Pareggio di bilancio nel 2003 o mi dimetterò da ministro
«Al Tesoro c' è la scrivania di Quintino Sella. Sarebbe immediatamente liberata se non ci fosse il pareggio del bilancio nel 2003».
Parla il ministro dell' economia Giulio Tremonti, nella giornata delle spiegazioni italiane all' Unione europea, e la sua promessa di dimissioni conclude una conferenza stampa dedicata in gran parte a convincere tutti che, pur sfondando i tetti del deficit concordati a Bruxelles per quest' anno e per il prossimo, l' Italia rispetterà l' impegno di raggiungere l' equilibrio completo dei conti nel 2003. Signor ministro, di quanto è il «buco» supplementare che bisogna coprire per raggiungere l' obiettivo di quest' anno? «In questa sede non abbiamo fatto cifre e, del resto, nessun ministro ne ha fatto. Solo voi giornalisti date i numeri. Noi i numeri li daremo con serietà e responsabilità nei prossimi giorni e nelle sedi istituzionali appropriate, cioè nel governo e in Parlamento». Allora cos' ha raccontato ai suoi colleghi europei? «Ho esposto quello che abbiamo fatto subito e quello che vogliamo fare. Subito abbiamo fatto un taglio dei 10% dei trasferimenti ai ministeri e una serie di provvedimenti mirati a lanciare l' economia. Inoltre abbiamo presentato il piano della nostra attività a tutto il 2001. Non abbiamo la minima intenzione di fare una manovra old fashion, cioè di togliere soldi dalle tasche dei cittadini, perché l' effetto finale sarebbe peggiore». Che tipo di correzione? «Pensiamo al rilancio delle privatizzazioni, al contenimento della spesa sanitaria, agli effetti virtuosi della devolution sulla spesa pubblica, per esempio». Come pensate di raggiungere l' obiettivo di un deficit allo 0,8% del Pil, così come afferma il programma di stabilità italiano? «L' essenziale non è lo 0,8 di quest' anno o lo 0,5 del prossimo; l' obiettivo principale è il pareggio di bilancio nel 2003. Quello è l' impegno serio che abbiamo preso davanti ai nostri partner europei e che vogliamo rispettare. In ogni paese si comincia ad avere un quadro chiaro in autunno: solo a quel punto si possono fare valutazioni e decidere cosa fare. Per ora possiamo solo dire che c' è uno scostamento tra i dati del fabbisogno e quelli dell' indebitamento della pubblica amministrazione». Signor ministro, il pareggio del bilancio è il punto di arrivo di un percorso a più tappe che sono tutte, secondo l' Ue, importanti. Lei cos' ha detto oggi per quanto riguarda gli obiettivi del 2001 e del 2002, cioè deficit pari allo 0,8 e poi allo 0,5 per cento del Pil? «La logica della discussione svoltasi in seno all' Eurogruppo, prima, e al Consiglio dei ministri dell' Ue, poi, era tutta puntata sul raggiungimento del pareggio da parte di tutti e nei tempi stabiliti per ognuno. Per noi è nel 2003. Quest' anno e il prossimo faremo il massimo possibile, consapevoli che dobbiamo percorrere un cammino che ci porti entro due anni all' azzeramento del deficit». Gli altri paesi come hanno reagito? «Ho trovato un clima di massima comprensione e di fiducia. In tutti i ministri, senza nessuna eccezione. Credo proprio che la nostra posizione sia stata capita» Cosa dirà alle parti sociali che incontrerà a Roma? «Porteremo in discussione materiale di politica economica: i temi del contratto di lavoro a tempo determinato, le misure per il sommerso, le politiche per lo sviluppo dell' economia. Inizieremo anche a vedere cosa si può e si deve fare in sede di verifica della riforma Dini per la riforma del sistema pensionistico».