"Il Governo non ha soldi e mente ai meridionali"
«È il segno della debolezza del Governo».
Milano. «È il segno della debolezza del Governo». Non ha dubbi Giulio Tremonti, deputato “azzurro” ed ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi, nel “leggere” la coincidenza tra l’annuncio dello sciopero generale della Cisl e il varo del decreto proroga degli straordinari. Attento osservatore della realtà del Nord-Est, Tremonti mette sotto accusa il Contratto nazionale.
Onorevole, D’Antoni annuncia lo sciopero generale e il giorno dopo il Governo si mette in moto. È solo una coincidenza? «No, a prescindere dal merito della questione, è il segno della debolezza politica del governo che è preoccupato della forza del sindacato. Politicamente è l’inversione di tendenza rispetto alla politica del rigore».
Una sconfitta per Ciampi? «Esatto».
Però se Ciampi dice che ora può ripartire l’occupazione, qualche motivo dovrà pure averlo... «Non so se Ciampi ha dei motivi, di sicuro non ha i soldi. Io non credo che lo Stato possa creare occupazione, può invece creare i presupposti per lo sviluppo».
È proprio quello che il Governo dice di voler fare con l’Agensud. «I presupposti per lo sviluppo lo Stato non li crea assumendo manodopera ma investendo ininfrastrutture».
Ci vogliono investimenti? «Attenzione. L’investimento pubblico è un conot, la spesa pubblica un altro. È l’investimento ad essere necessario (a patto di avere i soldi). E quando parlo di investimento mi riferisco alla costruzione delle grandi infrastrutture. E non vedo nulla di tutto questo».
Lei insiste sul fatto che non ci sono i soldi. Però il Governo parla di 36.000 miliardi pronti... «Si tratta di cifre virtuali. Quei 36.000 miliardi sono come i carri armati di Mussolini. Con l’aggravante che Mussolini non sapeve che quei carri armati non esistevano, mentre Pordi sa che quei soldi non ci sono. Se i gerarchi mentivano a Mussolini, Prodi mente ai meridionali».
Le statistiche fotografano una realtà drammatica. Siamo messi davvero così male? «La realtà del Sud è nera e grigia. La vera fabbrica della disoccupazione è il Contratto collettivo nazionale del lavoro».
Perché? «Perché se esso andava bene prima alla grande industria del Nord, ora non va più bene perché non corrisponde più a una struttura produttiva che è cambiata. Nel Sud, invece, garantisce un massimo teorico di retribuzione e in realtà produce un massimo concreto di disoccupazione, costringendo i giovani a marcire in casa».
Però il contratto nazionale piace anche al sindacato... «Infatti. Fuori da ogni equivoco il problema non sta nel sindacato, ma nella sua articolazione centrale. Il sindacato ha bisogno di una diversa articolazione».
Sarà un autunno caldo? «Sarà un autunno triste».