Tremonti: “Torna lo Stato appaltatore e gabelliere”
Alla base della rottura fra l’impostazione di Maastricht, il rigore finanziario, e il nuovo interventismo dell’eurosinistra non ci sono ragioni eoonomiche, ma politiche.
«Non sono mutati i fondamentali economici, ma quelli elettorali, spiega in questa intervista Giulio Tremonti, «Nessuno ricorda che quel limite del 3% nel rapporto deficit e Pil fu inserito nel Trattato di Maastricht come freno alla spesa pubbl ca: meno Stato, più mercato». E così la nuova impostazione dei governi «rosa» al potere si basa su ipotesi stataliste anziché sul liberismo. Professor Tremonti, la sinistra dice che è cambiato il quadro economico, dunque bisogna cambiare le politiche: una Maastricht adattata ai tempi. «No, i fondamentali sono invariati, sia che pensiamo ai valori monetari che alle tendenze di fondo dell'economia europea, mentre l'elemento di discontinuità è politico. Rispetto al passato, l'unico fattore di novità è quello elettorale: è cresciuta, con l'arrivo dei governi "rosa", la sensibilità ai problemi dello sviluppo e dell’occupazione. Il problema è un altro. Quali sono le vie per ottenere sviluppo e occupazione? Le ipotesi sono due: quella statalista e quella liberale. L’ipotesi statalista mi pare oggi quella prevalente, con il suo contenuto di ideologie manchinocentriche, dirigistiche. Vedo che si parla di grandi infrastrutture: è un'ipotesi novecentesca, legata ancora all'economia della macchina, e sinceramente non so se, con i Verdi presenti nei governi, sia una strada percorribile». C’è un alternativa alle grandi opere, per intenderci al piano Delors che pare ritornato in auge? «L’artenativa è l’ipotesi liberale. Chi ha dimostrato di saper fare investimenti in Europa, lo Stato o i privati? Oggi la tendenza è tassare per finanziare gli investimenti pubblici, mentre sarebbe di gran lunga preferibile non tassare per favorirere gli investimenti privati. Questa è la via coerente con lo spirito di Maastricht: bisogna ricordare che il 3% come limite del deficit sul Pil venne deciso come freno alla spesa pubblica, come incentivo al mercato. Credo che la mano pubblica debba solo dare grandi indicazioni di massima: lo Stato deve essere disegnatore, e non appaltatore. Inoltre lo Stato appaltatore non genera occupazione stabile: la storia italiana do vrebbe essere d'esempio per tutti»·. Fino a ieri ogni critica ai dogmi di Maastricht era vista quasi come un fatto sovversivo. Oggi non più. «I valori di base della costituzione economica europea non sono mutati, sono semplicemente cambiati i governi. Gli altri si adeguano. Certo, questo scarto improvviso, questo passaggio dal dogmatismo assoluto all’opposto, fa un certo effetto. soprattutto se è chiaro che l’intervento empirico è dirigista». Che cosa manca Professor Tremonti, nell’analisi della sinistra sull'andamento negativo dell’economia europea? «Fondamentalmente due punti. Il primo riguarda il ruolo dei tassi d'interesse. Negli Usa tassi bassi significano consumi alti, perché i consumi si fanno con la carta di credito. In Europa, e soprattutto in Italia,vaIe I'opposto. I consumi si fanno soprattutto con il risparmio: perciò la remunerazione del risparmio prossima allo zero signfica stagnazione. Nel risanamento fatto con tasse alte e tassi bassi ci ha guadagnato lo Stato tassatore e debitore, e ci hanno rimesso i produttori e i risparmiatori. Il secondo punto riguarda un’Europa che si av via ad essere “lavorizzata": questo vale soprattutto in Italia, dove il capitale costa poco, è detassato e deregolamentato, mentre il lavoro costa tanto, è ipertassato e super-regolamentato. La risposta dei governi "rosa" a tutto ciò è ancora costrui ta intomo allo Stato investitore: certi impianti ideologici e mentali, evidentemente, sono duri a morire».