Tremonti: così non si può pagare
«Chi ci garantisce dalle manipolazioni? Ci devono ridare una busta normale»
Dalla farsa del nuovo modello 740 emerge l’ennesimo prova di incapacità amministrativa del governo Prodi». Giulio Tremonti, ex Ministro delle Finanze, è indeciso se mettersi a ridere o arrabbiarsi con i genialoidi funzionari di Visco che hanno presentato al contribuente un 740 “visibile a tutti”. Forse bisognerebbe spiegare loro che il concetto di trasparenza amministrativa non ha nulla a che vedere con l’assenza della riservatezza del cosidetto “modello unico” per la dichiarazione dei redditi.
«A questo punto serve una mobilitazione politica da parte dell’opposizione per evitare questo pasticcio – esorta Tremonti – ci devono ridare una busta normale, comune a tutti i Paesi civili, altrimenti non si può dichiarare nulla: chi ci garantisce manipolazioni o smarrimenti del documento fiscale?»
Professor Tremonti, al peggio del governo ulivista non c’è mai fine? «Così sembra, purtroppo. Il corpus cartaceo del Modello unico consente l’estrazione del testo dalla busta. La dichiarazione dei redditi può essere estratta con facilità, oltre che essere letta da estranei e persino modificata o eliminata. Se viene letta si lede il diritto alla riservatezza dei dati fiscali, garantita dalla legislazione vigente. Infatti possono essere pubblicati in Comune solo alcuni elementi di sintesi di tale dichiarazione».
In pratica, è come se non ci fosse la busta? «Proprio così, è un’assurdità. Una volta la verifica e l’elaborazione dei dati fiscali personali avvenivano esclusivamente negli uffici preposti. Ora non è più così, alla faccia della tanta decantata privacy. Attraverso questo documento si può risalire non soltanto alla quantità dei redditi, ma alla struttura della famiglia, allo stato di salute e ad altri dati privati».
Il rischio è pero anche quello di una modifica, di una manipolazione del documento. «Fatto che rende ulteriormente grave la vicenda. Qualcuno potrebbe cancellare una cifra, aggiungere qualche zero... si produrrebbero cartelle impazzite, confusione e caos generalizzato. Potrebbe anche avvenire la sottrazione fisica della documentazione».
Così si passerebbe, senza saperlo, da evasori fiscali? «Se sparissero i dati dalla busta (ed è così facile), un cittadino ignaro potrebbe essere dichiarato evasore. Si rendono conto, a Roma, di che cosa hanno fatto? Visco conosce il significato del termine “ministro”?»
Glielo vuole ricordare, professore? «Un Ministro è colui che deve amministrare. Questa invece è un’evidente dimostrazione dell’incapacità di amministrare e governare».
Allora ha fatto bene la Lega a ricorrere al Garante per la privacy, Rodotà? «Ha fatto bene, ma non basta. L’opposizione all’Ulivo deve chiedere la proroga dei termini senza costi per i cittadini e la fornitura di una busta che garantisca la riservatezza e la tranquillità dei cittadini. Immagino già la reazione del Ministero se facessimo una simile azione politica».
Come reagirebbe, secondo lei? «Gridando al complotto, secondo lo status mentale paranoico dei post-comunisti. Invece è soltanto un episodio di cattiva amministrazione. Ma il regime non ammetterà mai di aver sbagliato».
Il principale responsabile però resta il Ministro Visco? «Mi sembra logico. Ma il discorso va ampliato a tutta la Pubblica amministrazione del Paese, precipitata nel caos totale. Assistiamo alla catastrofe del sistema pubblico. Un giorgo c’è un deragliamento, un’altro una cartella fiscale impazzita. Che disastro, povera Italia».
E soprattutto, povera Padania, costretta ad essere amministrata alla maniera romana... «I padani facciano sentire la loro protesta in Parlamento. Non possiamo continuare a subire il malgoverno centrale, serve una mobilitazione totale delle opposizioni e quindi anche della Lega. Altrimenti quelli ci distruggeranno. L’Italia è diventato un Paese da barzelletta. Parliamo di Europa e poi non sappiamo nemmeno chiudere una busta come si deve. Ma i nodi, prima o poi, vengono al pettine».