Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Giorno

Tremonti: Meglio Bossi che Andreotti

“Il Paese, purtroppo, ha già perso più di un anno e mezzo, quello della ripresa economica”.

ROMA- L’ex ministro Giulio Tremonti, attuale testa d’uovo del Cavaliere, scalda i muscoli in vista delle elezioni.
Professore, anzi ministro visto che Berlusconi l’ha indicato come l’unico sicuro del posto?
“Lasciamo perdere. Sono altre le cose davvero importanti”.
Quali?
“Il Paese che perde la ripresa economica perché è bloccato da un’autentica paralisi decisionale”.
Perché?
“Semplice, si fa solo campagna elettorale da febbraio dell’anno scorso”.
Dalla caduta del governo D’Alema?
“No, dalle elezioni regionali. Dovevano prendere atto che erano minoranza nel Paese e passare la mano. Noi le scelte le avremmo fatte. Invece hanno fatto la cicala politica e hanno ballato durante l’estate della ripresa”.
Senza riforma elettorale, però, l’instabilità governativa non si cura.
“La legge elettorale è un falso problema. L’instabilità dei governi Prodi, D’Alema e Amato è colpa della sinistra che non ha preso atto della realtà del Paese. Prodi diceva: non accetterò mai un governo condizionato da Rifondazione. Tanto poco era condizionato, che Prodi crolla quando Rifondazione esce. La sinistra ha concetto tutto suo di democrazia”.
Che cosa intende?
“Che la democrazia non è al servizio dei parlamentari. Debbono essere i parlamentari al servizio della democrazia”.
Anche voi state mettendo insieme forze assai diverse.
“Sono certo che non avremo nessun problema”.
Andreotti la pensa in modo diverso. Prevede vita breve per la prossima legislatura.
“Coma vate il senatore funziona piuttosto male. Il motivo? È il tipico prodotto di una classe politica vissuta al di fuori della realtà”.
Andreotti fuori dalla realtà? Non le sembra di esagerare.
“No. Andreotti è il massimo esponente di una classe politica che, dagli anni Settanta, ha vissuto sul debito pubblico, quindi fuori dalla realtà. Andreotti, e quelli come lui, vanno al potere e lo esercitano appoggiandosi al debito pubblico. Conosco il Palazzo, non la realtà”.
Andreotti forse replicherebbe…
“Il senatore ricordi la lettere alle lucciole in cui Pasolini illustrava le profonde trasformazioni del Paese. Andreotti, che Pasolini definì “scheletro in doppio petto”, gli rispose. Ma aveva ragione Pasolini, anche se commise l’errore di non prevedere il ruolo del debito pubblico”.
Che cosa ne conclude?
“La vecchia classe politica ha l’enorme colpa di aver vissuto rubando il futuro al Paese e ignorando la realtà. Capisco che è faticoso perché impone di uscire dagli intrighi di Palazzo e di misurarsi con le linfe vitali del Paese”.
Che sarebbe?
“Nel Paese c’è un blocco sociale strutturato. Sono gli operai, i piccoli imprenditori, gli statali, le famiglie. Tutti questi sanno che se ci sarà un futuro per i loro figli anche loro saranno tranquilli. Il futuro non glielo daranno gli scheletri in doppio petto. Questa realtà è la base del nostro rapporto con la Lega”.
Quindi, Bossi ha capito e Andreotti no?
“è così. Tra Bossi e Andreotti non ho dubbi: il primo è più intelligente. Anzi, c’è un abisso tra i due. Con Berlusconi questo blocco sociale trova la sua sintesi. Per questo, con buona pace di Andreotti, vinceremo le elezioni”.
Il debito pubblico condizionerà anche il futuro governo.
“Lo so bene. Solo uno senza cultura come Veltroni può dire che la sinistra ha fermato il debito pubblico. Dimentica che dal ’92, da quando governano loro, il debito è salito di oltre un milione di miliardi”.
E allora?
“Bisogna ridurre la velocità del debito e aumentare quello del Pil. Questo è ciò che ci proponiamo di fare”.
Come?
“Con una serie di interventi”.
Quali interventi?
“Non posso dirglielo”.
Perché?
“Diciamo che temiamo la pirateria politica. Gli asini, si sa, sanno solo copiare”.
Facile, così non prende impegni.
“Faccio un esempio. Proporremo un nuovo tipo di contratto, più libero e più flessibile, da applicare al settore dei servizi”.
Come Confindustria vuole abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori?
“Io non firmerò mai per i licenziamenti liberi. Il problema non è eliminare i vecchi, ma fare assumere i giovani. Dobbiamo fare uscire allo scoperto il lavoro sommerso. Proporremo una legge obiettivo per fare le infrastrutture superando i localismi e i particolarismi. Poi i fondi pensione”.
Anche Amato li vorrebbe fare.
“Balle, la sinistra non li vuole, o li vuole controllati dal sindacato. Il lavoratore deve essere libero di fare ciò che preferisce con il Tfr. Lasciarlo in impresa, darlo a un fondo privato, o se vuole a Cofferati. I fondi pensione controllati dal sindacato, e agevolati fiscalmente, li considero un modo per ristatalizzare l’economia italiana. Il sindacato diventerebbe padrone delle industrie, delle banche, delle assicurazioni italiane. è questo che vuole davvero la sinistra”.