Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Sole 24 Ore

Camere «a secco» per troppe deleghe

Un’alluvione di decreti legislativi anche in materie fondamentali

Il presidente della Camera, Luciano Violante, in un’intervista pubblicata sul Sole-24 Ore di domenica 23 magio ha dato notizia di una «rivoluzione che parte da Lisbona» e si chiama «opzione zero». Una rivoluzione per cui: «non si devono varare nuove leggi – spiega Violante – se non quando sono strettamente necessarie». È tutto molto interessante. Sfortunatamente permane una certa differenza, tra pensiero e azione, tra «dover essere» ed «essere». Se il «declino» dei Parlamenti è, in occidente, un fenomeno generale, il caso del Parlamento italiano è straordinario, come forma di futurismo politico. Il Parlamento italiano, il declino lo ha infatti anticipato, prefigurato e originalmente sviluppato, con dinamiche intense, creative e innovative. Non solo in Italia la «fabbrica della legge» funziona a ritmo parossistico. Ma è stato inventato anche l’«outsourcing» legislativo. In Italia, la produzione legislativa è stata, infatti, per così dire, «esternalizzata». Al posto del Parlamento, le leggi principali le fabbrica, su delega del Parlamento, il Governo. L’eccezione è diventata la regola. Fino a configurare l’abrogazione di fatto di una parte non marginale della Costituzione. Così che, se fosse davvero applicata, l’«opzione zero» dovrebbe essere applicata prima ancora che al Parlamento, al Governo. Nel corso di questa legislatura, e in specie nel periodo che va dal maggio 1996 all’aprile 1999, grazie alla sua (variabile) maggioranza politico-parlamentare, il Governo ha infatti emesso 130 decreti legislativi attuativi in forma di legge delega. Fa mediamente più di una delega alla settimana. In particolare, la massa delle deleghe (1) ha coperto materie economicamente e politicamente fondamentali, che vanno dalla proprietà alla fiscalità, materie di cui il Parlamento storicamente deriva la sua stessa ragione d’essere, (2) è stata normalmente formalizzata in termini di assoluta (inaccettabile) genericità, (3) si è massicciamente sviluppata fuori dal contenuto dei cosidetti «pareri» parlamentari, (4) ha prodotto effetti sostanzialmente diversi da quelli posti a base della delega (come ad esempio nel caso del cosiddetto «buco» Irap che, a norma di legge delega, doveva invece essere «a parità di gettito»), (5) integra un processo di normalizzazione continua, sostanzialmente discrezionale e casuale. Ovviamente questa fenomenologia (il Governo che fa le leggi al posto del Parlamento) non si esaurisce con  la casistica delle deleghe. Oltre alle cosidette deleghe «europee» (più di 50) ci sono infatti i decreti legge, che nello stesso periodo di tempo sono stati 110 (circa uno alla settimana). Il resto lo fa ancora il Parlamento. Ma si tratta soprattutto di legislazione puntiforme e marginale. Applicando un criterio sintetico ed empirico di misurazione del prodotto che, complessivamente, esce dalla «fabbrica della legge», lo si può mediamente cifrare in circa 200 metri quadrati di nuova legislazione, per ogni mese di ordinaria follia giuridica; in circa 2.500 metri quadrati di nuova legislazione, in ragione d’anno. Le ragioni dell’inflazione e/o dell’orgia legislativa non sono certo solo patologiche o esclusive dell’Italia. Vanno dalle esigenze imposte dalla «modernità» alle superstizioni giuridiche, dal deficit culturale alle istanze provvidenziali, dall’abuso dei meccanismi del potere politico fino alla banalizzazione del diritto punitivo. Esito terminale e paradossale del fenomeno è infatti proprio la figura dello “Stato criminogeno” (sia qui consentito, per chi avesse interesse a una trattazione più estesa in ordine alle cause della proliferazione delle leggi, il rinvio a G. Tremonti, Lo Stato criminogeno, Laterza, 1998, 3° edizione). Nella sua intervista, il presidente Violante formula ipotesi di lavoro, ed espone argomenti, di notevole interesse sistematico e politico. Tutto ciò sarebbe ancora più positivo e credibile se, dal «dover essere», davvero si passasse all’«essere». Un test empirico. In questi giorni si sta discutendo, nella Camera dei deputati, il cosidetto «Statuto del contribuente». Nel relativo «corpus» normativo si prevede l’ennesima e certo non «necessaria» delega legislativa al Governo. Da quando e da dove parte, l’«opzione zero»?