Tremonti: legalità nuova
Caro direttore, il bel libro - intervista di Pier Camillo Davigo edito da Laterza e' intitolato "La giubba del re". La giubba del re intesa come emblema storico del pubblico servizio.
Non sempre gli incaricati di pubblico servizio hanno indossato la giubba del re. Nei film su Robin Hood gli uomini dello Sceriffo, impegnati a battere le campagne per riscuotere le tasse, cosi' cercando di forzare la realta' in una "legalita" imposta odiosamente, indossano l'armatura a rete, altrimenti detta "cotta". Solo con la "Rivoluzione gloriosa" (1648) si passa dalla cotta alla giubba ed e' cosi' che lo Stato "predatore" si trasforma in Stato senza aggettivi. La base dello Stato moderno venendo cosi' a essere essenzialmente costituita dalla corrispondenza, quanto maggiore e condivisa possibile, tra realta' e legalita'. L'equilibrio tra realta' e legalita' e' un equilibrio di tipo tendenziale e dinamico. Non sempre la realta' si riflette totalmente nella legalita', non sempre la legalita' stilizza totalmente la realta'. Non solo. Ci sono fasi storiche in cui l'equilibrio tra realta' e legalita' si rompe. Fasi in cui la "modernita" impone alla realta' un impulso piu' forte del normale. In queste fasi la velocita' di evoluzione della realta' e' superiore alla velocita' di evoluzione della legalita'. + cosi' che si produce la dissociazione tra realta' e legalita'. Negli ultimi venti anni, caratterizzati dallo sviluppo impetuoso e su scala di massa dell'impresa e del consumo, la societa' italiana e' stata oggetto di trasformazioni radicali. In Italia si sono formate piu' di sette milioni di partite Iva (quasi piu' che in Germania, Francia, Inghilterra e Spagna messe insieme), una massa di soggetti "autonomi". Autonomi tanto nell'esercizio della loro attivita' economica, quanto rispetto a una legalita' che oggettivamente si manifesta in progressive assurdita'. Una massa che tra l'altro galleggia sul mare del lavoro "nero" o "grigio", dando congiuntamente lavoro a circa cinque milioni di lavoratori regolari e a circa cinque milioni di lavoratori "illegali". + in questi termini che si produce, su scala di massa, la violazione continuata delle leggi sull'impresa e sul lavoro, delle leggi fiscali e parafiscali. Ed e' in questi termini che la giubba del re (rispettata) spesso si presenta come una cotta di maglia (odiosa). Tutto cio' integra un duplice paradosso. Il paradosso di Marx sui "furti di legname": "Il popolo vede la punizione, ma non scorge il delitto, e poiche' vede la punizione dove non esiste il delitto, ben presto finira' per non vedere piu' il delitto dove e' punizione". In particolare, nel diritto penale moderno, a partire dall'illuminismo, la criminalita' e' definita come "marginalita' e devianza" e percio' destinata a manifestarsi solo su "piccoli numeri". Se la "criminalita" non ha queste caratteristiche, se e' diffusa su larga scala, se e' strutturale, se e' estesa su "grandi numeri", non diventa certo legalita', ma porta al secondo paradosso. Lo "Stato criminogeno" e' la nuova figura che entra nel campo della secolare battaglia per il diritto ("Der Kampf um's Recht"), concentrando la sua essenza nell'alternativa tra applicazione e violazione della legge, nell'interrogativo razionale e morale, se e' crimine piu' grave violare o produrre la legge. Sbagliano solo i trasgressori o sbagliano anche i legislatori? + in questi termini che si pone il dilemma: e' la realta' (nuova) che deve rientrare nella legalita' (vecchia), o e' una nuova legalita' che deve sostituire la vecchia "legalita"? + l'antico dilemma: e' il mercato che deve andare dal Sovrano, o e' il Sovrano che deve andare sul mercato? Il sistema funziona meglio battendo odiosamente le campagne, o non piuttosto andando nelle fiere, dove circola il denaro e l'economia puo' (deve) sopportare una legalita' in questo modo conforme alla sua attivita'? La prima ipotesi e' assurda. La seconda ipotesi e' necessaria. Il blocco produttivo deve avere una legalita' nuova. Dalla tregua legislativa al riordino in codici delle leggi essenziali, dalla riduzione della pressione e dell'oppressione fiscale, una nuova legalita' deve organicamente riequilibrare i diritti con i doveri, gli interessi con gli ideali. Un investimento sulla legalita' conta, per l'economia e per la societa' italiane, piu' delle finanziarie e delle manovre che sono state fatte in questi ultimi anni. Il Parlamento deve finalmente attivarsi per costruire una legalita' nuova e lo puo' (deve) fare anche utilizzando le competenze della magistratura: non magistrati esperti, ma esperti magistrati. Sedi naturali di questo lavoro possono essere, congiuntamente, le Commissioni parlamentari Finanze e Giustizia. Ci sono comunque due materie cruciali su cui si puo' (deve) intervenire da subito, senza effetti automatici di amnistia: il falso in bilancio e la corruzione. La vecchia normativa in materia di falso in bilancio puo' (deve) essere riscritta, trovando, senza mistiche capitalistiche, un equilibrio tra i "beni" economici da tutelare (pubblici risparmi, affidamenti contrattuali, mercato, concorrenza, fisco) e gli "strumenti" penali da applicare (personali e patrimoniali). Una prima norma anticorruzione, ordinata alla costituzione di un'anagrafe patrimoniale dei funzionari fiscali e ai relativi controlli, e' stata formulata da chi scrive, nel settembre del 1994.