Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Corriere della Sera

La legislatura è finita, l'ha detto Ciampi

Tremonti boccia l'Ulivo sulle riforme: il governo perde pezzi, la crisi si accelera «Forse adesso l' esecutivo Amato non sopravviverà neanche al decreto sui mutui» «Useremo tutte le armi per fermare il centrosinistra, arriveremo anche a fare ostruzionismo»

«Time out»: il tempo è scaduto. Giulio Tremonti non concede spazio ad equivoci di sorta. E per chi non avesse capito ripete in italiano: «La bottega è chiusa». Anzi, sbarrata per il centrosinistra di fronte a qualsiasi ipotesi di riforma. «Siamo fuori tempo massimo», decreta il forzista, ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi. E la certezza di stare dalla parte del giusto viene attribuita al Quirinale, a quella indicazione del voto a primavera che avrebbe di fatto chiuso la legislatura: «Ora che l' ha detto il Presidente, non provi il centrosinistra a insistere con legge elettorale, federalismo e conflitto d' interessi: bloccheremo ogni loro mossa». Quando poi, a tarda sera, arriva la notizia che il ministro Zecchino e Irene Pivetti sarebbero pronti a passare con Sergio D' Antoni, Tremonti sentenzia: «Forse il governo Amato non sopravviverà neanche al decreto sui mutui». Che cosa pensa del possibile patto di non belligeranza elettorale con D' Antoni? «Lo vedo possibile. E se davvero Zecchino e la Pivetti passeranno con lui non solo la maggioranza ma anche il governo perderà i pezzi. Allora, altro che riforme: si andrebbe verso una tale accelerazione della crisi che anche per uno Scalfaro sarebbe difficile difendere la maggioranza». Ma il centrosinistra è convinto di riuscire a sfruttare il tempo che manca alla fine della legislatura per mettere a segno alcune riforme. «Ho ascoltato con attenzione il discorso di fine anno del capo dello Stato: che significato aveva indicare il voto in primavera? È chiaro: con quelle parole Ciampi ha voluto dire che la legislatura è finita». Prima ancora che inizi la campagna elettorale? «Prima ancora dell' inizio "ufficiale". Sì, perché in realtà è sotto gli occhi di tutti che la campagna elettorale è già cominciata da molti mesi. Il Presidente, a fine anno, ha voluto chiudere questa anomalia e far partire il conto alla rovescia verso le elezioni». Alcuni però hanno letto il «rammarico» del Presidente per le riforme mancate come un incoraggiamento ad approvare, finché c' è tempo, almeno quelle possibili. «Non è una strada praticabile per tanti motivi. Prima di tutto per il clima politico in cui viviamo ormai da tempo. Si può dire che siamo in campagna elettorale dal marzo dell' anno scorso perché le Regionali sono state di fatto un test politico. Altrimenti D' Alema non si sarebbe dimesso. Poi c' è stato il referendum e la scesa in campo di Rutelli. Figuriamoci se è possibile fare qualcosa ora che la legislatura è finita». L' Ulivo promette di andare avanti, anche da solo. E accusa il Polo di avere fatto marcia indietro sulla riforma elettorale. «La legge proposta da me e da Urbani presupponeva un cambiamento della Costituzione ed è stata scritta prima ancora dell' esito referendario. Il loro disegno di legge è inaccettabile. Come anche quello sul federalismo. È solo gattopardismo. Se verremo eletti il vero federalismo lo faremo noi». Così come lo hanno proposto alcune Regioni governate dal Polo? «L' articolo 117 della Costituzione già apre la strada alla devolution. Percorreremo quella via: faremo una legge costituzionale che ribadirà alcuni principi fondamentali, poi l' applicazione verrà lasciata alle singole Regioni che sceglieranno come amministrare parti importanti di sanità, scuola ed altre materie». La maggioranza ha già promesso che su questo tema, quello del federalismo, andrà avanti con decisione. «E allora si andrà allo scontro duro. Useremo tutte le armi lecite per bloccare il loro progetto: faremo ostruzionismo e quella legge non passerà». Sarà guerra anche sul conflitto di interessi? «Sì, il tempo è scaduto anche per quella legge. Del resto su questo punto non tutti nel centrosinistra sono d' accordo. I più intelligenti di loro hanno capito che così facendo si va al suicidio: non si possono approvare le riforme a colpi di maggioranza. La decisione si potrebbe ritorcere alla fine contro lo stesso Ulivo». Vuole essere più chiaro? «Intendo dire che sarebbe un precedente di enorme portata. Considerando la loro tecnica, in futuro tutti i governi potrebbero essere legittimati a fare riforme senza l' opposizione. Anche noi in caso di vittoria».