Addio ad una legislatura balcanica
INVOCA un “ufficio brevetti” per la campagna elettorale, perché accusa Rutelli di copiare le proposte del Polo.
E annuncia: “La Costituzione materiale è cambiata, dopo il federalismo. Faremo noi la “devolution””. Giulio Tremonti, uno degli uomini di punta di Berlusconi, ex ministro delle Finanze nel ’94, è stato il protagonista dell’estremo tentativo di accordo con l’Ulivo. Un’intesa che non c’è stata, ha spiegato ieri a chi glielo chiedeva a Cernobbio dove è per il workshop Ambrosetti, a causa “della faida tra due gruppi, Amato-D’Alema e Veltroni-Rutelli, le cui conseguenze continuano, come si vede”.
Onorevole Tremonti, c’è la data delle elezioni. È il 13 maggio, come chiedeva Berlusconi. Siete soddisfatti?
“Aspettiamo di votare da un anno, dalle dimissioni di D’Alema. Una settimana in più o in meno, poco conta. Guardi, tutta la vicenda ha avuto sviluppo e contenuti balcanici. In nome della stabilità, si è conclusa la legislatura tra le tensioni. L’anomalia è che la campagna elettorale è durata un quinto del mandato parlamentare”.
Alla fine, qualche legge è passata.
“Si poteva fare prima e molto meglio”.
Su quali temi sarà la vostra compagna elettorale?
“Sono quelli su cui ha copiato Rutelli. Facciamo un esempio. Noi abbiamo parlato di opere e infrastrutture, lui ci ha seguito. Berlusconi ha usato il pennarello, lui ha usato il computer. Ai nostri 200 mila miliardi, hanno risposto con 204 mila. La vera differenza è che noi abbiamo la legge pronta, loro i Verdi. E poi le tasse, il lavoro, i temi che interessano la gente. Uno dei grandi marcatori tra noi e la sinistra è l’immigrazione. Ma la vera differenza è che noi veniamo prima. Purtroppo in campagna elettorale non c’è ancora l’ufficio brevetti”.
Lei è già stato ministro nel ’94: cos’è cambiato rispetto ad allora?
“Non è che Bossi e Berlusconi si sono messi d’accordo e poi si è formato un blocco. Si è formato un blocco e loro si sono messi d’accordo, è diverso”.
E rispetto al ’96?
“Perdemmo perché Polo e Lega erano divisi e ci mancava la legittimazione internazionale. Oggi siamo nel Partito popolare. C’era l’aspettativa verso la superiore capacità di governo della sinistra: “Facciamoli governare, faranno cose di destra”, qualcuno diceva. Non credo che nessuno oggi lo pensi più”.
Dica la verità: come mai si spinse così in avanti nel proporre un patto con il centrosinistra sul federalismo?
“Guardi, io ho sempre detto che quella legge non era federalismo, ma gattopardismo. Se l’avessero ritirata, potevamo considerarlo un fatto positivo e ragionare sulla prossima legislatura”.
La risposta è stata un “no” secco: sono andati avanti.
“Hanno voluto cambiare la Costituzione materiale”.
Scusi?
“La Costituzione materiale è quella che nasce dai precedenti. E qui si è cambiata la forma dello Stato, una riforma di enorme potenziale con il minimo del voto. E dire che il deficit parlamentare di questa riforma sarebbe compensato da un surplus di consenso delle autonomie locali, è eversivo. Il principio di legalità impone che la volontà della periferia sia espressa in modo rituale e non casuale”.
Si preferisce a Ghigo?
“Capisco la sua posizione, espressa come presidente della Conferenza delle Regioni. Ma la consultazione va fatta con i Consigli regionali, con gli organismi che formano le leggi. La volontà di una Regione si deve esprimere nella sede opportuna, secondo le forme imposte dalla legge”.
è d’accordo con la campagna della Lega, che parla di Stalin alle porte e di nazismo rosso?
“Nell’articolo 117 della riforma c’è scritto che la “potestà legislativa” viene esercitata da Stato e Regioni “nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. È la costituzionalizzazione dei patti, anche con lo Zambia, altro che Europa. Nell’articolo 10 della Costituzione si dice che “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”: una norma di grande civiltà, ma ben diversa. Qui si va oltre. Se l’Italia aderisce ad un trattato, la successiva legge votata dal Parlamento o dalle Regioni, se è in contrasto con quello diventa incostituzionale. Questo determina una cessione unilaterale di sovranità, che credo non abbia riscontri nel mondo occidentale”.
Le obiettano che è previsto dalla Costituzione tedesca.
“Non è così. Hanno una norma simile a quella del nostro articolo 10 e fu scritta a ridosso della guerra come garanzia contro il nazismo, per far passare i patti con la Nato. Oggi non si capisce perché, in Italia, si debba irrigidire così la Costituzione”.
Cosa farete se avrete la maggioranza?
“Vedo una legge, con un solo articolo: è abrogata la riforma dell’Ulivo. E poi c’è da applicare il vecchio articolo 117, il quale prevede che altre materie possono essere trasferite alle Regioni con leggo costituzionali: è la devolution. Però queste modifiche saranno una semplice applicazione delle idee già fissate dai padri costituenti nel ‘48”.