Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Padania

13 maggio, data legale e naturale

“Il 13 maggio? È data legale e naturale per permettere ai lombardi di esprimersi sulla devolution”.

“Un governo che impedisce ai cittadini di votare è un governo suicida, perdente”. Non usa mezzi termini il professor Giulio Tremonti, parlamentare di Forza Italia e uomo di punta nella Casa delle Libertà, nel commentare il braccio di ferro che l’esecutivo di Giuliano Amato ha messo in campo contro la Regione Lombardia. “è grave”, sottolinea. E ribadisce più e più volte: “Un governo che impedisce il libero voto ai cittadini è un governo perdente”. Ieri un noto quotidiano romano gli ha attribuito la disponibilità a rinviare di 15 giorni la consultazione lombarda, ma lui insiste: “Il 13 maggio è data legittima e naturale. Non ci sono alternative, né tecniche, né politiche”. Poi sottolinea: “Se questo era un tentativo del governo di dimostrare spaccature all’interno della Casa delle Libertà… Direi che il test è stato superato alla grande. Abbiamo tenuto. Hanno tenuto tutti: Formigoni, Bossi, tutta la Casa delle Libertà”. Il riferimento è l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal leader della Lega, Umberto Bossi. “Quanto da lui detto –precisa Tremonti- è esattamente ciò che ci siamo detti io, Silvio Berlusconi, Roberto Formigoni e Gianfranco Fini lo stesso giorno al telefono”.
Professor Tremonti, analizzando legge e Costituzione, come si può interpretare il braccio di ferro in atto dal Governo nei confronti della consultazione lombarda?
“Secondo me la data del 13 maggio è la data legale e naturale. Non esistono, allo stato degli atti, alternative. Non esistono alternative tecniche. Non esistono alternative politiche. Allora, a monte c’è una sentenza della Corte Costituzionale. A valle, l’attività dei presidenti delle Corti d’Appello che hanno trasmesso gli elenchi. Poi c’è la posizione del governo che mi sembra oggettivamente in contrasto con il disposto della Costituzione. Se uno legge la Costituzione trova che la riserva di legge in materia elettorale riguarda il diritto di voto (voto universale) e riguarda il sistema elettorale (uninominale piuttosto che proporzionale ecc.). La riserva di legge non è affatto estesa alla procedura di voto o, più precisamente, alla disciplina delle operazioni elettorali. Solo laddove si parla del voto per gli italiani all’estero si fa specifico riferimento alle procedure di voto.  Evidentemente sul presupposto che le operazioni fatte all’estero richiedano un passo maggiore di garanzia e di controllo. Ma questo è specifico per il voto all’estero, mentre non è previsto per il voto interno. Salvo che il governo in questo modo freudianamente denunci che anche la Lombardia sia per lui estero”.
Lei sta dicendo che il Governo applicherebbe alla Lombardia la normativa riguardante il voto degli italiani all’estero…
“A differenza di quello che dice Amato, che fa un’interpretazione molto “sottile” della legge, è impossibile trovare nella Costituzione una base a sostegno della tesi del governo. All’opposto ciò che è legale è la disciplina, la regolamentazione, la legge della Lombardia. Quindi non c’è una riserva di legge statale, all’opposto c’è la legge regionale, la legge della Lombardia. Deviare rispetto a questo schema, forzando, senza avere una base nella Costituzione è cosa assolutamente grave. Insomma, gli argomenti che usa Roma per separare le date per impedire la consultazione lombarda il 13 maggio, sono argomenti che non stanno nella Costituzione. Anzi, nella Costituzione ci sta il disposto opposto. Nella Costituzione c’è la Lombardia, non c’è il governo”.
Come uscire dall’impasse?
“Se io fossi nel governo, a questo punto eviterei di forzare ulteriormente, perché diventa un’operazione suicida: tutti i governi che impediscono il voto perdono. Se c’è una cosa che un governo deve evitare è proprio quella di impedire il voto. Cercare di evitarlo, con argomenti non costituzionale o con comportamenti strumentali, come quello sui seggi, può solo segnare il principio della fine di un governo. Qui siamo di fronte ad un governo centrale che nega i seggi, mentre le Corti d’Appello forniscono gli elenchi. Se questo non è significativo…Adesso allora cosa può accadere? C’è ancora uno spiraglio per discutere su un’altra data?
“L’alternativa? Se il governo avesse espresso una data prossima, certa, garantita, non sbianchettabile, impegnativa si sarebbe anche potuta prendere in considerazione l’ipotesi. Ma francamente credo che ormai lo scenario si sia delineato. Se il governo l’avesse formulata subito e non in modo ambiguo, come espresso nella lettera di Amato a Formigoni, forse questa poteva essere la via. Ma ormai mi pare non ci siano alternative al 13 maggio”.
E per quanto riguarda i seggi negati?
“Son convinto che la libertà non ha mai un costo. E se c’è un costo, è quello che la Lombardia è costretta a pagare per superare il boicottaggio politico di Roma. Se il governo centrale avesse delle argomentazioni costituzionali… Ma ha solo argomentazioni artificiali e i costi sono addizionali: un’imposta in più che il governo fa pagare alla Lombardia per la sua tentata sopravvivenza”.