Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Il Giornale

Tremonti: norme da Paese sudamericano

«Demagogico pensare di ridurre la pressione fiscale con la lotta all’evasione»

La finanziaria della svolta? Neanche per idea. Lo slogan coniato da Romano Prodi per promuovere la creatura del suo governo lascia contrario il professor  Giulio Tremonti. Anzi, più che scettico, l’ex ministro delle Finanze è assolutamente incredulo. «È la prima legge di bilancio fatta dopo l’ingresso in Europa. Richiedeva interventi decisi e lungamenti attesi dal Paese, una riduzione delle tasse e della spesa pubblica. Invece non c’è stato nulla di tutto questo».

Sì, però è una manovra abbastanza contenuta, 14 mila 700 miliardi. Non crede che sia un buon segno? «Guardi, il problema non è il quanto ma il dove si vanno a collocare questi soldi. Se anche il saldo è piccolo, 14mila miliardi, va ad ingrandire ulteriormente una montagna di tasse e di spese».

E gli interventi sul fronte del lavoro, dal rimpinguamento del fondo per l’occupazione alla riduzione degli oneri impropri sulle buste paga? «Per il lavoro posso dire una sola parola, libertà. Una parola che però non è nelle corde di questa maggioranza».

Veniamo ai provvedimenti fiscali. La finanziaria introduce un obbligo: tutti i soldi recuperati con la lotta all’evasione dovranno essere usati per ridurre le imposte sui redditi. Gli italiani possono sperare in una riduzione della pressione fiscale? «È un espediente demagogico, per altro vecchissimo, degno di un Paese sudamericano. L’esperienza passata ha ampiamente dimostrato il carattere vuoto di queste norme. Se Visco vuole combattere l’evasione, faccia funzionare davvero gli studi di settore. Finora sono stati fatti solo annunci».

E il premio d’assunzione? Il fisco garantirà un credito d’imposta di un milione per ogni nuovo contratto a tempo indeterminato. «Non posso che essere a favore, per un motivo molto semplice e cioè che si tratta di un provvedimento introdotto da me nel 1994. Con una differenza. Rispetto all’originale del Polo, questa copia, come tutte le copie, è peggiorativa. Il meccanismo proposto da questo governo è un congegno troppo macchinoso per funzionare davvero».

Parliamo della riduzione del carico fiscale sulla prima casa. Una buona notizia? «Il ministro delle Finanze farebbe meglio a non accatastare i muri, invece di promettere interventi del genere. Eliminare la norme che conteggia anche le pareti, questo si sarebbe un vero sollievo per la povera gente».

Tra i fiori all’occhiello della manovra, secondo Prodi, c’è la riduzione dell’Irpef sulle pensioni più basse. «Ma se è stato proprio questo governo ad appesantire il cairco fiscale su quei livelli di reddito. Stanno solo correggendo una curva che sono stati loro a introdurre».

Tremila miliardi di Irpef torneranno indietro ai contribuenti grazie alla restituzione dell’eurotassa. Se l’aspettava? «Mi chiedo piuttosto che cosa succederà l’anno prossimo. Quando il sollievo dall’eurotassa non ci sarà più, gli italiani si accorgeranno dell’effetto delle addizionali Irpef. E allora saranno dolori».

Per le imprese, il governo punta molto sulla Dual income tax. Pensa che il potenziamento della Dit riuscirà a spingere le società ad investire e ad andare in Borsa? «A mio avviso la Dit è un’astrazione materializzata da un nome, un ectoplasma che non funziona e che quindi porterà ben poco sollievo fiscale alle imprese».

C’è anche l’imposta ecologica, la cosiddetta Carbon tax. «Mi sembra di capire che si risolverà nell’ennesimo aumento della benzina».