Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Stampa

Tremonti: "Non è certo merito del governo"

Di parlare dell’Istat e delle sue cifre, Giulio Tremonti non ne avrebbe troppa voglia.

“Dovrei dirne male, dovrei fare un’altra polemica sui dati chi si impapocchino: roba inutile, tanto ormai quelli si sono incartati da soli…”.
“Quelli” sono Giuliano Amato e Vincenzo Visco, “i gangster economici” come l’economista del Polo li definì sulla “Stampa” la settimana scorsa, innescando una lite diventata rovente alla convention industriale di Parma. “Se proprio vuole un commento su Pil e inflazione –scherza- lasci almeno che faccia come Rutelli a Parma”.
Che ha fatto Rutelli a Parma?
“Ha parlato in inglese”
Onorevole Tremonti, vuole commentare l’inflazione al 2,9 in inglese?
“Già, ma non su fonte svizzera come ha fatto lui, che ha tirato fuori un rapporto del Credit Suisse per dire che la politica economica del Polo manderà il mondo in malora. Io voglio citarle il testo di un’agenzia che mi arriva qui in studio. Market News International, si chiama: roba seria, precisa, scritta da un rompicoglioni pazzesco… Ecco qui: challenged by reporters, the same Istat economist appeared embarassed. A differenza di Rutelli, io traduco: sfidato dalle domande dei cronisti, il portavoce dell’Istat sembrava imbarazzato. E se era imbarazzato lui, figuriamoci io…”.
Seriamente, onorevole, come commenta questi dati?
“Ma come vuole che li commenti? Stiamo parlando di variazioni minime. Siamo sotto l’oscillazione statistica: non mi sembra un trionfo per il governo, no? Semmai si può dire questo: se l’economia è globale, gli indici non possono essere locali. Anche se la sinistra se ne ricorda solo quando le fa comodo”.
Non vorrà tornare su quella storia del “gangster”?
“A parte che io, e proprio alla Stampa, ho parlato di gangster “contabili”. Era un modo colorito per esprimere un concetto, non un’offesa personale. Mi spiace per Visco, sinceramente, ma questo magari non lo scriva… Voglio dire che non ha senso guardare la serie storica Italia su Italia: come eravamo nel 2000 e come saremo nel 2001. Quelli che contano davvero sono i differenziali verso l’estero. E rispetto a questi, la mia impressione è che tutti corrono. L’Italia corre di meno e perde costantemente terreno. E da questo orecchio, la sinistra ci sente poco: ricordo ancora un dibattito alla radio tra me e Veltroni, ai tempi del governo Prodi. Mi disse: “Oggi la Borsa è salita, ed è tutto merito nostro”. Bene, ieri i mercati sono andati giù, ma non mi pare che oggi sia colpa loro, no?”
Lei, al “Financial Times” ha detto che vuole aumentare di un punto la percentuale della crescita economica. Non è un traguardo enorme, non crede?
“Almeno di un punto, io ho detto almeno di un punto. Noi crediamo molto di più: un punto, un punto e mezzo è quello che serve per auto-finanziare i 70 mila miliardi di tagli Irpef che abbiamo programmato”.
Tagli che molti, anche all’estero, ritengono una promessa difficile da mantenere. “Propaganda”, come dice Berlusconi?
“Chi parla di un allarme internazionale che scatterebbe in caso di nostra vittoria fa soltanto del terrorismo. Non merita neppure risposta. Vuole un esempio facile facile per capire come faremo a reggere tagliando le tasse?”.
Magari…
“Allora, se lei paga un milione in meno al Fisco, non è che i soldi li ficca sotto il materasso. Magari, che so, si compra un televisore. E ci paga l’Iva. Quello che glielo vende, a sua volta, ci pagherebbe l’Irpeg e l’Irap. Noi calcoliamo che questa flessibilità interna sia intorno al 40 per cento. Vale a dire che il milione che scontiamo a lei, a noi ci costa solo 600 mila lire. E quelle le troviamo con i cambiamenti strutturali che stiamo progettando: il lavoro, le infrastrutture, l’innovazione. E su questo mi consenta un rigido copyright, visto che in giro ci sono i Bassotti”.
I “Bassotti” intesi come i ladruncoli di zio Paperone?
“Proprio quelli. Ha presente com’è fatta la Fiera di Parma? Lei guarda dall’autostrada e vede un enorme cubo di cemento. Rutelli, arrivando sabato scorso, deve aver pensato: ecco il deposito di Paperon de’Paperoni, lì dentro ci sono i soldi… E intanto Visco stava scavando il suo tunnel”.
Veramente Rutelli, davanti agli industriali, ha parlato di “tregua fiscale”. O no?
“Un bel lapsus freudiano, quello. Se c’è bisogno di una tregua, è perché c’è in corso un assedio… Ma non mi faccia fare alte polemiche. Piuttosto posso chiederle cos’altro dice di me il “Financial Times”?”.
Scrive che lei è un “uomo con una missione”. Si riconosce?
“Troppo buoni. Conscendo la pignoleria di Amato nel cogliere gli semantici, direi un job piuttosto che una mission. Non una missione, ma un lavoro da fare…”.