Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Messaggero

Tremonti: "Favorevole al rinvio quindici giorni possono bastare"

Per Giulio Tremonti è stata davvero una settimana di passione. È toccato a lui, grande mediatore tra Forza Italia e la Lega Nord, affrontare il conflitto sulla data del referendum lombardo sulla devolution e, quindi, tenere le relazioni diplomatiche, cercare di appianare i contrasti, inseguire una soluzione praticabile.

ROMA –  Cosa che per Tremonti non è impossibile “sempre che il governo faccia una proposta seria”. Del resto, nessuno come lui è ascoltato sia da Berlusconi che da Bossi e può vantare ottimi rapporti con il governatore della Lombardia Formigoni. E infatti, in questi giorni, si è tenuto in costante contatto con tutti e tre, cercando di dipanare la complicata matassa della data del referendum sulla devolution senza mettere a repentaglio la concessione dell’alleanza tra il Polo e il Carroccio. Onorevole, è davvero il caso per la Regione Lombardia votare sul referendum il 13 maggio, costi quel che costi?
“Qui c’è un fatto incontrovertibile. Il referendum è assolutamente corretto sia dal punto di vista costituzionale, dato che la Consulta lo ha approvato, sia sotto il profilo istituzionale, visto che il presidente della Corte d’Appello ha già trasmesso gli elenchi degli scrutatori”.
Veramente il governo si oppone e ne spiega anche le ragioni…
“Si oppone grazie a interpretazioni “sottili” della Costituzione. Io invece non sono capace di interpretare la materia in modo così “sottile”. E lo dico tra virgolette”.
Che fa allude al comportamento di Amato?
“Mi limito a fare una osservazione sul fatto che non si può sollevare la questione che per votare lo stesso giorno delle politiche occorre modificare la legge. La Costituzione prevede una riserva di legge sul diritto di voto e sul sistema elettorale, non  sulle modalità operative. Questo, semmai, riguarda gli italiani all’estero. Niente di più. Non vedo in questo nulla di traumatico, né di ansiogeno”.
Mettiamo che il governo vi offra la possibilità di votare in un’altra data, accollandosi tutti gli oneri delle operazioni relative al referendum lombardo, secondo lei la Casa delle libertà accetterebbe la proposta?
“Se questa ipotesi venisse rivolta a me, le dico che potrei anche accettare, sempre che venga garantita una data certa, che non sia strumentale, che non possa essere “sbianchettata” in corsa e, soprattutto, che sia prossima”.
Cosa intende per strumentale? Che non sia accorpata al referendum confermativo sul federalismo? E potrebbe accettare un rinvio del voto sulla devolution verso i primi di giugno?
“Un rinvio di una quindicina di giorni potrebbe anche essere accettabile. E sarebbe un segno di fair play nei confronti del Quirinale che ha auspicato un accordo. Ritengo invece assolutamente strumentale il voto congiunto per i due quesiti, tra i quali non ‘è nessun collegamento. Il referendum lombardo ha una sua specificità”.
Non crede che Formigoni, andando avanti da solo, rischi di rimanere isolato anche all’interno del centrodestra?
“Verso di lui abbiamo una solidarietà totale”.
Sembra però che Berlusconi non abbia nessuna voglia di dare battaglia per una data e Casini e Buttiglione temono che, votando lo stesso giorno delle politiche, si possa fare confusione.
“Qui non si tratta di impiecarsi a una data. Si tratta di fare una consultazione che ha piena legittimità. Secondo me la legge non è un optional”.
Se la Lombardia dovesse andare avanti da sola, dove troverà i soldi per garantire le votazioni?
“La Lombardia non ha problemi di soldi e Formigoni è già avanti con l’organizzazione”.