Giulio Tremonti



Rassegna Stampa

- La Repubblica

Massimo cambi il welfare, se farà sul serio diremo sì

«Adesso vediamo se D’Alema è uno statista o uno scacchista. Nel primo caso presenta una riforma organica del welfare state e sono convinto che potrebbe ottenere l’appoggio anche dell'opposizione; se invece vuol giocare a scacchi si limiterà a vincere una partita virtuale. Inutile per gli interessi del Paese»

MILANO — Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi, ricorre alle sue metafore per commentare i primi passi del nuovo governo. Chiede a D'Alema una svolta nella  gestione dell'economia «basata su più libertà e più responsabilità». Sollecita un patto generazionale che salvi i diritti dei pensionati e garantisca il futuro dei giovani». Dice di non voler far polemica», ma non può evitare di definire «poliziesco l'annuncio di Visco sull'a nagrafica dei conti correnti bancari».

Professor Tremonti, pensa che D'Alema farà la riforrna del Welfare? « Lo spero, ma forse non è politicamente in grado di farlo. Vorrei che un uomo di sinistra avesse il coraggio di proporre questa riforma che rappresenta l'autentica Costituzione materiale del Paese. Un provvedimento di questa portata — l'unicomotivo, con la nuova legge elettorale. Perché stia in piedi questo governo — potrebbe trovare anche il consenso dell’opposizione. Questo tipo di riforme non può essere di parte, ma solo di larghe intese. Oggi la strada per lo sviluppo non è quella di Prodi o D'Alema. Di questo passo si va verso la rccessione». E quale sarebbe la strada giusta? «Più libertà: ridurre le tasse e il numero delle leggi. Negli ultimi tre anni, cito dati dell’Ocse, la pressione fiscale è aumentata di 2 mila miliardi. A luglio la legislazione italiana, misurata con il righello, è cresciuta di un chilometro e 208 metri. ll govemo dovrebbe cambiare direzione. Invece il simbolo della sua politica è, tanto per cambiare, una nuova legge per le 35 ore: l'imposizione del vincolo sovietico sull'impresa e sul lavoro». Eppure i tassi sono bassi, l’inflazione è sotto controllo, siamo in Europa. «Chiariamo la situazione. Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto governi di sinistra: Amato, Ciampi, Dini...». E' difficile definire Dini di sinistra. «E.' vero: fa ridere. Ma Dini era appoggiato dalla sinistra. Poi Prodi. oggi D'Alema. Questo decennio 'rosa' è stato caratterizzato da tasse alte e tassi di interesse bassi. Le tasse alte sono una conseguenza della politica del govemo. I tassi bassi sono un fenomeno storico, internazionale, sono calati ovunque assieme all’inflazione, persino I'Argentina ha un costo della vita dell’1%». Ma i sacrifici sono stati necessari per il risanamentoe per l’Unione monetaria,. «Non voglio tornare su vecchie polemiche. Dico solo che il “risanamento”, e mettiamoci le virgolette, è stato realizzato con un surplus di odiosità fiscale che poteva essere evitato. Economicamente il "risanamento" è andato bene per lo Stato debitore e tassatore, ma è stato negativo per i produttori, i consumatori e i risparmiatori. Il rendimento del risparmio è sceso sostanzialmente a zero, un obiettivo da socialismo reale. Così si è rodotta una strutturale caduta sei consumi, e questa mi pare Ia vera causa della crisi del Paese». Non si può certo rimpiangere la rendita del Bot per pagare le vacanze". «Certamente no, ma i governi "rosa" non sembrano comprendere la complessità delle conseguenze della caduta dei tassi in presenza di una pressione fiscale eccessiva». Eppure il costo del denaro più conveniente può stimolare gli investimenti e garantire le assunzioni. «E'un'illusione. Le imprese investono e assumono se vedono domanda per i loro prodotti o servizi. Se ci fosse domanda le imprese investirebbero e assumerebbero anche col denaro caro». Perché lel è così pessimista? «Supponiamo che cresca Ia domanda. Avremmo che il denaro costa poco, ma il lavoro costa tanto, che il denaro è deregolamentato mentre il lavoro è superregolamentato, In questo contesto il basso costo del denaro finanzierebbe investimenti in macchine rubalavoro o all’estero dove il lavoro costa poco. Ecco che ritorna l'eccesso di tasse e di regole. In ogni caso per creare un circolo virtuoso non bastano singoli incentivi. E' necessario un clima politico favorevole. Non basta concertazione con la grande industria perché gli spiriti animali più vitali sono fuori da questo triangolo e dai governi “rosa" ricevono impulsi negativi. Sì riferisce all'anagrafe degli evasori? «E' un annuncio poliziesco che impaurisce i cittadini perbene e fa scappare gli evasori. E poi, mi pare che i movimenti del denaro siano già sufficientemente controllati. Già adesso il fisco può andare liberamente in banca a prendere i dati patrimoniali. La novità è l'inversione dei flussi: sono le banche che devono dare a una nuova superbanca-dati fiscale i conti correnti dei cittadini, e questa sovrastruttura che crea l'effetto polizia. «Certo, sui dentisti». E Il rilancio della politica degli studi dl settore? «E' una bella idea. L’ho lanciato io nel 1980 e da allora, mi pare, Visco la definì "fascista e corporativa". E' la soluzione contro l'evasione, solo che gli studi non li ancora fatti e quelli in cantiere sono fatti male. Gli studi di settore devono essere realizzati sul territorio con il contributo degli uffici e sotto il controllo dell’opinione pubblica. E non devono essere una pretesa mappatura para-sovietica centralizzata dell' economia».