Ciampi garante di tutti? Ho molti dubbi...
«Se volevano convincere gli elettori del Nord, non avevano alcun bisogno di forzare la mano creando un precedente del genere: con questo federalismo "freddo" non prendono un solo voto in più. Era meglio se dicevano che Visco restava a casa. È lui con la sua Irap, che li fa perdere al Nord...».
Giulio Tremonti avvia la sua requisitoria contro una riforma «così poco federalista dice che l' unico nostro emendamento accettato dalla maggioranza è quello che appunto ha soppresso la parola "federalismo"». Picchia durissimo sul merito e sul metodo, l' ex ministro delle Finanze di Berlusconi, e mette anche in causa il ruolo del Quirinale: grande sostenitore di una riforma su cui fin dall' inizio dice «era chiaro che l' Ulivo cercava la prova di forza». Politica a parte, professore, davvero nel merito la riforma meritava un' opposizione così radicale? «Certamente sì. È una classica manifestazione di gattopardismo: federale nella forma, più centralista di prima nella sostanza». E da che si capisce, scusi, che le cose stanno così? «Per esempio dall' ossessività con cui la riforma fissa le 17 competenze esclusive dello Stato: ci sono anche "pesi, misure e determinazione del tempo". Come dire, badate che non vi lasceremo introdurre l' ora lombarda... Scherzi a parte, la sostanza della legge è chiara: su molte cose deciderà in esclusiva lo Stato, e su moltissime altre farà la parte del leone». Ossia? «Lascerà alle regioni quel che resta, dopo aver staccato la fetta più grande. E poi c' è la parte fiscale, tutta compartecipazioni e sovrimposte: con lo Stato che graziosamente trasferisce parte delle risorse che decide e riscuote per conto suo. No, guardi, Berlusconi ha ragione: dovremo abrogare tutto, nella prossima legislatura. E lasciar parlare la Costituzione: la lineare applicazione dell' articolo 117 apre la strada alla devolution, prevedendo che "altre competenze" possano essere trasferite alle regioni». È inutile chiederle, immagino, se accoglierete l' appello a votare sì almeno nella quarta lettura al Senato. «Ci vuole la loro faccia tosta, per chiederlo! Ma come, ci respingete tutti gli emendamenti, votate a maggioranza per tre volte, e poi ci chiedete di cancellare la prova di quel che è successo?». Che sarebbe, Tremonti? «Siamo di fronte a un precedente che non ci esime dal cercare ampi consensi, quando metteremo mano alla Costituzione. Ma di certo ci esime dal non fare nulla, se il centrosinistra si metterà di traverso. Ma poi davvero lei crede che il nostro federalismo e quello dei noti federalisti D' Alema e Amato possano essere uguali? Guardi, Bertinotti lo ha capito benissimo: per noi il federalismo anche è la fuoruscita dal modello giacobino di organizzazione dello Stato». Addirittura? «Sì, l' uscita dal modello rigido, novecentesco, in cui è comunque pubblica l' erogazione dei servizi di cui i cittadini hanno bisogno, a cominciare dalla sanità. Che vuol dire privato, naturalmente, ma anche no profit, terzo settore, l' Italia del volontariato e delle mutue che riemerge accanto a Usl, Asl, Cim, Sert...». La sua valorizzazione del "precedente" vuol dire che non crede alla cosiddetta "strada maestra della Costituente"? «No, non credo a una politica che di mattina litiga sulle leggi, e il pomeriggio si mette lì e rifà la Costituzione d' amore e d' accordo. E non credo nemmeno che serva davvero, riscrivere la prima parte della Costituzione: il quadro vero di riferimento, ormai, è l' Europa. Perché ricorrere a uno strumento a cui si è ricorsi dopo rotture traumatiche, guerre, rivoluzioni? Beato il paese che non ha bisogno di assemblee costituenti!». Via di 138, allora? «Certamente». E gli appelli del Capo dello Stato per un' intesa bipartisan? «Ciampi ha sollecitato il varo della riforma cosiddetta federalista anche quando era ormai chiaro che noi eravamo esclusi dalla sua elaborazione. Se si può fare una riforma senza di noi, si potrà bene farne altre senza la sinistra». Non so se era questo, ciò che Ciampi voleva dire. «Questa riforma è stata varata non tanto da una maggioranza semplice, come prevede la Costituzione, ma da una maggioranza di governo, da un 51 per cento che non è trasversale. Il tutto, poi, grazie al voto di ben ottantadue deputati eletti con noi! È una constatazione a cui mi pare difficile sottrarsi». Vuol dire che Ciampi non è stato garante di tutti? «Non saprei rispondere. Domanda interessante».