Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- Panorama

Tremonti: Così annetterò l'Umberto

Bossi attacca Forza Italia e apre all’Udr. Ma per il professore l’alleanza con il centrodestra sarà l’approdo obbligato

Il professor Giulio Tremonti, l’ambasciatore di Forza Italia nel regno barbarico di Umberto Bossi, si gode più del solito le vacanze in Cadore. Assiste con ottimismo allo scongelamento di 3 milioni e 800 mila voti leghisti. Anche se per ora i capi del Carroccio continuano a digrignare i denti contro Berlusconi e gli preferiscono l’Udr di Cossiga e Mastella, lui non si preoccupa. Dall’altro delle montagne il professore vede lontano: dopo la recita agostana, è persuaso che l’approdo finale della nuova capriola bossiana sarà il ricongiungimento con tutto il centrodestra.

Com’è che Bossi non predica più la secessione? «L’ingresso dell’Italia nella moneta unica ha fatto cadere il presupposto della secessione, cioè l’ipotesi delle due casse, quella del Nord e quella del Sud. Ora c’è una sola cassa per tutta l’Europa».

Resta il fatto che la Lega, a parole liberista e antistatalista, ha aperto all’Udr. Cioè all’erede della Dc che col liberismo aveva poco a che fare. «Queto è un giudizio ingeneroso. L’Udr è un soggetto politico nuovo. Il tasso di democristianità è tutto da definire».

Non vorrà negare che la Dc è la matrice dell’Udr... «Se oggi si definisce “autenticamente liberale” un partito come i Ds, erede del Pci, non vedo perché si debba a priori definire “illiberale” l’Udr».

Ma cosa c’entra il blocco padano con la Benevento di Mastella? «Io ragione diversamente. La costruzione della nuova Italia non statalista passa dal federalismo. Allora bisogna chiedersi: Mastella è federalista o no? ».

E lei che risponde? «Che nel giugno scorso Mastella è venuto al convegno che la mia associazione, Federalismo e libertà, ha fatto a Teano. E li ha cominciato a ragionare di federalismo meridionale».

Cosa dovrebbe fare il Polo per riagganciare la Lega? «Un programma di riforma basato su federalismo e devolution. Cioè sull’attribuzione alle regioni di tutti i compiti statali tranne difesa, politica estera, moneta, giustizia e diritti di cittadinanza».

Con quali tempi? «A ottobre Federalismo e libertà terrà un convegno a Macerata, altro luogo di frontiera tra Nord e Sud. Ci saranno personaggi del centrodestra e inviteremo i leghisti. Un’occasione da sfruttare».

Sembra un approccio un po’ farraginoso mentre la politica corre: qualcuno parla di elezioni anticipate. «Sarebbe sbagliato procedere diversamente. La lega non è interessata alla conquista del governo in sé, ma al cambiamento in senso federalista del governo. Dunque, se un accordo è possibile, non potrà più essere solo un accordo di governo. Dovrà essere un accordo più profondo, costituzionale».

La Lega è volubile, un accordo di questo tipo lo può fare l’Ulivo che ha il potere. «Io vedo che i voti della Lega escono dal freezer ma non vanno verso l’Ulivo. E poi se che l’allenza tra il centrodestra e la Lega è nelle cose, un processo naturale, storico».

Che cosa la rende così ottimista? «Centrodestra  e Lega sono espressione di un unico blocco sociale fatto da 7 milioni di partite Iva, più i loro dipendenti e familiari. Un blocco che produce il 60% della ricchezza italiana e che è maggioranza anche dal punto di vista numerico».

Però le elezioni le ha vinte l’Ulivo. «Le ha vinte il blocco statalista senza essere maggioranza, come si è visto calcolando i voti proporzionali. E proprio perché Polo e Lega non seppero capire in che direzione va l’Italia».

Non sarà che la Lega apre all’Udr perché vuole avvicinarsi al Polo senza passare per Silvio Berlusconi? «È un’ipotesi. Ma se l’obbiettivo è quello di ricostrutire in politica il primato del blocco che è maggioranza nel Paese, mi andrebbe bene anche questo percorso».

Nel futuro che vede lei c’è una Lega che rispetto al centrodestra ha la stessa funzione del Csu, il partito bavarese, rispetto alla Cdu di Helmut Kohl? «Non credo alle trasposizioni meccaniche. Ma è naturale cche nell’Italia federale ci sia spazio per un partito con un forte radicamento locale».