glissa, a margine del convegno il presidente dell’Eni, Gian Maria Gros Pietro, avverte: “La strada della flessibilizzazione del mercato del lavoro è una buona strada, ma non si può percorrerla senza il supporto della pubblica opinione”.