"Torneranno i soldi dei macellai..."
ANGOLO di Montecitorio, conferenza stampa finita, telecamere spente. “Berlusconi? Tirarlo in ballo su ogni cosa mi pare un po’ démodé” sorride Giulio Tremonti.
Poi si fa serio. “Il provvedimento per il rientro dei capitali all’estero non c’entra nulla con Berlusconi –è il ragionamento, fuori dalle dichiarazioni ufficiali, del ministro dell’Economia-. Lui non lo usa. Né lo potrebbero usare le sue società: perché dal provvedimento le società sono escluse. Non soltanto le nuove norme non sono scritte per Berlusconi, ma neanche per altri soggetti meno abbienti. Chi ha cento miliardi all’estero, ben gestiti, li terrà. Il provvedimento si rivolge al macellaio o all’artigiano che magari ha portato i soldi in Svizzera poco a poco, 19 milioni alla volta, lo sai Vito come funzionava?”. Vito Tanzi, sottosegretario all’Economia, ha passato l’ultimo mezzo secolo a Washington e a ispezionare bilanci pubblici, dall’India alla Colombia. Fa segno con la testa che no, non lo sa. E Tremonti: “Il tetto era di venti milioni. Partivano in quattro, il padre e tre familiari, con 19 milioni a testa. Così si sono formati in Svizzera, un poco alla volta, patrimoni da due, tre miliardi. Se tornasse anche solo una parte di quel denaro, sarebbe un’iniezione considerevole per l’economia. Come aggiungere una quota di investimenti. Ma lo sa che tutti gli analisti prevedevano la crisi del settore bancario del Canton Ticino? E che invece il settore è cresciuto e ha creato mille posti per funzionari pagati come calciatori? E sa con quali soldi è cresciuto? Con quelli dei ticinesi? No, con i soldi degli italiani. Che ora possono rientrare”. A ricordargli le obiezioni del centrosinistra, che considera il provvedimento un condono di cui beneficheranno anche i criminali, Tremonti scuote la testa: “Elei si immagina un mafioso che si alza il mattino presto e si presenta alla Cariplo? Non credo proprio che saranno i criminali ad approfittare di quello che comunque non è un condono. Perché la perseguibilità degli evasori resta. Un professionista che riporta in Italia un miliardo evaso pagherà l’imposta sui frutti di quel capitale, si metterà così in regola per quanto riguarda i frutti, ma l’evasione del miliardo rimane. Non solo. Trascorsa la data limite fissata con il concorso dell’opposizione per il 31 luglio, scatta un apparato sanzionatorio molto efficace. Questo non è un condono, è il principio del ravvedimento operoso, usato diverse volte nella scorsa legislatura. Abbiamo rispolverato la stessa formula scritta nel ’97 dal governo dell’Ulivo. Abbiamo accolto dieci emendamenti dell’opposizione. Persino uno di Visco…”. Se è per questo, ieri Tremonti ha pure stretto la mano ad Amato (alla riunione Abi). Eppure dall’ex premier sono venute bordate contro la Finanziaria. Tremonti assicura però di badare più ai “segnali positivi” giunti dal Colle, e dalla riunione di Verona con i piccoli imprenditori. “L’obiettivo indicato da Berlusconi, ridurre le aliquote a due, resta valido. Entro la legislatura. In tempi anormali abbiamo fatto una Finanziaria normale, l’ammontare complessivo delle riduzioni fiscali indicato dall’Ulivo è stato confermato, coperto finanziariamente e concentrato a favore delle famiglie con redditi bassi e figli a carico. Non capisco quel sindacalista che ci ha criticati. Se considera anche i due milioni di anziani che avranno la pensione aumentata a un milione, vedrà che abbiamo fatto cosa i sinistra…”.