Manovra? No, megacondono
Tremonti: è un grande bluff. E le tasse aumentano ancora.
Allo stato attuale dei fatti vedo solo un megacondono con tagli agli investimenti, come quelli delle Ferrovie». Dire che l’onorevole Giulio Tremonti, ministro delle Finanze al tempo del governo Berlusconi, è critico nei confronti della Finanziaria in preparazione, significa fargli un torto. Tremonti è molto di più che critico: è assolutamente convinto che questa Finanziaria non sarà, come hanno annunciato Prodi e Ciampi, la Finanziaria dello sviluppo. Perché le spese sono ancora troppo alte, e così le tasse, e poi gli incentivi di cui si parla si risolveranno in promesse che non potranno mai essere mantenute».
Onorevole Tremonti, dopo tantissimi anni l’Italia si trova di fronte ad una Finanziaria di appena 13.500 miliardi. Prodi è stato bravo? «È un numero causato dal declino dei saggi d’interesse, se non fossero così bassi non ci sarebbe un saldo di 13.500 miliardi».
Come dire, non è solo merito del governo Prodi? «C’è chi adotta una visione domestica o una visione generale e complessiva. Nel primo caso si ragione come un selvaggio: il sole è sorto perché io mi sono svegliato. L’inflazione è scesa per merito di Prodi, la borsa è salita per merito di Prodi, i saggi di interesse scendevano per merito di Prodi. Chi ha una visione più complessiva si rende conto che l’andamento dei mercati e dell’inflazione sono onde mondiali sui quali i governi nazionali galleggiano. L’inflazione in Italia è al 2%? Faccio osservare che in India è al 4%. E poi il problema non è l’importo in sé del saldo, ma di quante sono le spese pubbliche e di quante sono le tasse. Entrambe troppo lontane dai livelli europei. Secondo il rapporto del Cer le tasse nell’ultimo biennio sono salite del 10%».
C’è stata l’una tantum dell’Eurotassa... «Anche al netto del rimborso dell’Eurotassa, aggiungendo le addizionali, le imposte locali, e il nuovo modo per calcolare il catasto, le tasse stanno salendo. Lo dice anche il governo: le entrate sono superiori alle previsioni. Il problema di una Finanziaria europea non è il saldo, ma farlo scendere dalla montagna di entrate e uscite».
Si diceh che nella prossima finanziaria non ci saranno nuove tasse. Non è già un’inversione di tendenza? «4.500 miliardi di nuove entrate dovrebbero venire dal condono previdenziale. Una nota tecnica: è vero che il condono non è un obbligo, ma è sempre un trasferimento di ricchezza dall’economia allo Stato. E una nota politica: questo non era il governo dei condoni? ».
Riconoscerà che qualche sforzo di risanamento è stato fatto... «Sono sforzi iniziati dal ’92. Torno a dire: i grandi effetti sono stati il declino dell’inflazione e dei saggi di interesse, fenomeni mondiali».
Prodi, quindi, è stato solo fortunato? «Adesso sarà sfortunatissimo, poveraccio. Il brutto e non solo per Prodi, sta arrivando. Il crollo dei saggi di interesse ha favorivto enormemente il debitore Stato ma ha influito negativamente sui creditori. La massa di risparmio non viene più remunerata e questo ha portato ad un calo della domanda. Il declino così improvviso dei saggi porterà alla depressione».
Il calo dei tassi ha permesso, però, anche il mutuo al 5%... «Questo è il ragionamento di Ciampi: siccome il denaro è meno caro gli industriali devono investire di più. Ma perché produrre di più se non c’è domanda? E poi, se proprio decidessero di investire, è chiaro che cono questo costo del lavoro, lo faranno in macchinari rubalavoro».
La decontribuzione per tre anni per i neoassunti nel Sud darà una mano al problema del costo del lavoro? «Ma se è una misura che già c’è!».
Stavolta dovrebbe essere estesa a tutti i settori produttivi e allungata nel tempo. Non basterà? «Secondo me, no. Poi vedremo».
Si parla anche di una nuova Tremonti, è una sua rivincita? «Se è una variante della Dit, come ho sentito dire, non servirà a niente perché la Dit è troppo complicata. Se non funziona il principale figurarsi l’accessorio».