Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Corriere della Sera

Tremonti: "Subito la devolution di bossi"

Il ministro difende il progetto: è la traduzione pregevole del programma della Casa delle Libertà.

MILANO - Il tono è quello di chi vuole realizzare il «contratto con gli elettori». Ma non solo questo si riscontra nei ragionamenti di Giulio Tremonti, superministro dell' Economia nel governo Berlusconi. Tremonti è l' interlocutore principale di Umberto Bossi, quello che assieme ad Aldo Brancher più di tutti si è speso per riannodare i rapporti con il senatur, rapporti che si sono tradotti nel patto politico e poi elettorale che ha consentito alla Casa delle libertà di vincere prima le regionali del 2000 e poi le politiche del 13 maggio. Tocca proprio a lui, considerato il «garante» di quella intesa, richiamare all' ordine quanti, anche all' interno della coalizione del centrodestra, vogliono discutere il progetto di devoluzione messo a punto proprio dal ministro Bossi. «La devoluzione - scandisce Tremonti- è a pagina 73 del programma della Casa delle libertà. Il senso della proposta di Bossi è la traduzione - semanticamente molto pregevole - di quanto scritto in quel documento. E proprio perché non è una legge ordinaria deve avere l' allure del testo costituzionale. Ci hanno lavorato i migliori costituzionalisti italiani nonché i funzionari di alto livello che fanno parte del gabinetto del ministro Bossi». Se si fosse prodotto un lavoro più ampio si sarebbe corso il rischio di «essere insufficienti per eccesso». Non fa nomi Tremonti. Ma a nessuno sfugge che l' «insufficienza per eccesso, nel senso che è meglio fare la devoluzione davvero che una palingenesi costituzionale irrealizzabile» richiama quanto sostenuto da un altro ministro, quello per gli affari regionali Enrico la Loggia il quale auspica «una riforma organica dello Stato». Certo, apprezza Tremonti, «quello mi sembra un interessante esercizio intellettuale». Non una parola di più. L' unica concessione che fa ai critici, dentro e fuori la Casa delle libertà, riguarda le modalità di elezione dei giudici costituzionali, nonostante sia «nella sostanza un ottimo testo può essere rivisto sulla tempistica». NESSUNA INTERFERENZA - Il progetto si deve fare subito perché è un impegno che ci siamo assunti nella prima fase, quella dei cento giorni, spiega Tremonti. Inoltre non c' è alcun rischio di interferire con il referendum sulla costituzione di D' Alema. «Quel testo - argomenta - non è ancora legge, lo diventerà solo se sarà confermato. Adesso siamo in quella fase che, per dirla con il gergo dei giuristi, è una "fattispecie non ancora integrata". Fino a che non ci sarà una eventuale conferma la costituzione in vigore è la "gloriosa costituzione del ' 48". Per ora, e lo dico agli zeloti di quella tentata costituzione, non c' è alcuna preclusione alla discussione. Basta chiedere a Marco Pannella e farsi dire quante volte il parlamento ha legiferato a referendum aperto. E va ripetuto ancora per i "perbenisti costituzionali" che stiamo parlando di un testo che non è ancora legge, e di una legge, quella del 1970, sul referendum, che mai nessuno ha considerato preclusiva di modifiche parlamentari in pendenza di referendum. In sintesi, la costituzione di D' Alema non c' è ancora, c' è ancora la carta del ' 48, la nostra proposta la attua con la devoluzione, la nostra proposta è discutibile subito in aula, chi lo nega fa un servizio alla sinistra e contro i diritti del parlamento. Se per disgrazia la carta del ' 48 fosse sostituita dalla carta di D' Alema, il nostro testo sarebbe emendato come segue: la costituzione di D' Alema è abrogata, vive la carta del ' 48 applicata nel suo spirito originario con la devoluzione». Un ragionamento «costituzionale» diverso, obietta Tremonti, sarebbe «un ragionamento sinuoso, di chi tenta di utilizzare le istituzioni non nell' interesse del Paese ma della sua fazione politica». La devoluzione non «è una riforma ma una applicazione della costituzione del ' 48. Se si legge l' articolo 117, quello delle competenze attribuite alle Regioni, si scopre che - e cito testualmente - "altre competenze potranno essere aggiunte con legge costituzionale", quindi la devoluzione, ovvero l' incremento di competenze è già previsto dalla costituzione del ' 48, quella che è attualmente in vigore». Se D' Alema fosse davvero politicamente responsabile, è l' opinione del ministro dell' Economia, dovrebbe buttare quel testo nel cestino: «La costituzione di D' Alema è fuori della costituzione del ' 48. L' articolo 138 serve per attuazioni (come la devoluzione) o per modifiche specifiche della costituzione (come l' elezione diretta dei presidenti delle Regioni) non per mezze bicamerali. Forse D' Alema ha dimenticato che quella sulla bicamerale usava il 138 ma sulla base di una bicamerale istituita con legge costituzionale. Qui abbiamo una riforma che taglia molti campi della costituzione, senza la base costituzionale di una bicamerale abusando del 138. Senza contare che è stata una riforma fatta in campagna elettorale, concepita come uno spot, passata con i voti di quattro disperati, senza un emendamento di quella opposizione che era già maggioranza nel Paese. Pensiamo cosa direbbero i "perbenisti costituzionali" se questo orrore lo avessimo fatto noi e se fossimo noi a chiedere di difenderlo. In aggiunta, devastante la parte internazionale. E' pura follia perché si abroga la sovranità nazionale. Invece di fare del federalismo hanno fatto, senza volerlo, dell' internazionalismo. L' Italia diventa così il luogo di scarico di materiali giuridici internazionali, l' unico Paese al mondo in cui un accordo fatto dall' esecutivo senza passare per il vaglio del Parlamento diventa legge legittimata dalla costituzione». MONETA A DUE FACCE - La devoluzione è come una moneta, spiega Tremonti, e come tale ha due facce: una politica e una sociale. La prima riguarda il trasferimento di poteri dallo Stato alle Regioni e come tale, sottolinea, è perfettamente in linea con quanto stabilisce la costituzione del ' 48 e con quanto avviene in Spagna dove il tema del cambiamento e della flessibilità ha intensità superiore a quello che sta succedendo in Italia. L' altra faccia altrettanto importante, è quella sociale. La devoluzione è l' apertura al mondo della produzione di servizi del cosiddetto terzo settore o no profit, perché consente alla Regione di scegliere, se vuole e come vuole, chi produce servizi rivolti alla collettività. E' insomma l' occasione di fuoriuscire dalla meccanica giacobina-keynesiana statalista seguendo invece il principio della sussidiarietà, fatta da famiglie, volontariato, mutue, fondazioni. Ed è la prova che la solidarietà non è fatta dalla Bindi. La coppia B&B, ovvero Bindi e Berlinguer, è la caricatura della solidarietà. Entrambe le facce sono importanti per il cambiamento. Noi parliamo, dice Tremonti, di riformare solo l' articolo 117 e non il 119, parliamo di politica e non di soldi. «Tutta la meccanica dei trasferimenti nella logica della solidarietà è invariata: questo processo avviene senza togliere una lira al Sud. Anzi avviene per aggiungere una lira al Sud, perché la lira aggiunta non la mette certo Mastella ma D' Amato, ovvero non si segue più l' ideologia clientelare ma l' ideologia dello sviluppo». L' Europa, è il ragionamento del ministro, imponendo vincoli di bilancio e vietando gli aiuti di Stato ha interrotto la meccanica clientelare dei sussidi al Sud. E il Sud ha una sola speranza: lo sviluppo. Ed è per questa ragione che il governo si impegna per le infrastrutture per il Sud, per la riemersione del sommerso, per la difesa dei trasferimenti comunitari per il Sud. Insomma, la logica non è quella fatalistica dell' assistenzialismo ma della prospettiva dello sviluppo. La via del passato andava da Eboli a Roma, la strada del futuro va dalla Basilicata a Bruxelles.