Il blitz sul federalismo ha tradito il Parlamento
Indietro non si torna. Con il voto alla Camera sul federalismo il centrosinistra ha tracciato una linea di demarcazione, che non potrà più essere oltrepassata per tornare indietro.
Quell’approvazione a colpi di maggioranza –è il pensiero di Giulio Tremonti- ha violentato il Parlamento con una prevaricazione di stampo fascista. È stata cancellata l’equazione Parlamento uguale democrazia, perché quando si afferma che una maggioranza del 51 per cento possa essere ampliata dai consensi di Regioni, Comuni e Provincie, significa delegittimare il Parlamento. Quel voto ha sancito il tramonto della sinistra cresciuta nella cultura del rispetto delle istituzioni, per precipitare nell’avventurismo della politica di giornata. “dagli allievi di Togliatti, agli scolaretti di Pannella”, dice Giulio Tremonti, 53 anni, sposato, due figli, ordinario di diritto tributario all’Università di Pavia, deputato di Forza Italia, ministro delle Finanze del governo Berlusconi, e ministro all’economia in pectore di un nuovo governo del centrodestra. Padre della legge sulla detassazione degli utili reinvestiti nelle imprese, Tremonti parla delle riforme istituzionali che la Casa delle libertà è decisa a realizzare dopo il voto di maggio. Dice: “Sono quelle che la gente attende: sanità, istruzione e ordine pubblico”. La riforma elettorale, invece, può attendere, “perché interessava soltanto al centrosinistra, che era alla disperata ricerca di una legittimazione per governare, percè era una governo di minoranza nato dalla truffa della desistenza on Rifondazione comunista”.
Onorevole Tremonti, perché il Polo boccia il federalismo approvato alla Camera dal centrosinistra?
!Quello non è federalismo, è la negazione del federalismo indicato dalla Costituzione. È un provvedimento che blinda il centralismo”.
Si spieghi.
“La Costituzione elenca le competenze delle Regioni e dice che altre competenze possono essere aggiunte. Non soltanto la Costituzione consente l’aggiunta di altre competenze alle Regioni, ma addirittura la prescrive. D’Alema e Amato hanno blindato il centralismo, lo avevano già fatto quando Rosi Bindi era ministro della Sanità”.
Che cosa c’entra Rosi Bindi con la Costituzione?
“Nella Costituzione c’è scritto che lo Stato detta i principi fondamentali in materia di sanità, mentre le Regioni hanno competenza su tutto il resto. La legge Bindi non rispetta la Costituzione: regola, infatti, l’attività dei medici nei minimi dettagli persino per quanto riguarda le visite sia all’interno degli ospedali sia negli studi privati. Elementi tipici della cultura centralista”.
Intanto il centrosinistra può vantarsi di aver varato il federalismo.
“Hanno commesso soltanto errori: non prenderanno un voto in più nel Nord, perché nel Nord il federalismo è soprattutto fiscale. Nel Sud non potranno più dire che federalismo significa egoismo. La gente capisce che questa non è una vera riforma, ma una trovata elettorale. Hanno modificato la Costituzione a colpi di maggioranza”.
Ma il centrodestra ha perso la sfida del voto alla Camera.
“Tutt’altro. Il centrosinistra ha risolto il problema più complesso del patto sottoscritto dal Polo con la Lega. In quel patto, che risale alle regionali dell’anno scorso e non c’è nulla di segreto, era prevista la devolution. Per realizzare la devolution la Casa delle libertà avrebbe dovuto avere i due terzi dei voti in Parlamento. Noi del centrodestra avremmo avuto difficoltà a operare a colpi di maggioranza, adesso, grazie a questa esperienza, non sarà più così. Quel voto ha significato che siamo all’avventurismo dei dilettanti, che vivono giorno per giorno. È finita l’epoca del Partito comunista che aveva rispetto delle istituzioni, si è passati dagli allievi di Togliatti agli allievi di Pannella”.
Allude a Rutelli?
“Esatto, l’avventurismo del giorno per giorno”.
La Casa delle libertà governerà a colpi di maggioranza?
“I rappresentanti del centrosinistra hanno segnato un precedente terribile, ormai passa tutto con il 51 per cento. La prossima volta che il Parlamento dovrà nominare due giudici della Corte Costituzionale li eleggerà con il 51 per cento. È stato sancito il principio fascista secondo cui il Parlamento non basta. Come? In questo modo: è vero che c’è soltanto il 51 per cento di consensi parlamentari, ma c’è, in aggiunta, il consenso esterno di Regioni, Provincie e Comuni. Così finisce l’equazione di Parlamento uguale a democrazia. È gravissimo”.
Significa che non ci saranno più gentleman agreement tra maggioranza e opposizione?
“I nostri avversari affermano che non c’è stata forzatura con il voto sul federalismo. Io dico che quando la Costituzione parla di una maggioranza del 51 per cento non intende una maggioranza di uomini liberi che decidono su singoli principi. Non mi pare che parlamentari, trasformisti, ricatti sui collegi elettorali, si possano considerare uomini liberi”.
Insomma il Polo farà la devolution a colpi di maggioranza?
“La devolution è nella Costituzione, in quanto legge di applicazione della Costituzione. Se noi la faremo con il 51 per cento dei voti avremo le spalle coperte dalla Costituente”.
è stata, dunque, imboccata la strada del non ritorno?
“La sinistra ha una sola chance: non votare giovedì al Senato la legge sul federalismo. In questo modo potrebbe riacquistare quello che ha perso cioè la sua cultura, storia, identità, ma ormai è in mano a un allievo di Pannella”.
Che sarà del federalismo?
“La gente sa che quando un prodotto è doc, come il nostro, o taroccato, come quello della sinistra. Le leggi di mercato premiano i prodotti originali”.
Quali saranno le riforme del Polo?
“I nostri obiettivi primari sono quelli della gente. La devolution non è soltanto trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni è fuoriuscita dal modello burocratico del vecchio Welfare. Nella sanità lo Stato definisce i diritti generali, la Regione sceglie chi fornisce i servizi sia pubblici sia privati. Il privato non è la clinica dell’amico gangster, è il terzo settore, il no-profit, il volontariato, le cooperative, le mutue. Può emergere il mondo che è stato la sicurezza sociale di base per secoli in Italia. Nella devolution rientrano l’istruzione e l’ordine pubblico, che sono i reali problemi dei cittadini”.
E la riforma elettorale?
“Era una fibrillazione del centrosinistra per fare le maggioranze. In realtà non è che la legge elettorale non consentisse maggioranze, bastava evitare la truffa della desistenza con Rifondazione comunista e c’era subito la maggioranza: era il centrodestra”.
Altri progetti?
“La riforma fiscale e la riforma delle opere pubbliche”.
Saranno realizzate con la maggioranza del 51 per cento?
“Non vorremmo per quella delle opere pubbliche, ma se la sinistra ci provocherà, allora sarà sì”.
In caso di vittoria che cosa farete subito?
“Nei primi cento giorni lanceremo lo sviluppo con provvedimenti di natura economica: un nuovo tipo di contratto di lavoro libero, una legge obiettivo per le opere pubbliche, il Tfr nei fondi pensione privati. Ridurremo significativamente le tasse, ma, prima di tutto, vogliamo produrre ricchezza”.